QUANDO LA PIANURA PADANA DIVENTA UNA… PENTOLA A PRESSIONE
QUANDO LA PIANURA PADANA DIVENTA UNA… PENTOLA A PRESSIONE
di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera
Caldo e umidità: le due forme di energia che alimentano i temporali si stanno ormai accumulando da giorni nei bassi strati dell’atmosfera e in modo particolare lo stanno facendo laddove la conformazione orografica del territorio è disposta in un modo tale da costruire una sorta di catino chiuso, su tre lati, da imponenti strutture montuose come Alpi e Appennini. La Pianura Padana ne è un esempio. Sotto il coperchio del promontorio nord africano che schiaccia l’aria verso il basso grazie ai moti di subsidenza che lo caratterizzano, il carburante qui presente non aspetta altro che essere liberato per entrare nella circolazione atmosferica a scala locale e convertire così quell’energia potenziale in cinetica, cioè in quell’energia di movimento che sostiene la formazione di cumulonembi, di piogge forti, di grandinate, di colpi di vento e, nei casi più estremi, anche di tornado.

Non sempre, però, quel coperchio viene rimosso dall’ingresso di una circolazione a curvatura ciclonica che segue la figura stabilizzante di alta pressione. Quando il promontorio si indebolisce ma rimane comunque ancora in sella, come accadrà nei prossimi giorni almeno fino a venerdì, le condizioni di instabilità che possono generare i fenomeni temporaleschi sono più localizzate ma non per questo meno propense a generare eventi intensi. La fenomenologia è più probabile sui rilievi ma non è escluso che qualche corrente discendente dai temporali alpini possa spingersi fino a valle e sollecitare nuove genesi temporalesche anche sulle pianure limitrofe. Lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi è simile a quello che possiamo osservare quando abbiamo una pentola a pressione sul fuoco. Quella nuvola che osserviamo quando solleviamo la valvola di sicurezza indica in pratica che in quel coperchio – cioè nella nostra struttura anticiclonica ben salda a tutte le quote – si è aperta una falla e attraverso di essa calore e umidità escono dal sistema termodinamico rappresentato dalla pentola. Allo stesso modo, quei temporali a carattere sparso che possono generarsi in un contesto che è ancora prettamente anticiclonico come quello dei prossimi giorni, non sono altro che le prime «valvole di sfogo» che si aprono e che riescono a rompere la stabilità della struttura anticiclonica indebolita per liberare l’energia presente all’interno della pentola-catino in grande quantità: in figura, un esempio di calcolo modellistico per simulare proprio questo tipo di situazione, soggetta ad elevata impredicibilità. Non si tratta ancora di un cambiamento della circolazione perché a seguito di questi possibili fenomeni non si apprezzano ancora sostanziali cambiamenti della temperatura, se non lievi cali: può capitare il refrigerio locale se si è interessati in pieno dal temporale, ma passato quello la temperatura torna quasi ai valori di partenza con condizioni ambientali però più umide e quindi con un disagio fisiologico da caldo più intenso.