Con il lockdown registrato un calo “senza precedenti” dell’inquinamento nel mondo
Diminuiscono (temporaneamente) i livelli di particolato e di biossido d’azoto, ma crescono quelli relativi all’ozono: «Questo esperimento non intenzionale potrebbe essere utilizzato per comprendere meglio le normative sulle emissioni»
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L’inquinamento atmosferico outdoor e indoor, secondo le più recenti stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, uccide circa 7 milioni di persone ogni anno; come documenta l’Agenzia europea dell’ambiente, tre soli inquinanti – ovvero particolato atmosferico (PM2.5), biossido di azoto (NO2) e ozono a livello del suolo (O3) – bastano per mietere ogni anno circa 400mila vite in Europa, di cui 76.200 in Italia. Quest’anno i confinamenti imposti in tutto il mondo per contenere la pandemia da Covid-19 introducono però uno scenario inedito, benché temporaneo: le emissioni di PM2.5 e NO2 hanno subito un calo «senza precedenti», benché parzialmente compensati da maggiori livelli di O3.
A darne conto sono due studi internazionali pubblicati (qui e qui) sulla rivista scientifica Geophysical research letters, edita dall’American geophysical union (Agu). Complessivamente, le due ricerche rilevano che l’inquinamento da biossido di azoto nella Cina settentrionale, nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti è fino al 60% all’inizio del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre è l’inquinamento da PM2.5 è diminuito del 35% nella Cina settentrionale.
Come spiega la co-autrice Jenny Stavrakou, del Royal Belgian Institute for Space Aeronomy, dato che il monitoraggio della qualità dell’aria tramite mezzi satellitari è iniziato negli anni ’90, un calo così significativo delle emissioni «non ha precedenti». Gli unici altri eventi comparabili sono le riduzioni (sempre a breve termine) delle emissioni cinesi dovute all’introduzione di normative particolarmente rigide durante eventi di grande rilevanza internazionale come le Olimpiadi di Pechino del 2008.
