La cacciatrice americana con la giraffa nera uccisa. Indignazione in rete per le foto del trofeo

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La cacciatrice americana con la giraffa nera uccisa. Indignazione in rete per le foto del trofeo

«Ho coronato il mio sogno». Ambientalisti, animalisti e ONG africane: la caccia grossa è un incubo
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Le foto di una giraffa abbattuta in Sudafrica da una cacciatrice statunitense sono diventate virali in rete dopo che sono state pubblicate da AfricaDigest  che ha rivelato che chi si era resa colpevole dell’uccisione e se ne vantava pubblicamente era Tess Thompson Talley, che su Facebook, Instagram e Twitter è stata a sua volta presa di mira da inferociti internauti.

Africa Digest ha pubblicato le foto con un commento caustico: «Una selvaggia bianca americana, che è in parte una Neanderthal, arriva in Africa e abbatte una rarissima giraffa nera per gentile concessione della stupidità del Sudafrica. Il suo nome è Tess Thompson Talley. Si prega di condividere».

Infatti, la caccia grossa che ha dato alla Thompson Talley (che in realtà era già nota per aver ucciso animali protetti) questa controversa fama è avvenuta nella savana sudafricana in modo completamente legale ed è stata proprio la cacciatrice a pubblicare per prima su Facebook le immagini di lei insieme alla grande e magnifica giraffa che aveva abbattuto, scrivendo di aver coronato così il sogno di tutta una vita e che quella straordinaria giraffa nera era stata la risposta alle sue preghiere di incontrarla per poterla uccidere.

Un po’ troppo per gli ambientalisti e per chi vede nella caccia grossa praticata dai ricchi statunitensi, europei, arabi e asiatici nell’Africa subsahariana una sorta di nuovo colonialismo.

Di fronte all’ondata di durissime critiche e accuse, la Thompson Talley ha cercato di giustificarsi su Fox News spiegando che la giraffa abbattuta apparteneva a una sottospecie in espansione e che questa crescita della sua popolazione sarebbe dovuta proprio «ai cacciatori e agli sforzi di conservazione pagati u in gran parte dalla caccia grossa». Quanto alla rarità della giraffa che la stessa cacciatrice statunitense vantava nel suo primo trionfale post, la cacciatrice ha minimizzato dicendo che si riferiva solo al colore dell’animale: «La razza non è rara in nessuna maniera se non che era molto vecchia. Le giraffe diventano più scure con l’età».  Inoltre, la grande giraffa avrebbe avuto 18 anni e quindi non poteva più procreare ed era colpevole di aver ucciso tre maschi giovani in età riproduttiva, facendo diminuire la popolazione del branco. «Ora, con la vecchia giraffa morta, i maschi più giovani possono continuare a riprodursi e possono aumentare la popolazione. Questa si chiamato conservazione attraverso la gestione della caccia – conclude la Talley – Non sono un cacciatore “canned”».

Giustificazioni che hanno buttato benzina sul fuoco e la star di Hollywood e ambientalista Ricky Gervais ha ribattuto su Twitter che «Le giraffe sono ora in pericolo nella ‘lista rossa’ a causa del loro declino del 40% negli ultimi 25 anni. Potrebbero estinguersi. Andarsene per sempre. E permettiamo ancora ai ceti privilegiati di pagare per sparare o tirare loro con arco e frecce per divertimento».

St Twitter altri ci sono andati moto più pesante: «#TessThompsonTalley, un’ameba ha più cervello di te! Che schifo! Vergognati di pensare che la tua vita vale più di ogni altra creatura vivente e ti dà il diritto di porre fine alla sua vita! Chi sei tu per metterti al di sopra di qualsiasi altra creatura vivente. Spero che la natura si vendichi  di te!». Ma un aiuto inaspettato all’incauta cacciatrice è venuta da una parte probabilmente inaspettata:   Julian Fennessy, co-fondatore della Giraffe Conservation Foundation, ha confermato ad Yahoo Lifestile che «La giraffa nella foto fa parte delle specie sudafricana Giraffa giraffa, che non è rara – stanno aumentando in natura. La caccia legale alla giraffa non è uno dei motivi de loro declino, nonostante il lato morale ed etico che è una storia diversa».

Ma le immagini della cacciatrice sorridente e trionfante per aver ucciso un grande animale “particolare” hanno scatenato emozioni profonde tra chi si oppone alla caccia grossa e pensa che «Uccidere gli animali per divertimento è il segno di una grave malattia mentale». Altri hanno definito quelle di Talley  «Scuse disgustose per un essere umano» e dicono ch è solo una «monella ricca e viziata senza coscienza», altri come l’attrice dell’attrice Debra Messing  ci vanno giù ancora più pesante: «Assassina disgustosa, vile, amorale, senza cuore, egoista».

La cacciatrice Americana, che va ad aggiungersi a una sfilza di cacciatori di trofei presi di mira su internet,  non ha certo contribuito a sedare gli animi, visto che in una e-mail ha risposto a chi la attacca: «Ho capito che la caccia non è per tutti, quel che rende grande questo mondo sono le differenze, ma minacciare chiunque perché non la pensa come te è completamente inaccettabile. Se fosse un’altra convinzione ad essere diversa, minacce e insulti sarebbero considerati orribili, tuttavia, per qualche ragione, è corretto agire in questo modo perché è la caccia».

Il problema per lei è che le foto che ha postato . oltre ad essere inutilmente trionfanti – irrompono proprio in un acceso dibattito sulla caccia ai trofei all’estero, con le associazioni ambientaliste e animaliste che chiedono all’Amministrazione di Donald Trump di vietare l’importazione dei leoni sudafricani abbattuti dai cacciatori statunitensi. Ma da marzo i cacciatori di trofei possono fornire al governo degli Stati Uniti informazioni in modo confidenziale invece di dover chiedere pubblicamente un permesso di importazione, sollevando interrogativi sugli aspetti legali dell’uccisione e  per le pratiche illecite come l’”adescamento” che vengono utilizzate, violando l’etica del “giusto inseguimento”.

E Trump ha chiamato proprio notissimi cacciatori a riscrivere i regolamenti federali sull’importazione di trofei da elefanti e leoni africani e questo team proprio la scorsa settimana ha difeso la caccia grossa, sostenendo ancora una volta che le specie minacciate e in via di estinzione non esisterebbero più se venisse data ragione agli ambientalisti, perché i programmi di salvaguardia delle specie protette in Africa vengono in gran parte pagati con i soldi versati dai cacciatori di trofei. cosa non vera e più volte smentita dalle Associazioni ambientaliste che finanziano progetti di salvaguardia e aree naturali protette.

Ma Trump anche in questa materia è ondivago: si dice orripilato dai massacri dei grandi animali africani, ma i suoi figli sono noti cacciatori di trofei in Africa e lui si dice convinto che alla fine il massacro della grande fauna selvatica «possa in qualche modo aiutare la conservazione di elefanti o di qualsiasi altro animale»

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