C’è la mano dell’uomo nell’incremento del livello dei mari

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C’è la mano dell’uomo nell’incremento del livello dei mari

Simulazioni basate su dati registrati da satellite hanno dimostrato che circa la metà della variabilità regionale dell’incremento del livello degli oceani è dovuta al riscaldamento globale causato dalle attività umane. Queste nuove informazioni potranno essere utili in futuro per proteggere le comunità costiere più esposte
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Negli ultimi 25 anni, il livello medio degli oceani è salito. In alcune regioni del mondo, l’innalzamento è stato doppio rispetto alla media della crescita. Questo fenomeno è stato causato almeno in parte dal cambiamento climatico generato dalle attività antropiche, e quindi ci dobbiamo aspettare che si riproduca anche nei prossimi decenni. È il risultato di uno studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” da John Fasullo del National Center for Atmospheric Research (NCAR) e Steve Nerem dell’Università del Colorado a Boulder, entrambi negli Stati Uniti.

La mano dell'uomo nell'incremento del livello dei mari
Variazioni altimetriche dei mari su scala globale: in blu/azzurro quelle negative, in giallo/rosso quelle positive. La scala va da -10 a +10 millimetri/anno. (Cortesia John T. Fasullo)

Fasullo e Nerem hanno poi usato due diversi modelli climatologici, il Community Earth System Model dell’NCAR e l’Earth System Model della National Oceanic and Atmospheric Administration, per separare la componente naturale da quella artificiale della variabilità climatica nell’incremento del livello degli oceani. La conclusione è che, nelle regioni che si sono discostate dall’incremento medio del livello oceanico, circa metà della variazione può essere attribuita al cambiamento climatico. Inoltre, spesso i fattori artificiali sembrano riprodurre quelli naturali.

“Abbiamo scoperto che il livello dell’oceano risponde al cambiamento climatico in modo simile a quanto avviene con l’Oscillazione pacifica decadale”, ha spiegato Fasullo. “Questo spiega anche perché è sempre stato così difficile determinare quanto della variazione fosse dovuto alla componente naturale e quanto no”.

“Ora che sappiamo che il cambiamento climatico sta giocando un ruolo nella creazione di questi schemi di variabilità regionali, possiamo prevedere che questi stessi schemi possano persistere o addirittura intensificarsi in futuro se i cambiamenti climatici continueranno senza sosta”, ha concluso il ricercatore. “Con i livelli del mare che saliranno di 60-70 centimetri entro la fine del secolo, in media, le informazioni sulle differenze regionali previste potrebbero essere cruciali per preservare le comunità costiere”.

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