WWF: L’Amazzonia a rischio “estinzione”. Sull’orlo del punto di non ritorno
0In 10 anni persa una superficie di foresta amazzonica pari all’Italia e a luglio, solo nell’Amazzonia brasiliana, gli incendi sono aumentati del 28%
Secondo il nuovo rapporto “Fires, Forest and the Future: a crisis ranging out of control?” realizzato dal Wwf International insieme al Boston Consulting Group (BCG), «Con l’attenzione dell’opinione pubblica concentrata sulla gravissima pandemia provocata dal Covid 19 rischia di passare in secondo piano un’altra grave emergenza, quella dei grandi incendi forestali, oggi sempre più frequenti e che sembrano destinare il 2020 ad una nuova stagione di fiamme e roghi, ancora più lunga e terribile rispetto a quella vissuta lo scorso anno».
Il rapporto evidenzia che «Molti ricercatori sono concordi nel dire che la distruzione della foresta amazzonica si stia velocemente avvicinando ad un punto oltre il quale l’ecosistema, vero e proprio motore della biosfera, rischia di collassare. Questo punto viene chiamato “tipping point”, un punto di non ritorno. La perdita tra il 20% e il 25% della distesa di alberi porterebbe infatti ad una drastica riduzione delle piogge e dell’umidità cruciali per fare vivere e mantenere la foresta stessa. Un microclima più arido e asciutto innescherebbe inevitabilmente la graduale scomparsa della foresta tropicale, lasciando spazio ad aride savane. L’ecosistema collasserebbe in maniera irreversibile. Ad oggi la foresta amazzonica brasiliana ha perso il 19% della superficie di alberi presente nel 1970. Continuando con l’attuale trend di deforestazione secondo gli scienziati più accreditati il tipping point sarà raggiunto in 10-15 anni».
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Ma la situazione sembra essere molto preoccupante in amazzoni che, secondo il Wwf, è sull’orlo del non ritorno e dove il 2020 non sarà solo un altro anno di incendi: «Negli ultimi 10 anni, sono stati persi circa 300.000 chilometri quadrati di foresta amazzonica, pari all’intera superficie dell’Italia. Nello steso arco di tempo sono stati tagliati, andati in fumo o degradati oltre 170.000 km quadrati di foresta primaria, quella più preziosa e ricca di biodiversità, la maggior parte della quale in Brasile. Il 2019 è stato l’anno horribilis degli incendi nel mondo, con 12 milioni di ettari (120.000 chilometri quadrati) di foresta amazzonica andati in fumo. Il tasso di deforestazione, però, è ancora in costante aumento nell’Amazzonia brasiliana, dove da agosto 2019 a luglio 2020 è stato registrato un numero di alert superiore del 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».
Il wwf è convinto che «Deforestazione e cambiamento climatico stanno spingendo l’Amazzonia verso “l’estinzione”. La foresta ridotta e degradata è più soggetta ad incendi, alla perdita di biodiversità e perde la capacità di fornirci quei servizi irrinunciabili che ci fornisce. La foresta amazzonica genera infatti piogge, raffredda la Terra, assorbe gas serra, immagazzina carbonio, custodisce il 10% della biodiversità mondiale, contrasta la desertificazione, produce acqua, cibo e medicine; oltre a custodire ancora comunità indigene senza le quali, spesso, molte aree della foresta amazzonia non sarebbero protette e custodite. Ma per esistere ha bisogno del vapore e delle piogge prodotti dai suoi stessi alberi: una singola molecola di acqua in Amazzonia, grazie agli alberi, può cadere sotto forma di pioggia fino a 6 volte».