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Tratto da INGVAMBIENTE
Nel 1859 un improvviso brillamento sul Sole scatenรฒ la piรน potente tempesta geomagnetica mai registrata. I cieli si illuminarono di aurore fino ai tropici e i telegrafi dellโepoca andarono in tilt.ร ricordata come la tempesta di Carrington e rappresenta ancora oggi il punto di riferimento per valutare lโintensitร dellโimpatto dei grandi eventi solari sulla Terra.Un nuovo studio pubblicato su Geophysical Research Letters (https://buff.ly/8UUMaGX) ha simulato cosa accadrebbe oggi se una tempesta di intensitร paragonabile a quella del 1859 colpisse il nostro pianeta.
Le analisi mostrano che i campi elettrici generati nel suolo potrebbero superare i 30 volt per chilometro in alcune regioni โ valori sufficienti a danneggiare trasformatori e reti elettriche in pochi minuti. In confronto, la grande tempesta del 1989, che mandรฒ in blackout per diverse ore gran parte del Quรฉbec, avrebbe prodotto campi elettrici medi circa la metร di quelli stimati per una โCarrington modernaโ.Sebbene la mappa realizzata nello studio riguardi gli Stati Uniti, le implicazioni sono globali. Le regioni a latitudini piรน elevate โ come Canada o Scandinavia โ sarebbero le piรน vulnerabili, perchรฉ qui le correnti elettriche indotte nel suolo raggiungerebbero valori molto elevati, con rischio di gravi danni alle reti elettriche.
Ma anche a latitudini piรน basse, come quelle del Mediterraneo, potrebbero svilupparsi fenomeni dello stesso tipo durante le tempeste geomagnetiche piรน intense, seppure di entitร minore. Anche in Europa meridionale, e quindi anche in Italia, potrebbero verificarsi fenomeni in grado di influenzare o danneggiare la tecnologia moderna.Per questo motivo la comunitร scientifica studia costantemente le interazioni tra Sole e campo magnetico terrestre, sviluppando modelli di previsione e reti di osservazione dedicate.
Tra queste ricerche ci sono anche le attivitร dellโINGV, che contribuisce al monitoraggio dello Space Weather e allo studio dei fenomeni solari per comprenderne lโimpatto sul nostro pianeta. Nell’immagine il brillamento solare del 2 aprile 2001 (crediti SOHO/EIT (ESA e NASA) )