Perchè la Magnitudo Richter o Locale (Ml) e la Magnitudo Momento (Mw) possono essere differenti?

0

Perchè la Magnitudo Richter o Locale (Ml) e la Magnitudo Momento (Mw) possono essere differenti?

Spesso si incappa nel delirio dei complottisti e seguaci dei santoni del web, che credono alla “magnitudo abbassata” e ancora citano leggi inesistenti del Governo che non rimborserebbero “i danni” oppure che inneggiano a fantomatiche trivellazioni a profondità siderali. Eppure, a volte, la Magnitudo Momento può essere più elevato della Magnitudo Locale (o Richter)
Tratto da www.ingv.it
Redazione Blue Planet Heart

Ormai non passa giorno in cui, su molti siti e pagine social, si parli di “Magnitudo abbassata da INGV”, scatenando le ondate di complottisti e ignoranti del web che gridano alla cospirazione e inneggiano al complotto che non si sa poi alla fine a chi gioverebbe. Oppure ci sono pseudo santoni che, siccome non riescono più a prendere in giro la gente in modo efficace, essendoci stato un calo dell’attività sismica, non arrivando una “famigerata” scossa di Ml 4.9 che viene sbandierata da quasi 15 mesi, si attaccano a questi stratagemmi, accusando INGV di tutto e di più

Prendendo in esame cosa è accaduto con la scossa delle 00:31:56 del 24 marzo 2018, con epicentro in provincia di Brindisi, in prossimità della costa, si può davvero comprendere come sui social la disinformazione, davvero, sia ormai sovrana. Infatti la scossa è stata valutata da INGV di intensità pari a Ml 3.9, cosa pubblicata sul sito fino alle 14.00 del giorno stesso dell’evento sismico.
Ma il panico complottista da “abbassamento della magnitudo” è poi dilagato quando, poco dopo le 14.00, INGV ha corretto il post indicando 3.7 come Magnitudo Momento, innescando una serie di post e commenti su gruppi e pagine, a dir poco disarmanti.

Per far meglio comprendere quindi la differenza tra le due diverse misurazioni pubblichiamo questa nota dell’ufficio stampa di INGV:

“La magnitudo Richter o locale (Ml) fu introdotta dal sismologo statunitense Richter nel 1935 per avere una stima della grandezza dei terremoti che fino a quel momento si basava esclusivamente sulla determinazione degli effetti dei terremoti (scale di intensità). Il semplice concetto introdotto da Richter era che si poteva stimare la grandezza di un terremoto direttamente dall’ampiezza di un sismogramma registrato da un sismografo standard chiamato Wood-Anderson. Richter calibrò quindi una relazione che per ogni aumento di ampiezza di 10 volte delle onde sismiche di frequenza pari a circa 1 Hz, equivaleva un aumento di un grado di magnitudo.

La magnitudo Richter quindi è una misura della grandezza relativa tra terremoti e non una stima della reale grandezza dei terremoti. Negli anni ’70 Kanamori introdusse la magnitudo momento (Mw) derivata dal parametro sismologico momento sismico che equivale al prodotto tra area di faglia, dislocazione e la resistenza delle rocce. Il momento sismico e la magnitudo momento rappresentano quindi la migliore stima della reale grandezza del terremoto. Il momento sismico è anche un osservabile sismologico in quanto si può calcolare direttamente dal sismogramma, in particolare dalla parte a bassa frequenza (minore di 1Hz) ma la sua determinazione richiede un certo tempo.

L’ampiezza delle onde sismiche a bassa frequenza, dove viene calcolata la magnitudo momento (al di sotto di 1 Hz),  per forti terremoti è maggiore dell’ampiezza delle onde sismiche a 1 Hz, dove viene calcolata la magnitudo Richter, e questo è dovuto alle caratteristiche della sorgente sismica. Questa particolarità delle onde sismiche dei forti terremoti è alla base della differenza che si osserva tra magnitudo Richter e magnitudo momento. Si parla infatti di saturazione della magnitudo Richter per forti terremoti in quanto l’ampiezza della onde sismiche a 1 Hz non aumenta linearmente all’aumentare della magnitudo. La magnitudo Richter è ancora in uso grazie alla rapidità con la quale viene calcolata, ma la magnitudo momento è sicuramente la migliore stima della reale grandezza di un terremoto, essendo direttamente legata alle dimensioni e alla dislocazione della sorgente sismica. Si noti infatti che sin dai primi comunicati dell’INGV, relativi al terremoto dell’Aquilano del 6 aprile 2009,  venivano indicate ambedue le stime di magnitudo. “

Ascoltando poi una dichiarazione del 2017 del fisico dell’INGV, Gaetano De Luca, sulla polemica innescata dalla rete riguardo “l’abbassare la Magnitudo”, spiega che INGV ha sul territorio più di 400 stazioni sismiche e la misura della Magnitudo viene effettuata attraverso la comparazione di tutte le stazioni, gli altri istituti europei invece lo fanno solo con una parte di queste stazioni.

“Quando viene poi pubblicata da INGV la misura della Magnitudo, lo scarto di errore è sempre e comunque +/- M 0.1 il che significa che se a livello europeo la scossa del 23 marzo 2018 venisse valutata Ml 4.0 sarebbe nella stesso range di scostamento e quindi”, continua De Luca, “sono tutte e due misure “buone” diciamo. Paradossalmente, avere più informazioni, come accade a INGV”- spiega De Luca – “potrebbe rappresentare un fattore di maggiore difficoltà, perchè si deve elaborare una mole di dati molto più ampia e quindi arrivare ad un risultato il più preciso possibile fa impiegare più tempo rispetto ad altri istituti europei e mondiali che vanno ad elaborare una quantità di dati molto minore

Per quanto riguarda invece l’eterna bufala delle trivelle, pubblichiamo una comunicazione fatta in giornata da Alessandro Amato, addetto stampa di INGV che ha dichiarato: Poco fa mi ha chiamato un giornalista per un parere sulla presunta associazione dell’eve”nto con le attività di estrazione in Adriatico. Ecco le considerazioni che ho fatto: 1) l’ipocentro è tra 25 e 30 km di profondità (ben vincolato sia dalla localizzazione in sala sismica che dal calcolo del momento tensore; 2) il campo petrolifero più vicino è quello denominato Aquila che dista almeno 50 km dall’evento di ieri. Questi due elementi mi portano a escludere una relazione causale tra attività estrattive/reiniettive e terremoto. Non riesco a immaginare un meccanismo di trasferimento degli sforzi tra le due zone che possa far muovere una faglia. Ho anche ricordato che anche nelle aree geologicamente “stabili” come quella, una sismicità rara è sempre presente, dovuta a deformazione della crosta, anche se molto lenta. Contrariamente a quanto spesso sento dire, la Puglia ha avuto in passato eventi molto forti. Basti pensare a quello del 1627 (Gargano) e a quello c.d. di Nardò del 1743.
Comunque il terremoto di ieri è stato avvertito molto bene in tutta la Puglia, anche a causa della struttura crostale della regione, caratterizzata da una bassa attenuazione delle onde sismiche.”
Ulteriori dati su: http://cnt.rm.ingv.it/event/18504011

Share.

Leave A Reply