Stromboli: realizzata la prima radiografia muonica del vulcano
Scritto da Valeria De Paola
comunicazione.ingv.it
Per la prima volta è stata realizzata una muografia del vulcano Stromboli, frutto della collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con Istituti di ricerca giapponesi.
La muografia, o radiografia muonica, è una tecnica che utilizza i muoni, particelle che vengono prodotte quando i raggi cosmici provenienti dallo spazio interagiscono con l’atmosfera terrestre, per ricostruire un’immagine della struttura interna di un oggetto.
I risultati della radiografia muonica del vulcano Stromboli, pubblicati oggi sulla rivista internazionale Scientific Reports di Nature, hanno rivelato la presenza di una zona a bassa densità nell’area sommitale del vulcano. Questa zona corrisponde a una struttura di collasso formatasi nell’area dei crateri durante l’eruzione effusiva del 2007 e successivamente riempita da materiale piroclastico incoerente prodotto dall’attività esplosiva stromboliana. Questa struttura, che ha condizionato lo stile eruttivo del vulcano dopo l’eruzione del 2007, presenta una densità di oltre il 30% inferiore rispetto al resto del substrato roccioso.

Immagine – Differenza tra il flusso di muoni misurato e quello calcolato con una simulazione Monte Carlo. La linea blu indica il profilo del vulcano Stromboli visto dal rivelatore. La zona a bassa densità nell’area sommitale del vulcano è evidenziata dal colore rosso.
“Il risultato ottenuto servirà a comprendere meglio i processi eruttivi stromboliani e la dinamica del versante della Sciara del Fuoco, che nel passato è stato più volte interessato da frane tsunamigeniche”, spiega Flora Giudicepietro, dell’Osservatorio Vesuviano di Napoli (INGV), che ha contribuito alla ricerca.
La tecnica della radiografia muonica si basa su un principio simile a quello delle radiografie che utilizzano i raggi X, ma rispetto a questa presenta il vantaggio di poter essere impiegata per investigare oggetti molto più grandi, come i vulcani, appunto, perché i muoni hanno capacità di penetrazione nella materia molto maggiore rispetto ai raggi X.
