Svolta epocale nella cura dell’Alzheimer: scoperta la struttura della proteina responsabile

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Svolta epocale nella cura dell’Alzheimer: scoperta la struttura della proteina responsabile

Grazie a una tecnica chiamata ‘microscopia crioelettronica’ i ricercatori hanno osservato per la prima volta la struttura ad alta risoluzione dei filamenti di proteina tau, aprendo la strada allo sviluppo di farmaci altamente mirati contro la patologia neurodegenerativa.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it

Un team di ricerca angloamericano coordinato da studiosi dell’Università dell’Indiana e del MRC Laboratory of Molecular Biology ha osservato per la prima volta la struttura ad alta risoluzione dei filamenti di proteina tau, i cui grovigli, assieme alle placche di beta-amiloide, sono responsabili della neurodegenerazione scaturita dal morbo di Alzheimer. Si tratta di una scoperta epocale poiché, conoscendo nei minimi dettagli questa struttura molecolare, è possibile gettare le basi per lo sviluppo di farmaci altamente mirati, in grado di legarsi alla sua superficie e dissolverla.

Gli studiosi, guidati da quattro massimi esperti mondiali nella ricerca contro le patologie neurodegenerative, ovvero i professori Michel Goedert, Sjors Scheres, Bernardino Ghetti e Holly Garringer, hanno raggiunto questo storico traguardo avvalendosi di una tecnica di imaging chiamata microscopia crioelettronica (crio-EM). Operando alle basse temperature, ha permesso di ottenere uno sguardo inedito sui filamenti di proteina tau, il cui coinvolgimento nel morbo di Alzheimer è noto da decenni. Nei cervelli sani essa funziona infatti come una sorta di supporto per stabilizzare i microtubuli, deputati all’organizzazione e al trasporto intracellulare, ma nella forma mutata genera grovigli che si accumulano e bloccano la comunicazione tra cellule cerebrali, scatenando i processi neurodegenerativi tipici della patologia.
Credit: Scheres Group MRC–LMBin foto: Credit: Scheres Group MRC–LMB

“Questo è un enorme passo avanti”, ha sottolineato il professor Bernardino Ghetti dell’Università dell’Indiana. “È chiaro che la tau ricopra un ruolo fondamentale nella progressione della malattia di Alzheimer e alcune forme di demenza. In termini di progettazione di agenti terapeutici, le possibilità sono ormai enormi”, ha aggiunto con entusiasmo il ricercatore, specificando che quella appena fatta è la scoperta più importante negli ultimi 25 anni nella lotta contro l’Alzheimer.

Il prossimo passo del team di ricerca sarà quello di utilizzare le informazioni ottenute per comprendere meglio i criptici processi che portano alla neurodegenerazione, oltre che gettare le basi per i farmaci di nuova generazione. Potranno volerci anni o decenni per averli in commercio, ma adesso gli scienziati conoscono i ‘punti deboli’ del proprio bersaglio. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Nature

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