Cambiamenti climatici: stiamo oltrepassando alcuni punti chiave di non ritorno?
A rischio più di quanto si credesse i sistemi climatici e naturali del pianeta
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Nature ha pubblicato l’articolo “Climate tipping points — too risky to bet against” nel quale un team di scienziati in sistemi terrestri affermano che elementi climatici chiave potrebbero degradarsi molto più rapidamente di quanto si pensasse in precedenza e che «ci sono prove crescenti che cambiamenti climatici irreversibili potrebbero essere innescati entro pochi decenni». Questo potrebbe portare a un “emergenza climatica” in cui un rischio ne amplifica un altro.
Come fanno notare gli stessi autori dell’articolo – Timothy Lenton, direttore del Global Systems Institute dell’università di Exeter; Johan Rockström del Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung (PIK); Owen Gaffney del PIK dello Stockholm Resilience Centre; Stefan Rahmstorf del PIK e dell’università di Potsdam; Katherine Richardson del Globe Institute dell’università di Copenhagen; Will Steffen e Hans Joachim Schelln huber dell’Australian National University – politici, economisti e persino alcuni scienziati ritengono che i punti di non ritorno nel sistema terrestre – come la perdita della foresta pluviale amazzonica o della calotta glaciale dell’Antartico occidentale – abbiano poche probabilità di verificarsi e siano poco più di argomentazioni speculative.
Ma Lenton e i cofirmatari dell’articolo sono convinti che invece potrebbero verificarsi molto, colpire o diversi sistemi biofisici e, a lungo termine, provocare nel mondo a cambiamenti irreversibili. Per diversi anni il team che ha pubblicato l’articolo su Nature ha promosso la teoria secondo cui il clima potrebbe cambiare improvvisamente a seguito di un cambiamento climatico che amplifica altri cambiamenti e 20 anni fa l’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) ha introdotto nei suoi rapporti l’idea dei “tipping points”.

Su Nature, gli scienziati ricordano che all’epoca questi cambiamenti su larga scala erano considerati probabili solo se il riscaldamento globale av esse superato i 5° C, ma i rapporti pubblicati dall’Ipcc negli ultimi due anni suggeriscono che i punti di non ritorno potrebbero essere superati anche con aumenti delle temperature globali tra gli 1 e i 2° C (e ci siamo già) e che le ricerche hanno dimostrato che Amundsen Sea bay, nell’Antartide Occidentale, potrebbe aver già superato un punto in cui il punto di non ritorno in cui il fronte in cui si incontrano ghiaccio, oceano e roccia si sta ritirando irreversibilmente. Un collasso che , secondo un modello computerizzato, potrebbe destabilizzare il resto della calotta glaciale dell’Antartide occidentale , provocando un effetto domino che porterebbe a un innalzamento del livello del mare di circa 3 metri in un periodo che va da secoli a millenni. E gli autori dell’Articolo ricordano anche il rapido scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia. IL problema è che, man mano che lo spessore della calotta glaciale si abbassa, si scioglie ulteriormente, esponendo la superficie a un’aria sempre più calda a causa del cosiddetto “feedback positivo”. Alcuni modelli suggeriscono che la calotta glaciale della Groenlandia potrebbe essere destinata a scomparire anche se riuscissimo a limitare l’aumento globale delle temperaure a soli 1,5° C.
Rockström, aggiunge che «Non sono solo le pressioni antropiche sulla Terra che continuano a salire a livelli senza precedenti. C’è anche il fatto che, man mano che la scienza avanza, dobbiamo ammettere che abbiamo sottovalutato i rischi di scatenare cambiamenti irreversibili, con i quali il pianeta auto-amplifica il riscaldamento globale. Questo è ciò che iniziamo a vedere già ora, con un riscaldamento globale di 1° C. Ciò fornisce una forte evidenza per poter dichiarare uno stato di emergenza planetaria per scatenare un’azione mondiale che acceleri il cammino verso un mondo che possa continuare ad evolversi su un pianeta stabile».
