Fukushima, 8 anni fa, ancora radiazioni 100 volte oltre il limite: disastro nucleare già dimenticato?
Ancora oggi, delle 50mila persone sfollate dopo il terremoto/tnunami che colpì il Giappone, oltre 32mila sono profughi nucleari
www.greenreport.it
In Giappone ci sono ancora più di 50.000 persone sfollate le cui case sono state spazzate via dal terremoto/tsunami che colpì il Giappone orientale l’11 marzo 2011 o sono ancora in piedi, intatte, ma inaccessibili perché nella “zona di esclusione”, dove la radioattività è mortale. Infatti, il maggior numero di sfollati – 32.631 il 27 febbraio, secondo le stime del governo giapponese – sono profughi nucleari della prefettura di Fukushima.
L’agenzia per la ricostruzione dice che circa il 93% dei progetti per i terreni da adibire a fini residenziali e il 98% dei progetti di edilizia pubblica per le vittime di quei disastri naturali e artificiali sono stati completati e che dei 470.000 sfollati dopo il terremoto/tsunami e la successiva tragedia nucleare restano ancora da sistemare definitivamente 51.778 persone.
Secondo il governo, il terremoto/tsunami dell’11 marzo 2011 ha causato, direttamente o indirettamente, 22.131 vittime, gran parte delle quali – 18.430 – nelle prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima nella regione nord-orientale del Tohoku, dopo un terremoto di magnitudo 9,0 colpì alle 14,46, scatenando un devastante tsunami che innescò un disastro nucleare a Fukushina Daiichi, impreparata a disastri di questo genere, nonostante la lobby nucleare e i governi giapponesi avessero sempre assicurato il contrario.
Dopo un primo periodo di febbrile attività, come scrive oggi l’Asahi Shimbun, «gli sforzi della ricostruzione stanno andando a rilento nei municipi che hanno subito ingenti danni dallo tsunami. Molti sopravvissuti vivono ancora in alloggi temporanei. Le prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima, che stavano già assistendo a un declino della popolazione prima del disastro, negli ultimi 8 anni hanno registrato un calo totale di 300.000 persone»
La prefettura di Fukushima sta ancora cercando di tornare alla normalità dopo la tripla fusione dei reattori nucleari della centrale nucleare di Fukushima 1: le ordinanze di evacuazione sono state revocate in 10 comuni, consentendo ai residenti di tornare a casa se lo desiderano. A Okuma, la città che ospita nel suo territorio il cadavere radioattivo di Fukushima Daiiki, l’ordinanza di evacuazione dovrebbe essere revocata per un’area limitata già ad aprile. Sono in programma misure per promuovere il ritorno permanente degli sfollati. Ma soprattutto le giovani coppie con bambini preferiscono restare a rifarsi una vita in luoghi più sicuri.
Quello che è certo è che la dismissione e demolizione del complesso nucleare di Fukushima Daiichi resta una sfida formidabile e sempre più difficile da vincere davvero per la Tokyo Electric Power Company (Tepco), l’utility nucleare che gestiva la centrale e che ormai è tenuta in piedi solo da cospicui e incessanti finanziamenti governativi.
Asahi Shimbun ricorda che «più di 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva continuano ad accumularsi nel sito dell’impianto». Greenpeace Japan ricorda che «il sito di Fukushima Daiichi, a causa della sua posizione, è soggetto a una massiccia contaminazione delle acque sotterranee che la Tepco non è riuscita a fermare. Ogni settimana alle vasche di stoccaggio vengono aggiunte altre 2.000 – 4.000 tonnellate di acqua contaminata».
