Da dove arrivano i nomi delle nuvole?
La nomenclatura utilizzata per descrivere le nubi nasce, in alcuni casi, tanto tempo fa
In redazione Mario Giuliacci
Le nuvole sono indubbiamente una delle caratteristiche principali del tempo: la loro assenza garantisce inevitabilmente tempo bello e soleggiato, mentre nelle occasioni in cui si presentano sempre piรน numerose e scure ci annunciano lโimminente arrivo della pioggia. Insomma le nubi rappresentano lโessenza stessa del tempo atmosferico e anche per questo la Meteorologia, fin dagli albori, ne ha studiato caratteristiche e comportamento. Ma da dove arrivano i nomi utilizzati per catalogarli? In molti casi bisogna andare indietro nel tempo di qualche secolo: vediamo perchรจ!
Una lingua antica per le nuvole
Nel passato la necessitร di creare una valida classificazione dei vari tipi di nuvola ha coinvolto numerosi scienziati. Giร nel alla fine del XVIII il biologo Jean-Baptiste Lamark, celebre autore sullโereditarietร dei caratteri acquisiti, propose una prima classificazione delle nubi basata sul loro aspetto. Tuttavia, grazie allโutilizzo di una lingua universale come il latino, ebbe molto piรน successo la classificazione proposta, agli inizi del XIX secolo, da uno studioso assai meno celebre. Durante una conferenza presso la Askesian Society, circolo culturale scientifico di Londra, il chimico inglese Luke Howard, di mestiere farmacista ma grande appassionato di meteorologia, propose difatti la suddivisione delle nubi in 3 grandi gruppi, a ciascuno dei quali assegnรฒ nomi di origine latina: Cirrus, Stratus e Cumulus. Spinto anche dal vasto consenso ottenuto, nel 1803 egli pubblicรฒ un volume, Essay on the Modification of Clouds, che riscosse grande successo e impose, per sempre, la sua classificazione delle nubi.ย
Un atlante per le nuvole
Per descrivere in modo piรน preciso i vari tipi di nube nei decenni successivi altri studiosi proposero la definizione di gruppi intermedi: in particolare nel 1840 il tedesco Kaemtz introdusse il tipo di nuvola detto Strato-Cumulus, e nel 1855 Renou ne distinse altri quattro, ovvero Cirro-Cumulus, Cirro-Stratus, Alto-Cumulus e Alto-Stratus. Nel 1887 invece Hilderbrandsson e Abercromby proposero la distinzione delle nubi in base alla quota della loro formazione anzichรฉ alla forma: suddivisero quindi tutte le nuvole in tre grandi raggruppamenti, nuvole basse (che viaggiano molto vicine al suolo, al di sotto di 2500 metri di altitudini), nuvole medie (che si formano a quote intermedie, fra 2500 e 5000 metri) e nuvole alte (quelle che viaggiano a piรน di 5000 metri di quota). Anche se non รจ mai riuscita a soppiantare quella originaria ideata da Howard, tuttโoggi la classificazione di Hilderbrandsson e Abercromby accompagna quella basata sulla morfologia delle nubi.ย
Con lโavvento del XX secolo e lโistituzione di organismi internazionali, iniziรฒ il tentativo di dare una definizione universalmente riconosciuta delle nubi. Cosรฌ nel 1921 lโOrganizzazione Meteorologica Internazionale decise di redigere unโedizione ufficiale dellโAtlante delle Nubi: il lavoro durรฒ 11 anni e nel 1932 venne pubblicato a cura del servizio meteorologico francese. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con lโedizione perรฒ oramai esaurita e in alcuni punti obsoleta per lโadozione di nuovi codici meteorologici decisa a Washington nel 1947, un altro comitato coordinato da Viaut, direttore del Sevizio Meteorologico Francese, riscrisse lโAtlante, mantenendo comunque nella sostanza la nomenclatura originaria: cosรฌ nel 1957, a ben 10 anni di distanza dalle decisioni di Washington, lโultima edizione dellโAtlante vide la luce. Dal ripetersi di tante edizioni sempre modificate e dal tempo impiegato nella redazione di esse si puรฒ intuire quanto difficile e complessa sia stata lโopera.
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