Quando l’attività del Sole entra in cabina di pilotaggio

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Quando l’attività del Sole entra in cabina di pilotaggio

Il caso JetBlue e la vulnerabilità dei computer di bordo all’attività solare
di Fabio Giannattasio e Domenico Di Mauro
tratto da INGVAMBIENTE

Il 30 ottobre 2025 il volo JetBlue B6 1230, un Airbus A320-232 partito da Cancún (Messico) e diretto all’aeroporto di Newark (New Jersey), ha vissuto un’improvvisa e violenta perdita di quota a circa 11.000 metri di altitudine. Per 4–5 secondi l’aereo “è caduto”, provocando il ferimento di almeno 15 passeggeri e costringendo l’equipaggio a un atterraggio d’emergenza a Tampa, in Florida.

Le condizioni di volo erano ideali, il tempo stabile, e nessun segnale premonitore proveniva dagli strumenti di bordo. Un evento anomalo, apparentemente inspiegabile.

Le prime ipotesi e l’inizio dell’indagine

Subito dopo l’atterraggio, il velivolo è stato sottoposto a un’ispezione approfondita. Sono state valutate valutate tutte le possibili cause: stress meccanico, guasto ai sensori, turbolenza severa, errore umano, oppure un imprevisto meteorologico.

Ma nulla ha dato indicazioni circa rotture o malfunzionamenti nella struttura dell’aereo. Solo  l’analisi approfondita dei dati nell’elettronica di bordo e dei comandi impartiti dai piloti ha permesso di individuare segni inequivocabili di danneggiamento della memoria digitale di uno dei sistemi di bordo principali proprio in concomitanza della perdita di quota.

Il responso di Airbus: l’impronta del Sole

Il 28 novembre Airbus ha diffuso un comunicato ufficiale agli operatori (Alert Operator Transmission, AOT): l’indagine ha individuato una “vulnerabilità dell’hardware causata da esposizione a intensa radiazione solare”.

Secondo Airbus, particelle energetiche di origine solare avrebbero colpito il sistema informatico ELAC2 (Elevator Aileron Computer), responsabile della gestione degli elevatori, dello stabilizzatore e degli alettoni. Questa interferenza avrebbe prodotto un bit-flip, cioè la variazione improvvisa di uno o più bit di memoria, sufficiente a generare un comando automatico di abbassamento del muso del velivolo. Proprio il comportamento anomalo osservato in volo.

Sugli Airbus A320 sono presenti due ELAC, componenti cruciali del sistema primario di controllo del volo. Essi elaborano gli input del pilota, interpretano i dati dei sensori e intervengono se i parametri aerodinamici risultano critici. La loro affidabilità è quindi essenziale.

Una vulnerabilità globale: l’impatto sull’aviazione

Il comunicato Airbus non si limita al singolo caso: la versione L104 del software ELAC risulta vulnerabile agli effetti delle particelle cariche ad alta energia di origine solare (Solar Energetic Particles, SEP).

La European Union Aviation Safety Agency (EASA) ha reagito immediatamente, imponendo alle compagnie aeree l’aggiornamento urgente dei sistemi ELAC prima di autorizzare nuovi voli. Il richiamo riguarda circa 6000 aeromobili della famiglia A320, ovvero quasi la metà dell’intera flotta mondiale.

L’operazione di aggiornamento richiede un paio d’ore per i velivoli più recenti, ma può richiedere giorni o settimane per i modelli dotati di sistemi obsoleti. Un intervento globale, con conseguenze operative notevoli.

Che tipo di evento solare ha colpito il JetBlue?

A questo punto la domanda cruciale è: quale fenomeno di Space Weather ha potuto causare il malfunzionamento? La risposta, per ora, non è semplice.

Il comunicato Airbus parla genericamente di “intensa radiazione solare”, senza specificare se si sia trattato di:

Eppure, il 30 ottobre l’attività solare in termini di flare e SEP è stata bassa: non sono stati registrati brillamenti significativi né episodi protonici rilevanti. Una CME è stata osservata alle 03:40 UT, ma si è verificata sul lato nascosto del Sole, molto probabilmente non diretta verso la Terra.

I bollettini di Space Weather — inclusi quelli elaborati dagli esperti INGV — indicano per quel giorno una tempesta geomagnetica lieve (G1), associata però a un vento solare insolitamente veloce, tra 600 e 700 km/s, una condizione che può aumentare l’ingresso di particelle energetiche nell’ambiente circumterrestre.

Alla luce di questi dati si aprono due possibili scenari:

  1. Un meccanismo di interazione atipico, non riconducibile ai classici flare o SEP intensi.
  2. Una particolare vulnerabilità del sistema avionico, tale da consentire che particelle anche di moderata energia possano generare errori critici nella memoria digitale.

Un episodio analogo aiuta a inquadrare la portata del fenomeno: nel febbraio 2022, 38 satelliti Starlink andarono perduti durante una fase di attività solare apparentemente lieve.

Quando la tecnologia diventa fragile

Il caso JetBlue mostra con chiarezza un aspetto spesso sottovalutato: anche in assenza di tempeste solari “estreme”, l’elettronica avanzata può risultare sensibile a variazioni minime del contesto spaziale.

Aerei, satelliti, sistemi di navigazione, reti elettriche e comunicazioni globali sono oggi costruiti su una base digitale estremamente efficiente ma altrettanto delicata.

Il fenomeno del single-event upset — alterazioni digitali causate dall’impatto di particelle energetiche — è noto nell’elettronica spaziale, ma il caso JetBlue evidenzia quanto possa incidere anche nei sistemi avionici.

Un campanello d’allarme, non un allarme

Questo incidente, fortunatamente senza conseguenze drammatiche, ha avuto un impatto globale sull’aviazione commerciale.

E ci ricorda una verità ormai ineludibile: la nostra società tecnologica è esposta a quello che accade nello spazio circumterrestre (oggetto di studio dello Space Weather), anche quando gli eventi solari non sono particolarmente intensi.

Monitorare, comprendere e prevedere lo Space Weather non è un esercizio accademico: è un’esigenza reale per la sicurezza e la resilienza delle nostre infrastrutture.

COS’È UN BIT-FLIP E PERCHÉ PUÒ MANDARE IN CRISI UN AEREO

Un bit-flip è la variazione improvvisa dello stato di un bit di memoria digitale — da 0 a 1 o viceversa — provocata dall’interazione tra l’elettronica e particelle ionizzanti di alta energia presenti nell’ambiente spaziale.

Questo fenomeno, noto come single-event upset, non danneggia fisicamente l’hardware, ma può alterare un dato critico nel sistema di controllo, inducendo il computer a eseguire un comando errato.

È un effetto ben noto nei satelliti e nei sistemi spaziali, ma casi come quello del volo JetBlue mostrano che anche l’avionica commerciale può esserne vulnerabile, soprattutto quando il software non è progettato per gestire errori digitali generati dalla radiazione solare.

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