Gli effetti a lungo termine dell’intensa ondata di calore che sta investendo il Mediterraneo

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Gli effetti a lungo termine dell’intensa ondata di calore che sta investendo il Mediterraneo

L’intero bacino è alle prese con anomalie di temperatura record per giugno che stanno aumentando di frequenza con il passare degli anni. E gli effetti saranno a lungo termine, come accaduto in altre occasioni
di Rudi Bressa
www.lescienze.it

Mappa delle anomalie della temperatura superficiale del Mediterraneo registrate il 22 giugno 2025, basata sui dati del Copernicus Marine Service (CMEMS). Le aree in rosso scuro indicano temperature superiori di oltre 5°C alla media stagionale. Il riscaldamento più intenso è stato osservato nel bacino occidentale del Mediterraneo, compresi il Mar delle Baleari e il Mar Tirreno (©Unione Europea, Copernicus Marine Service Data) ()

Una macchia rosso scuro che sembra essere fuori scala rispetto al resto del globo. È questa l’immagine che emerge dalle mappe satellitari del Copernicus Marine Service: una chiazza bollente nel cuore del Mediterraneo, in particolare nelle acque della mar delle Baleari e del Tirreno, dove le temperature hanno raggiunto i 5 °C sopra la media stagionale. Una nuova ondata di calore marina (marine heatwave, Mhw) – l’ennesima di una lunga sequenza – che sta investendo l’intero bacino, e che si presenta come tra le più intense mai registrate nel mese di giugno.

Il fenomeno non è nuovo, ma lo è la sua frequenza, la sua durata e la sua intensità. Secondo Simona Masina, oceanografa del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC), “nel periodo 1982-2023, la temperatura superficiale del mare del Mediterraneo si è riscaldata a un tasso di 0,041 ± 0,001 °C all’anno, pari a circa +1,7 °C in 42 anni. Eventi eccezionali come quello del 2003 sono ormai diventati la norma dal 2015 in poi”.

Che cosa sono le ondate di calore marine
Le ondate di calore marine si verificano quando la temperatura del mare e quella oceanica supera una soglia estrema per più di cinque giorni consecutivi. In questo giugno 2025, l’anomalia termica registrata non è solo persistente ma estesa: le rilevazioni satellitari mostrano come l’80 per cento del bacino mediterraneo sia stato colpito da eventi moderati o intensi, con picchi localizzati ben oltre i 5 °C di anomalia.


Un recente studio effettuato dall’area meteorologia e climatologia dello spagnolo Centro de Estudios Ambientales del Mediterráneo pubblicato su “Communications Earth & Environment” ha anche evidenziato un aspetto fondamentale nella dinamica climatica: la concomitanza tra ondate di calore atmosferiche e marine ne amplifica l’intensità. Secondo gli autori, quando un’Mhw coincide nello spazio e nel tempo con un’ondata di calore atmosferico (atmosferic heatwave, Ahw), le temperature marine aumentano mediamente di 0,7–0,8 °C in più rispetto ai casi in cui i fenomeni si manifestano isolatamente. Questo effetto è guidato dalle alterazioni nei flussi di calore tra oceano e atmosfera: l’aria già calda sopra la superficie marina riduce la capacità del mare di raffreddarsi, innescando un ciclo di retroazione positiva.

Lo conferma anche Ernesto Napolitano, oceanografo e ricercatore di ENEA. “Dal 2022, il mar Mediterraneo sta sperimentando un riscaldamento anomalo che sembra persistere almeno fino alla primavera del 2025. Il 2024 si è rivelato l’anno più caldo degli ultimi quarant’anni, con anomalie di 4-5 °C”, ha spiegato Napolitano. “Le nostre analisi mostrano che il bacino sta accumulando calore e rilascia sempre meno energia verso l’atmosfera, soprattutto in autunno e inverno, quando normalmente c’è un raffreddamento. Questo amplifica ulteriormente l’energia in gioco nei mesi estivi.”

La conferma di una tendenza che sta diventando ormai la norma arriva anche dai dati del CMCC: il numero e la durata delle ondate di calore marine nel Mediterraneo sono aumentate significativamente negli ultimi dieci anni. Gli eventi moderati coprono quasi tutto il bacino per circa 25 giorni all’anno; quelli intensi, sebbene più rari, sono cresciuti in estensione e durata, con il picco proprio nel 2024. Gli eventi estremi, seppur brevi e localizzati, sono anch’essi in aumento.


Ma non è solo questione di temperatura superficiale.

“Con il passare del tempo il calore si sta propagando in profondità, alterando le dinamiche marine su scala ampia e incidendo sulla biodiversità”, spiega Masina. Il CMCC, che monitora la situazione con il Mediterranean Forecasting System, sottolinea come l’oceano, nel suo ruolo di assorbitore di calore globale, stia diventando sempre meno stabile.

Che cosa possiamo aspettarci?

L’impatto delle ondate di calore marine è concreto e noto: moria di specie sensibili al calore, proliferazione di patogeni, alterazioni nei cicli del plancton, declino della pesca, crisi dell’acquacoltura. Gli effetti più gravi si osservano sulla fauna marina, in particolare su quella bentonica.

“L’effetto più immediato delle ondate di calore è quello delle mortalità di massa di organismi marini, un fenomeno preoccupante e in rapido incremento”, spiega Ernesto Azzurro, primo ricercatore dell’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). “Gli impatti dipendono non solo dall’ampiezza dello scarto termico rispetto alla media, ma anche dalla durata dell’ondata di calore stessa.”

In un recente studio un corposo numero di ricercatori di cui Azzurro ha fatto parte, ha documentato un moria di massa che ha colpito oltre 50 specie bentoniche causate da ondate di calore.


“Nel 2024, in Adriatico, il CNR ha osservato il collasso del 100 per cento della popolazione di mitili selvatici lungo le coste di Ancona”, conferma il ricercatore.“Una ricognizione nazionale è in corso per valutare l’estensione del fenomeno. Nella sua forma più estrema, questo tipo di stress termico porta alla formazione di veri e propri deserti sottomarini e al collasso della biodiversità, come già osservato nei settori più orientali del Mediterraneo.” Oltre alla biodiversità, sono dunque minacciate anche attività economiche chiave come pesca, acquacoltura e turismo.

Il Mediterraneo, così come i mari italiani, si sta così confermando essere degli hotspot del riscaldamento climatico, con conseguenze anche atmosferiche.

“Un mare più caldo a fine estate può anche diventare la base per la formazione di eventi estremi come i Medicanes, i cicloni mediterranei: il calore è una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per il loro sviluppo”, aggiunge infatti Masina. Che cosa possiamo aspettarci? Napolitano è cauto: “È difficile fare previsioni, ma un mare sempre più caldo aumenta la probabilità di eventi estremi, e non possiamo più considerarlo trascurabile.”

In un mare che si riscalda più in fretta della media globale, le ondate di calore non sono più anomalie, ma segnali precoci di un sistema climatico ormai in accelerazione.

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