NEVE DI LUGLIO SULLE ALPI. E IL RISCALDAMENTO GLOBALE CONTINUA

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NEVE DI LUGLIO SULLE ALPI. E IL RISCALDAMENTO GLOBALE CONTINUA

NEVE DI LUGLIO SULLE ALPI. E IL RISCALDAMENTO GLOBALE CONTINUA

di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera

Puntuali, come un orologio svizzero, sono tornati. Sono coloro che ironizzano sul riscaldamento globale quando in d’estate un fronte freddo più intenso e organizzato riesce a valicare l’arco alpino spolverando di neve le montagne oltre i 2500-3000 metri di quota. È successo anche questa volta, a seguito della nevicata che ieri ha imbiancato il passo dello Stelvio. Succederà ancora, perché una nevicata di luglio o di agosto sulle vette alpine è ormai diventata un cavallo di battaglia che viene ripresentato in tutte le occasioni per tentare di smentire che il nostro pianeta ha la febbre.

Nevica sulle Alpi. Dov’è il riscaldamento globale?

È questa la domanda ripetuta e tramandata a colpi di like, di condivisioni e di sfottò, senza che ci sia il minimo sforzo di fermarsi un attimo per comprendere innanzitutto il significato di questa frase, priva di logica. Già, perché oltre a non conoscere la differenza tra meteorologia e climatologia qui c’è un altro problema, più grave: non sapere il significato degli aggettivi «locale» e «globale», con il primo riferito a un fenomeno meteorologico e il secondo riferito a un fenomeno climatico.

Parliamo di due espressioni diverse della dinamica atmosferica che si sviluppano su scale temporali diverse. Se il tempo è lo stato dell’atmosfera in un preciso momento del giorno, che interessa una ristretta area geografica come appunto può essere una nevicata di qualche ora su un settore della catena alpina, il cambiamento climatico è il frutto di un’osservazione su come si è comportata la temperatura terrestre nel corso di un periodo lungo almeno trent’anni. In estrema sintesi:

• da una parte abbiamo un fenomeno locale che si sviluppa su tempi limitati a qualche ora;
• dall’altra abbiamo un fenomeno che riusciamo e valutare e a comprendere allungando i tempi di osservazione fino ad almeno trent’anni e che riguarda tutto il pianeta.

Non è difficile capirlo. O non dovrebbe esserlo. Volendo, si può. Chi non vuole è perché ha trasformato le scienze dell’atmosfera in mera ideologia

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