Innalzamento del livello del mare: le proiezioni scientifiche degli anni ’90 erano esatte
Innalzamento del livello del mare: le proiezioni scientifiche degli anni ’90 erano esatte
Uno studio conferma la credibilità della scienza climatica ancor prima delle misurazioni satellitari
Di Umberto Mazzantini
tratto da GREENREPORT

Da oltre 30 anni i satelliti misurano il cambiamento del livello del mare a livello e, secondo lo studio “Evaluating IPCC Projections of Global Sea-Level Change From the Pre-Satellite Era”, pubblicato su Earth’s Future dell’American Geophysical Union, «Un confronto con le proiezioni climatiche della metà degli anni ’90 dimostra che erano straordinariamente accurate».
L’autore principale dello studio, Torbjörn Törnqvist, che insegna geologia alla Tulane University di New Orleans, spiega che «La prova definitiva delle proiezioni climatiche è confrontarle con ciò che è accaduto da quando sono state formulate, ma questo richiede pazienza. Ci vogliono decenni di osservazioni. Siamo rimasti piuttosto stupiti dalla validità di quelle prime proiezioni, soprattutto se si pensa a quanto fossero rudimentali i modelli di allora, rispetto a quelli disponibili oggi. Per chiunque metta in dubbio il ruolo dell’uomo nel cambiamento climatico, ecco una delle prove più convincenti del fatto che da decenni comprendiamo cosa sta realmente accadendo e che possiamo formulare proiezioni credibili. Continuare questi lavori è più importante che mai ed essenziale per prendere decisioni consapevoli a vantaggio delle persone che vivono lungo la costa».
Il coautore Sönke Dangendorf, del Department of River-Coastal Science and Engineering della Tulane, evidenzia che «Sebbene sia incoraggiante vedere la qualità delle prime proiezioni, la sfida odierna è quella di tradurre le informazioni globali in proiezioni su misura per le esigenze specifiche degli stakeholders in luoghi come la Louisiana meridionale. Il livello del mare non aumenta in modo uniforme, ma varia notevolmente, Il nostro recente studio su questa variabilità regionale e sui processi che la determinano si basa in larga misura sui dati delle missioni satellitari della NASA e sui programmi di monitoraggio oceanico del NOAA. Proseguire in questi sforzi è più importante che mai, ed essenziale per un processo decisionale informato a beneficio delle popolazioni che vivono lungo la costa».
La nuova era di monitoraggio del cambiamento del livello del mare a livello globale è iniziata all’inizio degli anni ’90, quando sono stati lanciati i satelliti per misurare l’altezza della superficie oceanic che hanno dimostrato che da allora il tasso di innalzamento globale del livello del mare a è stato in media di circa 3 mm all’anno. Solo più di recente, è stato possibile rilevare che il tasso di innalzamento del livello del mare a livello globale sta accelerando.
Quando, nell’ottobre 2024, i ricercatori della NASA dimostrarono che il tasso era raddoppiato in 30 anni, era giunto il momento di confrontare questa scoperta con le proiezioni fatte a metà degli anni ’90, indipendentemente dalle misurazioni satellitari.
Nel 1996, subito dopo l’inizio delle misurazioni satellitari del livello del mare, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) pubblicò un rapporto di valutazione che prevedeva che l’innalzamento più probabile del livello del mare a livello globale nei successivi 30 anni sarebbe stato di quasi 8 centimetri, notevolmente vicino ai 9 centimetri effettivamente registrati. Ma sottovalutò anche il ruolo dello scioglimento delle calotte glaciali di oltre 2 centimetri.
Il team di ricercatori che ha pubblicato il nuovo studio, che comprende anche scienziati dell’università do Oslo e del Jet Propulsion Laboratory della NASA – Caltech, ricorda che «All’epoca, si sapeva poco del ruolo del riscaldamento delle acque oceaniche e di come questo potesse destabilizzare i settori marini della calotta glaciale antartica dal basso. Anche il flusso di ghiaccio dalla calotta glaciale della Groenlandia verso l’oceano è stato più rapido del previsto. Le difficoltà del passato nel prevedere il comportamento delle calotte glaciali contengono anche un messaggio per il futuro. Le attuali proiezioni sul futuro innalzamento del livello del mare considerano la possibilità, seppur incerta e poco probabile, di un collasso catastrofico della calotta glaciale prima della fine di questo secolo. Le regioni costiere basse degli Stati Uniti sarebbero particolarmente colpite se un simile collasso si verificasse in Antartide».
Su Geopop, Andrea Moccia spiega perché questo nuovo studio è così importante: «Conferma la credibilità della scienza climatica: anche con strumenti limitati, già negli anni ’90 si era capito dove andavamo. I dati di oggi mostrano che l’innalzamento non è solo globale, ma anche regionale, con aree (come il sud della Louisiana, le coste degli Stati Uniti orientali e del Golfo del Messico) che crescono fino a 3 volte più velocemente della media, a causa di fattori come la circolazione oceanica e la subsidenza del suolo. A livello globale, più di un miliardo di persone vive entro i primi 10 metri sopra il livello del mare. Con soli 20 cm in più entro il 2050 si rischiano danni per almeno 1.000 miliardi di dollari l’anno nelle 136 città costiere più grandi del mondo. Senza monitoraggi costanti e modelli sempre più precisi, non possiamo proteggere infrastrutture (dighe, strade, difese), ecosistemi costieri (mangrovie, paludi, barriere coralline) e comunità vulnerabili».