Christopher Hansteen: Pioniere nello Studio del Magnetismo Terrestre
a cura di Lili Cafarella
tratto da INGVAMBIENTE
Christopher Hansteen, nato il 26 settembre del 1784 ad Oslo in Norvegia, si distinse come uno dei pionieri nel campo degli studi del magnetismo terrestre nel XIX secolo. La sua vita e il suo lavoro scientifico sono intrinsecamente legati alla sua dedizione nello svelare i misteri del campo magnetico terrestre, contribuendo in modo significativo alla fondazione della moderna scienza del geomagnetismo.

Il 26 settembre 1784 nasceva a Oslo, in Norvegia, Christopher Hansteen, una figura che avrebbe lasciato un segno profondo nella storia delle scienze della Terra. Considerato tra i padri del geomagnetismo moderno, Hansteen dedicò la vita a indagare uno dei fenomeni naturali più affascinanti e misteriosi: il campo magnetico terrestre.
Un talento precoce tra astronomia e fisica
La formazione di Hansteen si svolse presso l’Università di Copenaghen, dove ebbe come maestri alcuni dei più importanti scienziati del tempo. Inizialmente attratto dall’astronomia e dalla fisica, fu però il magnetismo terrestre a catturare la sua attenzione, tanto da orientare l’intera sua carriera scientifica.
Nel 1819 arrivò la prima consacrazione: Hansteen vinse un concorso della Reale Accademia delle Scienze danese presentando una teoria innovativa che ipotizzava l’esistenza di due assi magnetici terrestri, e dunque quattro poli magnetici. Un’idea audace, che apriva la strada a nuove domande sulla natura e sull’origine del magnetismo terrestre.
La spedizione artica del 1819
Lo stesso anno Hansteen organizzò e guidò una spedizione attraverso il mare Artico. Armato di strumenti ancora rudimentali, percorse rotte difficili e insidiose per raccogliere osservazioni magnetiche in diverse località. I dati raccolti in quell’occasione furono fondamentali per i suoi studi e segnarono l’inizio di una carriera internazionale nel campo del geomagnetismo.
Queste misurazioni pionieristiche non erano solo un’avventura scientifica, ma costituivano le prime basi per la cartografia geomagnetica del pianeta: un obiettivo che, due secoli più tardi, continua a guidare i ricercatori dell’INGV impegnati nel monitoraggio del campo magnetico terrestre da osservatori e missioni internazionali.
Il trattato “Magnetismus der Erde”
Il culmine di queste ricerche arrivò nel 1825 con la pubblicazione della sua opera principale: “Magnetismus der Erde” (Il magnetismo della Terra). In questo trattato monumentale Hansteen non si limitò a riportare i dati raccolti, ma elaborò una teoria coerente e supportata da osservazioni empiriche.
L’idea centrale era tanto semplice quanto rivoluzionaria: la Terra si comporta come un enorme magnete naturale. Una visione che avrebbe influenzato profondamente generazioni di scienziati successivi e che ancora oggi rappresenta il fondamento degli studi geomagnetici.
Una scoperta chiave: la variazione con la latitudine
Uno dei contributi più significativi di Hansteen fu la comprensione che l’intensità del campo magnetico terrestre varia sistematicamente con la latitudine. Questa osservazione, apparentemente semplice, permise di stabilire leggi generali sul comportamento del campo magnetico e di capire meglio la sua distribuzione globale.
Non si trattava solo di curiosità scientifica: conoscere le caratteristiche del campo magnetico era ed è tuttora fondamentale per la navigazione. In un’epoca in cui le navi si affidavano a bussole magnetiche, migliorare la comprensione di queste variazioni significava garantire viaggi più sicuri e rotte più affidabili.
Collaborazioni e strumenti innovativi
Hansteen non lavorò mai in isolamento. Tra i suoi collaboratori figurava anche Carl Friedrich Gauss, uno dei matematici più brillanti della storia. Insieme, contribuirono a perfezionare gli strumenti di misura del magnetismo terrestre, migliorando la precisione delle osservazioni.
Hansteen promosse inoltre lo sviluppo di nuove tecniche e strumenti, gettando le basi per la nascita di una rete internazionale di osservatori geomagnetici. Una visione che oggi trova piena realizzazione: dall’osservatorio geomagnetico di L’Aquila a quelli in Antartide, fino alle missioni satellitari come ESA Swarm, i ricercatori INGV continuano a portare avanti quell’eredità scientifica, monitorando le variazioni del campo magnetico con una copertura globale.
Un’eredità che parla al presente
Il lavoro di Hansteen non fu solo un successo personale, ma un impulso decisivo per l’intera comunità scientifica. Le sue teorie e le sue mappe ispirarono numerose spedizioni e studi, contribuendo a costruire modelli sempre più accurati del campo geomagnetico terrestre.
Oggi sappiamo che il campo magnetico è generato dai movimenti del nucleo esterno fluido della Terra, e che varia continuamente, con fenomeni come la deriva dei poli magnetici e le tempeste geomagnetiche causate dall’attività solare. Eppure, la radice di questa comprensione affonda nelle intuizioni di pionieri come Hansteen.
Hansteen, maestro e divulgatore
Oltre alle ricerche, Hansteen dedicò gran parte della vita all’insegnamento e alla divulgazione scientifica. Come docente e accademico, trasmise a intere generazioni di studenti la passione per l’indagine naturale, contribuendo alla diffusione di una cultura scientifica rigorosa e curiosa.
📌 Perché ricordarlo oggi
Celebrando la figura di Christopher Hansteen non ripercorriamo solo la storia di uno scienziato, ma anche quella di una disciplina che continua a evolversi. Dal XIX secolo a oggi, lo studio del campo magnetico terrestre è diventato cruciale non solo per la scienza di base, ma anche per la società: dalla navigazione aerea e satellitare, alla protezione delle infrastrutture tecnologiche contro le tempeste solari.
Hansteen ci ricorda che la scienza nasce spesso da intuizioni coraggiose, da misurazioni in condizioni difficili e dalla tenacia di chi cerca di comprendere i segreti del nostro pianeta. È lo stesso spirito che anima i ricercatori di oggi, impegnati a osservare, modellare e proteggere la Terra attraverso lo studio del suo campo magnetico.