Il veleno della guerra uccide il futuro dei bambini siriani

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Il veleno della guerra uccide il futuro dei bambini siriani

Si chiama stress tossico ed è come avere nel corpo una sostanza nociva che aumenta i rischi di cancro, diabete, malattie al cuore. Qualcosa che porta all’abuso di droghe, di atti di violenza contro se stessi e contro gli altri, a volte anche alla depressione e al suicidio. È un pericolo che può compromettere definitivamente il presente e il futuro.

È di questo che sono intossicati i bambini siriani, dopo sei anni di conflitto. Non di una sostanza, ma della violenza della guerra, dei bombardamenti, delle deprivazioni, dell’abbandono. Bambini con ferite invisibili, che sognano di morire per poter andare in Paradiso e avere finalmente un posto dove scaldarsi e mangiare, che sperano di essere colpiti dai cecchini per arrivare in ospedale e scappare dalle città assediate. Bambini avvelenati dal dolore.

Da sei anni la Siria viene martoriata da un conflitto che si è trasformato in una delle più grandi crisi umanitarie dalla Seconda Guerra Mondiale. Oltre 470.000 morti, più di 6 milioni di persone sfollate all’interno del paese e quasi 5 milioni che sono dovute andare oltre i confini, per vivere nel limbo dei campi rifugiati della Giordania, del Libano, della Turchia, dell’Iraq.

La maggior parte dei bambini ha perso qualcuno che amava, la loro casa è stata bombardata, sono rimasti feriti durante il conflitto. E per combattere il dolore, gli incubi e la paura, lo stress tossico, abbandonano l’infanzia, smettono di parlare, diventano aggressivi, violenti, si rifugiano nelle droghe, nell’alcool, nell’autolesionismo.

I bambini siriani sono stati costretti a diventare improvvisamente adulti, perché la guerra non fa sconti a nessuno e sono soprattutto i più piccoli ad essere vulnerabili. “La guerra è un business e spesso i gruppi armati sono gli unici che hanno denaro per pagare”. È in queste parole agghiaccianti di un bambino siriano, un piccolo soldato, l’abominio del conflitto in Siria, il veleno che sta intossicando l’infanzia di un intero paese. Come nel gesto definitivo di quelle bambine che decidono di togliersi la vita piuttosto che finire in spose troppo presto.

Un veleno che dovremmo a tutti i costi tenere lontano dai bambini, ovunque essi vivano, perché l’infanzia dovrebbe essere una e una soltanto, in Siria come in qualunque altro luogo. Un’infanzia fatta di scuola, di giochi, di risate, di amici. Senza bombe, morte, violenza, distruzione, orrore.

C’è solo un antidoto a questo veleno: la fine della guerra, l’arrivo degli aiuti, la ricostruzione di un paese che deve ripartire proprio da quei bambini. Bambini che dovranno imparare di nuovo a non avere paura dei rumori e della notte, che dovranno imparare a riprendersi il senso del futuro. Non c’è più tempo, non possiamo più stare a guardare mentre il veleno glielo porta via.

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