TRA TEMPERATURE REALI, PERCEPITE E DEL TERRENO, DILAGA LA CONFUSIONE CHE ALIMENTA LO SCETTICISMO VERSO LA METEOROLOGIA

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TRA TEMPERATURE REALI, PERCEPITE E DEL TERRENO, DILAGA LA CONFUSIONE CHE ALIMENTA LO SCETTICISMO VERSO LA METEOROLOGIA

TRA TEMPERATURE REALI, PERCEPITE E DEL TERRENO, DILAGA LA CONFUSIONE CHE ALIMENTA LO SCETTICISMO VERSO LA METEOROLOGIA

Di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera


Parlare di caldo e di ondate di calore è ormai diventato quasi un tabù. In questi ultimi anni di «terrorismo psicologico» di cui siamo accusati tutte le volte in cui prevediamo temperature oltre i 35 °C, mostriamo mappe di rosso vestite e parliamo di fasi meteorologiche eccessivamente lunghe e calde come è capitato nel recente mese di giugno, è diventato sempre più difficile far comprendere al lettore che dietro questa informazione c’è solo l’intenzione di svolgere al meglio il nostro lavoro di meteorologi, di climatologi e di comunicatori delle scienze dell’atmosfera.

Se si prevedono picchi termici oltre una certa soglia, questi valori vanno comunicati per far scattare i piani di prevenzione nei confronti delle categorie più fragili, il cui stato di salute può essere messo a rischio dalla calura. Se mostriamo mappe meteorologiche in cui il rosso scuro è il colore dominante, è perché convenzionalmente questo colore indica da sempre un quadro termico caratterizzato da valori elevati. Se parliamo di temperature ben oltre le medie stagionali è semplicemente perché confrontiamo la temperatura prevista e osservata con quella che ci dovremmo aspettare nel periodo di riferimento per la climatologia: anche questa è un’informazione che può aiutare l’utente a comprendere le dinamiche del tempo che stiamo vivendo.

Già, la «temperatura osservata», cioè quella misurata secondo precisi criteri stabiliti dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale. Parliamo, in altre parole, della temperatura dell’aria a circa due metri dal suolo che è l’unica a essere considerata prima nelle previsioni del tempo e poi nelle analisi climatiche. Pochi ne sono a conoscenza, bersagliati ormai come siamo dai rilevamenti che provengono dai display delle farmacie esposti direttamente ai raggi del primo pomeriggio o dai cruscotti delle auto parcheggiate per ore sotto il sole: ed ecco che i 40-45-47 °C si sprecano e il sensazionalismo fa… terno! Per non parlare poi delle temperature del terreno, misurate direttamente o tramite telerilevamento satellitare, in cui in estate si raggiungono facilmente i 50 °C e oltre: si tratta di un dato che ha importanza in certi ambiti come l’agricoltura, ma che per i cittadini scade di interesse e diventa quindi poco utile ai fini di un’informazione rivolta al grande pubblico.

In fondo alla lista troviamo la tanto temuta e ormai abusata «temperatura percepita», quella che intreccia la temperatura reale con la percentuale di umidità relativa. Quella in cui scopri che ci sono tot gradi, ma visto che il tasso di umidità è elevato «è come se di gradi ce ne fossero più di tot». Nulla di più falso. Si tratta del disagio da caldo afoso, uno stato di malessere del nostro corpo che è soggettivo, dipende dall’età ed è vincolato anche al nostro stato di movimento. Ma è un disagio che può essere solo stimato per esempio dagli indici bioclimatici: la temperatura percepita non è infatti una misura reale perché non è una temperatura rilevata con il termometro.

Attenzione quindi ai dati che ascoltiamo e che leggiamo: facciamo riferimento solo e soltanto alle temperature reali e per tutte le altre facciamo un po’ orecchie da mercante. Ne trarremo giovamento noi e anche la meteorologia su cui, proprio per questa ridondante informazione che spesso è intrisa di sensazionalismo, sembra essere calato un velo di scetticismo che va ad avvolgere anche i professionisti del settore.

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