Perforare una camera magmatica: ecco la nuova frontiera della ricerca nei campi della vulcanologia e dell’energia geotermica
Quaranta esperti di 27 enti di ricerca, accademie e compagnie industriali di nove Paesi del mondo (Italia, rappresentata dall’INGV, Islanda, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Irlanda, Canada, Nuova Zelanda, e Francia) si sono dati appuntamento al Physique du Globe di Parigi per discutere della nuova frontiera della ricerca nei campi della vulcanologia e dell’energia geotermica. L’occasione, la presentazione del progetto Krafla Magma Testbed – KMT.

I partecipanti alla riunione KMT presso l’IPG di Parigi. Seduto al centro il Prof. John Eichelberger, dell’Università dell’Alaska, ideatore del progetto
Mondo scientifico e industriale nei settori delle Scienze della Terra per la prima volta insieme per creare una infrastruttura internazionale unica al mondo, incentrata su una serie di pozzi permanentemente, aperti all’interno e intorno al corpo magmatico a circa due chilometri di profondità, con lo scopo di effettuare osservazioni dirette ed esperimenti sulle radici profonde di un vulcano e del suo sistema geotermale. La potenzialità dell’infrastruttura, denominata KMT – Krafla Magma Testbed, è quella di rivoluzionare le conoscenze scientifiche sull’origine della crosta terrestre e sulle dinamiche dei sistemi vulcanici, aprire la strada verso sistemi di nuova generazione per il monitoraggio vulcanico e la valutazione della pericolosità vulcanica, e, infine, consentire nuove sperimentazioni per l’uso di energia geotermica direttamente da condizioni prossime a quelle magmatiche (con efficienze stimate da dieci a cento volte superiori rispetto a quelle di pozzi geotermici di tipo convenzionale). Il progetto è stato poi presentato presso la Residenza a Parigi dell’Ambasciatore di Islanda in Francia e Italia, alla presenza di rappresentanti di ministeri e agenzie dei Paesi coinvolti.

Schema dell’infrastruttura KMT, costituita da una serie di pozzi dotati di strumentazioni ed estesi all’interno e intorno al corpo magmatico a 2,1 chilometri di profondità al di sotto della caldera del Krafla, in Islanda, da una serie di installazioni in superficie costituite da laboratori e centri di elaborazione dati, alloggi e foresteria, centro visitatori e centri di alta formazione, e da una rete di strumenti di monitoraggio multiparametrico distribuiti sulla superficie e all’interno dei pozzi