SMR: pronta un’invasione di mini centrali nucleari nel Regno Unito

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SMR: pronta un’invasione di mini centrali nucleari nel Regno Unito

100mln per sostenere la tecnologia delle mini centrali nucleari
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Mentre la Francia è alle prese con un problematico phase out nucleare e, dall’altra parte del globo, il Giappone fatica a scrivere la parola fine al disastro di Fukushima, c’è chi programma un futuro all’insegna dell’energia dell’atomo. Non parliamo di un’economia emergente, ma del Regno Unito che, contro ogni evidenza, è determinato a portare avanti un percorso energetico tutto in salita.

Dopo il difficile e costoso lancio di Hinlkey Point C, Londra tende di nuovo la mano al settore nucleare: il governo sta preparando un fondo da 1000 milioni di sterline con cui sostenere lo sviluppo di mini centrali nucleari.

Si tratta della prima generazione della tecnologia SMR (reattori nucleari modulari), unità a fissione molto più piccole di quelle convenzionali (circa 300 MW di potenza secondo la definizione dell’IAEA) che vengono assemblate direttamente in fabbrica  e poi trasportate sul sito. Gli SMR consentirebbero di avere meno scorie e di usare meno acqua per il raffreddamento. E soprattutto di abbassare notevolmente i costi di costruzione. Questo significa però realizzare una linea produttiva specifica che per economicamente sostenibile dovrebbe avere alti ordini iniziali.

Da qui la decisione UK di dare una sostanziosa mano al settore, come rivela oggi il Guardian, e assicurare al Paese un vantaggio competitivo, sia in termini di tecnologia che di produzione energetica. In realtà i primi aiuti finanziari erano stati promessi addirittura da George Osborne due anni fa. Da allora, compagnie britanniche, statunitensi e cinesi, sono state col fiato sul collo del Governo. Secondo le indiscrezioni del quotidiano inglese, il ministro dell’Energia, Richard Harrington, dovrebbe annunciare il nuovo supporto finanziario giovedì di questa settimana.

Ma sono diversi gli esperti energetici nazionali che condannano questa scelta. Il motivo? La tecnologia è ancora in fase embrionale e nel Paese i costi delle rinnovabili, soprattutto dell’elettricità prodotta dagli impianti eolici offshore si stanno dimostrando l’alternativa più economica all’atomo. Paul Dorfman, ricercatore all’University College di Londra, spiega: “La vera domanda che il governo deve porsi è questa: data la continua forte riduzione di tutti i costi delle fonti rinnovabili, e dal momento che la fase di ricerca e sviluppo sugli SMR è ancora in corso, quando i reattori nucleari modulari arriveranno sul mercato, potranno davvero essere competitivi economicamente con le energie rinnovabili? La risposta a questa domanda è no”

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