Il new normal dell’estate italiana: caldo in aumento e in media 11 fra tornado, grandinate e nubifragi al giorno
Ma i nubifragi, anche se questo spesso non lo si comprende, non dissetano il territorio, e calano le riserve idriche disponibili
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Se in Italia il 2017 è stato l’anno più siccitoso (almeno) dal 1800, e il 2018 il più caldo da oltre due secoli, il 2019 prosegue nel segno dei cambiamenti climatici e l’estate in corso sta offrendo un ottimo esempio delle ricadute meteorologiche che questo comporta: dall’inizio della stagione si contano in Italia in media 11 fra tornado, grandinate e tempeste di vento e pioggia al giorno, il 75% in più rispetto all’anno scorso.
È quanto emerge dalla nuova analisi della Coldiretti su dati Eswd in merito all’ultima ondata di maltempo che ha colpito a macchia di leopardo il nord Italia causando milioni di euro, di danni mentre il centro sud soffoca dal caldo: «Si sta verificando una tendenza alla tropicalizzazione che – argomenta la più grande organizzazione agricola europea – si evidenzia con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che compromettono le coltivazioni nei campi con danni per oltre 14 miliardi di euro in un decennio. Una anomalia climatica evidente nel corso del 2019, che è stato segnato da primi mesi dell’anno particolarmente siccitosi ai quali ha fatto seguito un maggio freddo e bagnato, un mese di giugno al secondo posto tra i più caldi e un mese di luglio segnato da tempeste nella prima metà alle quali sono seguiti giorni di gran caldo, e ora il ritorno del maltempo al Nord».
Un’estate segnata dunque dalla pioggia a macchia di leopardo, ma che non porta buone notizie neanche sul fronte siccità: «I nubifragi non dissetano il territorio, e calano le riserve idriche», osservano dall’associazione nazionale dei Consorzi di bonifica (Anbi). È il Po, il principale fiume italiano, l’osservato speciale di questa estate 2019: nel suo tratto emiliano e veneto il Po è largamente al di sotto non solo della media stagionale, ma anche della portata dello scorso anno.
