Fake news: ecco perché la gggente si eccita così tanto per le “stronzate”

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Fake news: ecco perché la gggente si eccita così tanto per le “stronzate”

La pressione sociale ad avere un’opinione a tutti i costi e la mancanza di responsabilità, mescolata all’impunità, portano a mischiare verità, mezze verità e falsità
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Noi esseri umani, non importa quanto diciamo di dedicarci a virtù come la ragione, la logica e soprattutto la verità, produciamo un flusso ininterrotto di quelle che vengono universalmente chiamate “cazzate” o “stronzate”. Ora il nuovo studio Antecedents of bullshitting” pubblicato su  The Journal of Experimental Social Psychology da John V. Petrocelli della Wake Forest University spiega perché ogni area della vita pubblica e privata è piena di queste bufale o fake news, ma anche di errori e finte verità.

Secondo Petrocelli , la definizione tecnica di “cazzate”o “stronzate” è «un comportamento sociale pervasivo che coinvolge la comunicazione con poca o nessuna preoccupazione per le prove e/o la semantica stabilita, la conoscenza logica, sistemica o empirica. La cazzata non è di per sé mentire: un bugiardo è qualcuno che si preoccupa veramente della verità e sta attivamente cercando di distogliere l’attenzione della gente dalla verità. Al contrario i diffusori di stronzate in realtà non si preoccupano se quello che stanno dicendo è vero o meno, stanno solo mettendo in giro la loro opinione. Come scrisse il filosofo Harry Frankfurt nel suo trattato del 2005 On Bullshit, è impossibile per qualcuno mentire a meno che non pensi di conoscere la verità. Produrre cazzate non richiede tale convinzione».

Per studiare il fenomeno, Petrocelli ha condotto due esperimenti. Nel primo, ha esaminato le risposte di 594 partecipanti a un questionario pubblicato sulla piattaforma Mechanical Turk di Amazon. Metà dei partecipanti al test ha ricevuto informazioni su un individuo bersaglio e l’altra metà è stata informata su una persona non correlata. Sono stati poi informati sul comportamento dell’individuo target e hanno chiesto di spiegare perché ha avuto quel comportamento. Metà dei partecipanti è stata informata che la loro risposta sarebbe stata esaminata da persone che conoscevano bene quell’individuo e all’altra metà è stato detto che i revisori non conoscevano quella persona. E, soprattutto, a una metà dei partecipanti al test è stato detto che dovevano scrivere le risposte date sulla persona, e all’altra metà che non era necessario.

Nel secondo esperimento Petrocelli ha chiesto a 234 studenti universitari iscritti a un corso introduttivo di psicologia di fornire quattro pareri. In una delle opinioni sono stati semplicemente istruiti a rispondere con totale franchezza. Per gli altri tre pareri, è stato detto loro che le opinioni espresse sarebbero state valutate da esperti e avrebbero dovuto giustificarle in una successiva discussione registrata.

Quindi, i risultati dei due esperimenti sono stati valutati per la quantità di cazzate dette e i risultati hanno rivelato due principali fattori che potrebbero indurre qualcuno a dire stronzate. In primo luogo, se una persona pensa di essere costretta ad avere un’opinione su un argomento, anche se potrebbe non avere le conoscenze o l’esperienza giuste per avere un’opinione informata, la pressione sociale porterà a dire delle cazzate. Secondo, se per le cazzate non esiste una qualche responsabilità, è più probabile che una persona le dica o le scriva. Per esempio, bere qualche drink con degli amici che fanno semplicemente sì con la testa a tutto ciò quel che diciamo potrebbe portare a dire più cazzate, mentre avere una conversazione con un collega che mette in discussione ogni dettaglio della tua storia potrebbe farti pensare due volte prima di dire una stronzata.

Mentre Petrocelli stava studiando perché le persone tendono a dire e scrivere cazzate, altri scienziati hanno esaminato perché alcune persone accettano tutte le stronzate prodotte da altre persone. Nello studioOn the reception and detection of pseudo-profound bullshit” del 2015 un team di ricercatori canadesi guidato da Gord Pennycook dell’università di Waterloo ha scoperto che alcune persone con una maggiore propensione ai pregiudizi sono più disposte ad accettare idee e pseudo-fatti che corrispondono alle loro convinzioni. E’ stato scoperto che hanno risposte inferiori in una parte del lobo frontale chiamata corteccia cingolata anteriore, che comprende il “rilevatore di cazzate” che abbiamo nella nostra testa. E’ per questo che per alcune persone semplicemente non suona l’allarme in presenza di fake news.

Secondo questo studio, alcune persone hanno assegnato punteggi più alti alle cazzate dette con uno stile pseudo-profondo tipo Deepak Chopra, che almeno sintatticamente ha senso ma logicamente no, come «il significato nascosto si trasforma in una bellezza astratta senza precedenti».

Pennycook e i suoi coautori hanno scoperto che le persone più sensibili alle stronzate sono quelle meno analitiche, meno intelligenti, più credulone e più inclini a fare “confusione ontologica”, come credere che la mente possa controllare il mondo fisico tramite l’esperienza extrasensoriale.

Petrocelli riconosce che per quanto riguarda la scienza delle cazzate c’è ancora molto lavoro da fare, ma è convinto che i risultati del suo studio suggeriscano una tattica per combatterle: basta semplicemente avvisare le persone che stanno dicendo delle cazzate e di solito la smettono. «Che siano affermazioni o espressioni di opinioni sugli effetti delle vaccinazioni, sulle cause del successo e del fallimento, o su un’ideale politico, farlo con poca o nessuna preoccupazione per le prove o la verità è sbagliato. Con la loro dipendenza dalle prove empiriche, si stima che gli scienziati sociali siano ben posizionati per “definire le cazzate” (cioè identificarle) quando le vedono».

Ma accusare qualcuno di dire cazzate e anche chiedergli di smetterla non sempre è il metodo giusto: «L’esperienza comune suggerisce che chiedere ai cazzari di prendere in considerazione le prove a sostegno delle loro affermazioni può essere un serio killer della conversazione. Questo potrebbe mettere a tacere le cazzate, ma non necessariamente potrebbe migliorare la comunicazione basata sulle prove. La ricerca futura farà bene a rispondere a queste domande in modo empirico e a determinare modi efficaci per migliorare l’interessamento per le prove e la verità».

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