Gli indios dell’Amazzonia chiedono aiuto al mondo dopo il massacro della Vale do Javari

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Gli indios dell’Amazzonia chiedono aiuto al mondo dopo il massacro della Vale do Javari

«Pronti alla guerra, se necessario, per garantire l’esistenza dei nostri popoli»
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La Coordenação das Organizações Indígenas da Amazônia Brasileira (Coiab), l’organizzazione che rappresenta gli Indios  di tutta l’Amazzonia brasiliana, ha duramente condannato il massacro dei popoli isolati nella valle del javari Terra Indígena Vale do Javari, alla triplice frontiera tra Brasile, Perù e Colombia. L Coiab denunci ancora un volta «un’ azione brutale e violenta contro la vita di questi indigeni in isolamento volontario, in una regione che concentra la maggior quantità di popoli indigeni isolati al mondo, ai quali lo Stato brasiliano dovrebbe garantire i diritti minimi alla terra e di protezione Per la loro sopravvivenza. Tale massacro dimostra e ribadisce l’incalcolabile regresso nei diritti umani e della vita dei popoli indigeni in questo Paese plurietnico. Gli attacchi e la morte dei nostri parenti della Vale do Javari è la morte di tutti noi popoli indigeni che lottiamo instancabilmente per la nostra esistenza nella nostra stessa casa, che difendiamo l’esistenza dell’umanità attraverso la protezione delle risorse ancora esistenti in questo territorio».

L’organizzazione degli indios brasiliani esprime la sua «grande indignazione per la mutilazione della Funai (Fundação Nacional do Índio, »), più specificamente per la  chiusura dei Frentes de Proteção Etnoambientais e per i tagli drastici delle risorse dell’organsmo indigeno statale, che  non consentono ai funzionari di lavorare minimamente per la protezione di questi popoli. Questo taglio e la demolizione della Funai è nell’interesse dei grandi politici che continuano a saccheggiando le nostre risorse, i nostri diritti territoriali e la nostra esistenza, è nell’interesse di coloro che difendono le miniere nelle terras indígenas e che stnno lottando contro le direttive della Funi per il loro interesse».

Coiab  denunci che «Le varie minacce, i passi indietro e gli attacchi  contro la vita dei popoli indigeni sono fatti sempre più chiari in questo paese: azioni che confermano il pregiudizio, il razzismo e la mancanza di rispetto per la vita del prossimo. I popoli indigeni non sono mai stati così minacciati, violati e massacrati, anche dopo tanti progressi di garanzie sui diritti umani, dall’invasione di questo territorio indigeno al quale  hanno dato il nome di Brasile».

La Coiab «Esige una seria inchiesta e interventi urgenti da parte degli organismi e delle autorità competenti, della ouvidoria da Funi, dalla 6ª Câmara do MPF, dalla Polícia Federal, dalla Comissão de Direitos Humanos della Camera e del Senato federali, dal Conselho Nacional de Política de Índios Isolados e dl recentemente istituito Funai/MJ e da parte di altri organismi e enti, in questo caso del massacro nella Vale do Javari. Poiché la situazione degli attacchi e delle uccisioni dei popoli indigeni isolati nella regione non è il primo caso e si trascina da decenni senza avere l’attenzione dello Stato brasiliano. La coiab riafferma la sua lotta alla difesa dei diritti indigeni e per l’esistenza delle popolazioni indigene della valle del javari, nel sostenere l’unione delle popolazioni indigene della Vale do Javari, nel sostegno  all’União dos Povos Indígenas do Vale do Javari – Univaja e di tutta l’Amazzonia, per il diritto alla vita di ciascuno dei popoli indigeni, così come rimane vigile e pronto per la guerra, se necessario, per garantire l’esistenza dei nostri popoli».

Paulo Marubo, un leader dell’Univaja del Brasile occidentale, un’organizzazione indigena che difende i diritti delle tribù della Frontiera Incontattata, l’area con la più alta concentrazione di tribù incontattate al mondo ha dichiarato  a Survival International: «E’ probabile che vi saranno altri attacchi e assassinii. I tagli ai finanziamenti della Funai stanno danneggiando le vite dei popoli indigeni, specialmente delle tribù incontattate, che sono le più vulnerabili».

Oggi Survival ha reso noto che «I primi rapporti ufficiosi emersi dall’Amazzonia la scorsa settimana riferiscono che fino a 10 indigeni incontattati sono stati assassinati dai cercatori d’oro e i loro corpi sono stati mutilati e poi gettati nel fiume. I minatori si sarebbero vantati in un bar nella città vicina delle atrocità commesse, le cui vittime comprendevano donne e bambini. Il pubblico ministero locale ha aperto un’indagine. Il massacro sarebbe solo l’ultimo di una lunga serie di precedenti assassinii di indiani isolati in Amazzonia, tra cui il tristemente noto massacro di Haximu avvenuto nel 1993, quando 16 Yanomami furono uccisi da un gruppo di cercatori d’oro. Più recentemente, è emerso dalla Frontiera Incontattata un gruppo di Indiani Sapanawa riferendo che le loro case erano state attaccate e bruciate da esterni che avevano ucciso così tanti membri della comunità da non riuscire a seppellire tutti i loro corpi.Tutti i popoli incontattati rischiano la catastrofe se le loro terre non saranno protette. Survival International conduce una campagna per rendere le loro terre sicure e dare loro la possibilità di determinare autonomamente il proprio futuro».

Stephen Corry, direttore generale di Survival International, ribadisce che «La decisione del governo brasiliano di tagliare i fondi alle squadre che proteggono i territori degli Indiani incontattati non è stata un errore innocente. E’ stato fatto per soddisfare i potenti interessi di chi vuole aprire i territori indigeni allo sfruttamento minerario, al taglio del legno e agli allevamenti. Queste sono le persone con cui gli indigeni si devono confrontare, e le morti delle tribù incontattate non li scoraggeranno. Solo una mobilitazione mondiale potrebbe equilibrare il confronto a favore degli indigeni e impedire ulteriori simili atrocità. Noi conosciamo l’efficacia della pressione pubblica: molte delle campagne di Survival hanno avuto successo nonostante avversità di questo tipo».

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