La NASA vuole raffreddare il supervulcano di Yellowstone. Ma quali rischi ci sono?
Un progetto milionario per prevenire un’eruzione esplosiva del supervulcano e che, in più, produrrebbe elettricità quasi gratis per migliaia di anni.
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Sulla Terra ci sono 20 supervulcani noti, ognuno dei quali, eruttando, probabilmente scaglierebbe in atmosfera ceneri in quantità sufficiente a bloccare i raggi del Sole per anni. Uno di questi è la caldera di Yellowstone, che si estende sotto l’omonimo parco nazionale negli Stati Uniti. La caldera è un’area di 55 per 70 km circa (3.850 km quadrati), in alcuni punti profonda oltre 90 km: non ci sono misure precise del volume di roccia fusa nel sottosuolo, che varie fonti stimano da 200 a 600 km cubi.
Si pensa che si risvegli ogni 600.000 anni circa, ma la probabilità che questo accada nell’arco della vita di chiunque stia leggendo queste righe “adesso” è statisticamente esigua…
Tuttavia, l’ultima eruzione dello Yellowstone risale proprio a circa 600.000 anni fa. Forse è improbabile che possa esplodere, ma secondo gli scienziati il vulcano starebbe accumulando una notevole quantità di energia termica e, oltre una certa soglia, questo potrebbe favorire una super eruzione.
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Uno degli spettacolari geyser del Parco di Yellowstone: il 60-70% del calore prodotto dal vulcano è disperso in atmosfera, attraverso geyser e piscine geotermali.