26 aprile 1917 – 2017: cento anni fa il grande terremoto che colpì la Valtiberina

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26 aprile 1917 – 2017: cento anni fa il grande terremoto che colpì la Valtiberina

Anche INGV partecipa al convegno organizzato dal Comune di Monterchi e dal Laboratorio Sismico Alta Valtiberina Toscana (Lab.Si).
tratto da comunicazione.ingv.it

A cento anni dal devastante terremoto che colpì Monterchi e la Valtiberina il 26 aprile 1917, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) partecipa al convegno per il centenario del sisma, organizzato dal Comune di Monterchi e dal Laboratorio Sismico Alta Valtiberina Toscana (Lab.Si).


I lavori si apriranno presso l’Istituto Statale Comprensivo Scolastico del Comune di Monterchi e si articoleranno nelle giornate del 26, 27 e 28 aprile.
Gli esperti INGV terranno interventi nella sessione del 26 aprile dedicata alla Geodinamica e Sismologia, dove illustreranno il caso del terremoto di Monterchi, presenteranno l’infrastruttura di ricerca TABOO (The Alto Tiberina Near Fault Observatory), i risultati delle analisi di sismicità sulla faglia Altotiberina, la relazione fra attività antropiche e sismicità in Valtiberina e il contributo della geologia locale e della morfologia allo scuotimento del suolo.
Nel corso dei giorni successivi si discuterà di pericolosità, vulnerabilità e rischio sismico, dell’evoluzione della progettazione in zona sismica, di edilizia storica e dell’esperienza Lab.Si.


La tre giorni sarà una importante occasione di confronto per fare il punto sulle conoscenze e sull’impatto del sisma, alla luce del know-how scientifico attuale.
I lavori si chiuderanno con una  tavola rotonda sulla gestione dell’emergenza terremoto e sulla prevenzione sismica.

Alle 11.35 del 26 aprile 1917 una scossa di terremoto della durata di pochi secondi fece tremare tutta l’alta valle del Tevere: «Un urlo promiscuo di tutti gli elementi sconvolti, un sussulto un ondulamento un sovvertimento che tutti inebetì, tutti sconvolse. I tetti, le pareti, le case cadono, rovinano, si sfasciano. La polvere, la caligine, la nebbia si addensano, il sole si oscura, il cielo diventa nero, l’aria non è respirabile; la morte si sente vicina, potente, dominatrice di persone e di cose…» (priore E. Fattorini di Citerna). [A. Ascani, Citerna, Ipsia, Città di Castello 1967]

L’epicentro del sisma è nella valle del Cerfone, tra Citerna e Monterchi, entrambi i paesi sono distrutti: «Il boato orribile, il cielo fattosi oscuro, l’aria diventata irrespirabile, le nubi di gas giallastro sprigionatesi dalla terra che si apriva e si richiudeva lungo la linea del Cerfone, il polverone accecante, le urla strazianti, la torre e il campanile che ondulavano come canne mosse dal vento, tetti e muri che crollavano spaventosamente». [B. Giorni, Monterchi, Tipografia Tappini, Città di Castello 1977]

• A Montecchi si contano 23 morti e 35 feriti, tra cui alcuni allievi della scuola elementare; diverse persone muoiono a causa del ritardo dei soccorsi. A Sansepolcro il Genio Civile calcola in 900 le famiglie danneggiate dal terremoto. A Città di Castello le spese per i lavori di restauro degli edifici comunali ammontano a  L. 25.414 per le scuole urbane e rurali, a L. 13.391 per gli stabili di uso pubblico e a L. 30.443 per altri beni patrimoniali. [Leggi qui tutto l’articolo di Alvaro Tacchini] [storiatifernate.it/]

Scarica il programma del convegno

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