NON È NOSTALGIA DEL TEMPO CHE FU
NON È NOSTALGIA DEL TEMPO CHE FU
di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera
Diverse volte, nelle analisi e nelle considerazioni che scrivo sull’andamento del tempo sottolineo i sostanziali cambiamenti che la dinamica atmosferica presenta rispetto al passato relativamente recente, cioè quello che appartiene alla climatologia di un trentennio o quarantennio fa. Ne parlo non perché affiorano sentimenti nostalgici del tempo che fu, ma per provare ad evidenziare dove oggi, con buona probabilità, si osservano i cambi di passo più evidenti rispetto a ciò che la vecchia climatologia ci aveva lasciato in eredità. Il tempo e il suo veloce cambiamento – che va ben oltre la variabilità interannuale osservata – è un problema culturale degli ultimi anni perché la statistica applicata alle condizioni meteorologiche è purtroppo un argomento di nicchia: parlare di medie, di frequenza e di deviazioni standard non è per tutti, ma è un tema che dobbiamo rendere accessibile a tutti.
A mio modesto avviso, poiché mi piace definire il clima come «la traccia del tempo meteorologico nel tempo cronologico», è proprio partendo dagli «strappi» che ci presentano le dinamiche atmosferiche rispetto al passato che è possibile rendere più comprensibile un tema così complesso come quello del cambiamento climatico. Un esempio. Se in estate si sottolinea la mancanza dell’Anticiclone delle Azzorre e che al suo posto ha preso il sopravvento il promontorio nord africano non è per vivere di ricordi delle belle stagioni degli Anni Ottanta perché non avrebbe alcun senso dal punto di vista scientifico. Ma se riusciamo a capire che l’aumento della frequenza delle ondate di calore è perché sempre più spesso parliamo proprio di quella figura che è responsabile della formazione delle cupole di calore, sottolineare questa modifica della circolazione atmosferica aiuta anche a comprendere come è cambiato il clima sotto questo aspetto. Le situazioni che hanno presentato uno «strappo» rispetto al passato non sono poche e possiamo coglierle una ad una, ogni volta, strada facendo. Abbiamo bisogno di consapevolezza, ancora ridotta ai minimi termini.