“C’è persistenza preoccupante di pesticidi nel miele”. Neonicotinoidi nelle piume dei passeri e nelle api (VIDEO)
Tre studi svizzeri dimostrano la diffusione dei nenicotinoidi nella fauna e nel cibo
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Completando lo studio “A worldwide survey of neonicotinoids in honey”, pubblicato su Science nel 2017, un team di ricercatori svizzeri dell’Université de Neuchâtel (UniNe) ha messo a punto un metodo per quantificare delle bassissime concentrazioni di neonicotinoidi nel miele.
Il nuovo studio, “Ultra-trace level determination of neonicotinoids in honey as a tool for assessing environmental contamination” pubblicato su Environmental Pollution dallo stesso team insieme ai ricercatori del Jardin botanique de Neuchâtel, evidenzia «La prolungata stabilità di queste molecole, alcune delle quali perdurano almeno 40 mesi nel miele.

Blaise Mulhauser, direttore del Jardin botanique de la Ville de Neuchâtel, sottolinea che «Se queste sostanze vengono riportate in alveari con il nettare, vuol dire che l’intera colonia (compresa la regina) nel corso della vita è esposta al neurotossico». Edward Mitchell, professore di biologia alla UniNe e co-autore dello studio. Aggiunge: «Allo stesso modo, il miele destinato al consumo umano manterrà la stessa concentrazione di pesticidi per molti mesi. Sebbene per il momento solo pochi campioni analizzati abbiano superato gli attuali standard per il consumo umano, non sappiamo ancora quale impatto a lungo termine hanno queste sostanze sulla salute umana».
Per quanto riguarda la quantificazione delle molecole, il risultato ottenuto dalla Plateforme neuchâteloise de chimie analytique (Npac) è notevole: «Ha rilevato una concentrazione di 2 picogrammi di una sostanza per grammo di materia, cioè l’equivalente di un frammento con una massa di 5 centimetri in una massa uguale a 9 volte quella della tour Eiffel – dicono i ricercatori – Un aumento di sensibilità fino a 1000 volte superiore rispetto ai metodi utilizzati in precedenza che consente di dettagliare meglio i livelli di pesticidi presenti nell’ambiente».
Mitchel ricorda che «Il livello massimo consentito per il consumo umano è dell’ordine di 50.000 pg/g, mentre per la salute delle api e di altri insetti utili nell’uomo viene fissato a partire da 100 pg/g. Questo rappresenta comunque ancora miliardi di molecole nel cervello di un’ape».
Rispetto allo studio del 2017. È stata stabilita in 28% dei 36 campioni analizzati la presenza di 4 altre molecole precedentemente non testate: dinotefuran, nitenpyram, sulfoxaflor e flupyradifuron. Il principale autore dello studio Gaétan Glauser, responsabila della Npac, spiega che «Il dinotefuran e il nitenpyram non sono sostanze nuove. Sono solo meno utilizzate e quindi misurate meno spesso ma, per vere una visione globale, abbiamo voluto includerle. Il dinotefuran non è autorizzato in Svizzera, ma è utilizzato negli Stati Uniti e in Giappone. Il nitenpyram è poco utilizzato in agricoltura e ha piuttosto un uso veterinario»-
