Papa Clemente XI e i terremoti del 1703 che danneggiarono Roma

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Papa Clemente XI e i terremoti del 1703 che danneggiarono Roma

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Le cronache dell’epoca parlano di sciacalli che dicevano di prevedere successive scosse, cui il Papa reagì con un’inchiesta. E di una commissione scientifica che Clemente XI istituì per capire se fosse possibile prevedere i terremoti. Non molto diverso da quanto accade ai giorni nostri.

ClementeXI_3Riportiamo qui un estratto dalle cronache di Ludwig Pastor (Freiherr von), ‪tradotto da ‪Pio Cenci (1962).

(…) Perché anche disastri naturali della peggiore specie diffusero tra la popolazione angoscia e spavento. (…) I disastri dovevano essere per la città eterna solo il preludio di altri guai. La sera del 14 gennaio 1703 Roma venne scossa da un terremoto accompagnato da torrenti d’acque e da bufere. La scossa fu breve, ma molto violenta e le campane delle chiese suonarono da se. Suonò anche il campanello del tavolo del Papa che da quel momento sentiva il rapporto del segretario dei memoriali. Clemente corse nella sua cappella dove si trovavano molti dei suoi familiari per confessarsi. Anche nelle altre chiese della città si radunarono a pregare molti cittadini di ogni classe. Il giorno seguente Il Papa scese due ore prima della levata del sole in San Pietro ove disse Messa in presenza di una grande folla. Poi convocò i cardinali in un concistoro e li esortò a placare l’ira di Dio con esercizi di penitenza. In Roma dove persino edifici assai solidi mostravano delle crepe, lo spavento fu così grande che molti, nonostante le piogge, passavano le notti in capanne nella campagna o nelle carrozze. (…) Nuove e minori scosse di terremoto seguirono quando il Papa il 16 gennaio si recò in Laterano, promulgò un’indulgenza e ordinò processioni rogatorie. Oggi, scrive il conte Lamberg nel suo Diario, tutti sono confessati, hanno fatto digiuno e sono andati in San Pietro, una tale ressa non si è vista mai, nemmeno nell’Anno Santo. Le commedie e le mascherate del carnevale vennero proibite ed invece di questi divertimenti Il Papa ordinò missioni popolari che furono assai frequentate. Il terremoto, dice un contemporaneo, fu un grande predicatore. (…) Nel giorno della Purificazione di Maria Santissima (il 2 febbraio, NdR) ebbe luogo anche nella Sistina la solita benedizione dei ceri. Nel bel mezzo della cerimonia alle 9 del mattino si fece sentire il terremoto così violento che tutti i presenti scapparono. Solo il Papa mantenne la sua calma e si prostrò ai piedi dell’altare. Di poi si recò a pregare nella Chiesa di San Pietro, benché si annunciasse che anche là avevano vacillato le colonne del tabernacolo berniniano ed erano caduti calcinacci dalla Cupola. Nel pomeriggio egli visitò la Scala Santa presso il Vaticano. I danni cagionati dalla scossa di terremoto del 2 febbraio furono notevoli in tutta la città. Particolarmente dovette soffrire la chiesa di San Lorenzo.

monumento-colosseoDel Colosseo crollarono tre archi del secondo anello e le pietre vennero usufruite per costruire il porto di Ripetta. Anche nella Basilica di San Pietro, nel Vaticano e nel Quirinale si rivelarono dei crepacci. (…) Nella notte dal 2 al 3 febbraio i romani, già agitatissimi, furono presi di nuovo dalla grande paura. Fu fatta circolare dai ladri la voce in tutta la città che in due ore Roma perirebbe, ciò evidentemente alla scopo di far bottino durante il panico. Tutti fuggirono nei giardini e nelle pubbliche piazze. Indescrivibili scene si svolsero ovunque. Gli abitanti seminudi gridavano misericordia, si gettavano in ginocchio e attendevano pieni di costernazione l’ora della loro fine. Madri baciavano ancora una volta i loro bambini e coniugi ed amici si abbracciavano. Molti confessavano pubblicamente le loro colpe ed altri si confessavano sulle pubbliche vie. L’aria risuonava del grido: Santo Iddio abbi misericordia di noi. Il Papa prese subito misure per tranquillizzare la popolazione e garantire la proprietà. Nello stesso tempo ordinò un inchiesta per stabilire gli autori della falsa diceria, ma non se ne seppe nulla. La popolazione si tranquillizzò soltanto lentamente. Molti per lungo tempo ancora dormivano all’aperto e nei giardini come fece il Cardinale Ottoboni ed altri nobili. Clemente XI (…) vedeva nel terremoto un castigo per i peccati, prese una serie di provvedimenti onde elevare lo stato morale della sua capitale. (…) stabilì che d’ora innanzi nella festa della Purificazione venisse cantato annualmente nella Cappella papale il Te Deum ed anche il giorno prima venisse considerato di stretto digiuno. Quest’uso è mantenuto dai Romani ancora oggi. (…)


Del resto il Papa fece fare anche delle osservazioni scientifiche per scoprire se fosse possibile prevedere i terremoti. (…) il 15 aprile si levò un grande ciclone ed il 24 maggio seguì una nuova scossa, la quale, benché fosse leggera, fece che molti fuggissero nella campagna. La cronaca di Roma annuncia poi per il 10 ottobre uragani ed altre scosse di terremoto. (…) specialmente in Norcia, Foligno, Spoleto e L’Aquila. Il Papa mandò colà copiosi sussidi. L’apposita congregazione che egli aveva istituito fece mettere a disposizione della popolazione accampata all’aperto le tende delle guarnigioni di Castel Sant’Angelo e Civitavecchia. Oltre al denaro vennero distribuiti anche dei viveri. (…) Riflessi della guerra e dei disastri naturali si rispecchiano a loro volta nelle condizioni della popolazione dello Stato Pontificio. All’avvento di Clemente, l’eterna città contava 149.477 abitanti, tenendo però conto che allora veniva celebrato l’Anno Santo, per cui come numero normale è meglio considerare quello dell’anno 1701 che ne portò 141.798. Fino al 1707 questo numero discese a 132.728 anche se crebbe poi lentamente per scendere poi ancora una volta. (…)

Da: Storia dei papi dalla fine del Medio Evo: compilata col sussidio dell’Archivio Segreto Pontificio e di molti altri archivi. Dall’elezione di Clemente XI sino alla morte di Clemente XII, Volume 15, Autore ‪Ludwig Pastor (Freiherr von), ‪tradotto da Pio Cenci. Editore Desclée & C. editori pontifici, 1962 Pagg. 375-379.

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