Campi Flegrei: dalla sismicità diffusa alla nascita e crescita di una faglia

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Campi Flegrei: dalla sismicità diffusa alla nascita e crescita di una faglia

Un nuovo studio in collaborazione tra l’Università degli Studi di Roma Tre e INGV appena pubblicato su Communications Earth & Environment, mostra che la sismicità dei Campi Flegrei si sta concentrando in una zona precisa della crosta: un segnale della formazione o riattivazione di una faglia. Questo processo spiega l’aumento del bradisismo e indica che la crosta non risponde più in modo puramente elastico
tratto da INGV

Campi Flegrei sono una caldera vulcanica attiva che, dalla seconda metà 2005, mostra chiari segnali di disequilibrio: sollevamento del suolo, sismicità locale a bassa profondità e incremento dei flussi di gas dalle zone fumaroliche. Questo processo, noto come bradisismo, a partire dal 2023, si è intensificato in modo significativo, soprattutto nella zona centrale della caldera tra Pozzuoli e Bagnoli, con terremoti via via più frequenti e intensi. Diversi eventi hanno raggiunto e superato la magnitudo (Md) 4, provocando forte apprensione nella popolazione e danni localizzati.

Figura – Distribuzione geografica degli epicentri dei terremoti rilevati dalla rete sismica INGV-Osservatorio Vesuviano tra il 2018 e il 2024. Ogni immagine mostra anche la posizione in profondità degli ipocentri dei terremoti, vista lungo le direzioni nord-sud e est-ovest

Un recente studio, dal titolo Birth and growth of a volcanotectonic fault during the current volcanic unrest at Campi Flegrei caldera (Italy)pubblicato sulla prestigiosa rivista Communications Earth & Environment della casa editrice Nature, ha documentato la transizione – a partire dal 2023 – da una microsismicità diffusa in tutta la caldera ad una distribuzione più concentrata lungo un piano interpretabile come la nucleazione o la riattivazione di una faglia.

La ricerca, frutto della collaborazione tra l’Università degli Studi Roma Tre e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), fornisce un importante contributo alla comprensione dei meccanismi sismici in atto.  “Il fenomeno osservato è fondamentale per spiegare la localizzazione e i meccanismi focali dei terremoti – spiega Guido Giordano, professore ordinario dell’Università degli Studi Roma Tre e coordinatore della ricerca – e suggerisce che il comportamento della crosta sia cambiato nel tempo. Questo può avere implicazioni rilevanti non solo per il potenziamento del monitoraggio, ma anche per la definizione della massima magnitudo attesa”. 

Lo studio si inserisce nel solco di altre ricerche indipendenti che avevano già evidenziato un cambiamento nella relazione tra frequenza della sismicità e intensità del sollevamento; la nuova interpretazione offre ora una spiegazione fisica legata alla formazione di una faglia.  “La nostra indagine – sottolinea Francesca Bianco, Dirigente di Ricerca dell’INGV – ha beneficiato di una enorme quantità di dati sperimentali di alta qualità, analizzati con metodologie innovative.  Anche in questo caso, il connubio tra monitoraggio e ricerca scientifica si è rivelato essenziale per acquisire nuove conoscenze sui processi in corso ai Campi Flegrei, fornendo possibili chiavi di lettura anche per anomalie di piccola scala, come quelle registrate nell’area di Monte Olibano”.

Oltre al prof. Giordano, per Roma Tre hanno partecipato alla ricerca il prof. Francesco Salvini e la dott.ssa Giada Alfonsi, mentre oltre alla dott.ssa Bianco, per l’INGV hanno partecipato la dott.ssa Anna Tramelli, il dott. Mauro Di Vito ed il dott. Claudio Chiarabba.

Link allo studio

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