Ecco come era un tempo il cratere centrale dell’Etna

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Ecco come era un tempo il cratere centrale dell’Etna

di Boris Behncke
ingvvulcani.wordpress.com

Quante volte i visitatori dell’Etna chiedono se è possibile vedere “il cratere”, intendendo il famoso Cratere Centrale, grande bocca sommitale del vulcano siciliano! Anche fra le guide del vulcano si parla spesso del Cratere Centrale, quando in realtà si fa riferimento a uno dei quattro crateri sommitali principali, quello denominato “Voragine”. La vecchia enorme bocca, appunto il Cratere Centrale, il cui cono troncato per secoli ha dominato il profilo dell’Etna, effettivamente non esiste più da mezzo secolo, da quando cioè è stato riempito dai prodotti delle sue eruzioni nella prima metà degli anni Sessanta.

Fig_01_Centrale_1920s
Figura 1 – Vista aerea del Cratere Centrale nella sua forma “classica” (circa 1920). Al margine sinistro dell’immagine si vede il pennacchio di gas emesso dal Cratere di Nord-Est, nato nella primavera del 1911. Da una vecchia cartolina postale.

Dall’analisi delle fonti storiche per molti secoli il cratere sommitale dell’Etna sarebbe sempre stato unico, anche se non sono mancate eruzioni – le cosiddette eruzioni “subterminali”,  come quella del 1869 – originate da bocche eruttive a quote poco inferiori a quella del Cratere Centrale. Non si hanno evidenze che, almeno negli ultimi 500 anni e forse per vari millenni, sia esistito in area sommitale un complesso di coni e crateri come quello attuale. Le descrizioni fornite da chi scalava e raggiungeva la cima dell’Etna fanno sempre riferimento a un unico grande cratere, a volte con una sola bocca interna, a volte con due o tre. Questo cratere era caratterizzato da un’attività più o meno continua nei periodi fra un’eruzione di fianco e l’altra, e rari episodi parossistici con fontane e colate di lava, formazione di colonne di materiale piroclastico, come nel 1787, 1800, 1863, 1899, e nel 1910.

Fig_02_Centrale_1893
Figura 2 – Disegno del Cratere Centrale, con una piccola colata lavica intracraterica, nel 1893, un anno dopo la grande eruzione laterale del 1892 che ha edificato i Monti Silvestri, nel versante sud. Disegno di Annibale Riccò.

Alla fine dell’’800 e all’inizio del ‘900, il Cratere Centrale aveva un diametro di quasi mezzo chilometro e una profondità di alcune centinaia di metri (figure 1 e 2). Nella seconda decade del ‘900, una vivace e quasi continua attività intracraterica cominciò a riempire il cratere, formando un conetto di scorie alla base della sua parete nord-orientale. Dopo un periodo di subsidenza e il collasso della parte centrale del fondo craterico, nel 1939 iniziò un nuovo periodo di attività intracraterica. Esso portò all’ accrescimento di coni di scorie con emissione di colate di lava all’interno del Cratere Centrale (figura 3), culminando con due episodi parossistici nel 1940 e un terzo nel 1942, che riempirono quasi completamente la grande depressione craterica (figura 4).

Fig_03_Centrale_1940
Figura 3 – Doppio conetto di scorie e colata lavica intracraterica nella parte nord-orientale del Cratere Centrale, 1940. Da una vecchia cartolina postale.
Fig_04_Centrale_1943
Figura 4 – Vista aerea del Cratere Centrale nel 1943, ripresa dalle forze alleate nel periodo dello sbarco in Sicilia. Il cratere è quasi interamente riempito da una colata lavica intracraterica emessa durante l’episodio parossistico di giugno 1942. In primo piano l’allora ancora molto piccolo Cratere di Nord-Est (NE). Foto pubblicata nel libro “Mount Etna – The Anatomy of a Volcano” di Chester et al. (1985) (vedi bibliografia alla fine dell’articolo).

Nell’ultimo ventennio della sua esistenza, il Cratere Centrale ha subito notevoli cambiamenti. Nell’ottobre 1945 si formò un cratere “a pozzo” nella parte nord-orientale della piattaforma lavica interna, battezzato “Voragine” (o “Voragine Grande”). Nel 1949 si aprì una frattura eruttiva… L’ARTICOLO CONTINUA QUI

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