Le ondate di caldo in Europa non sono più anomale

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Le ondate di caldo in Europa non sono più anomale

Questa “anomalia” rimarrà, e cambierà la nostra quotidianità: se non ne prendiamo finalmente atto non potremo che limitarci a subirla
di Marco Immovilli
www.greenreport.it

Non solo l’Italia, anche il nord Europa è in fiamme: tra le giornate di mercoledì 24 e giovedì 25 luglio, i paesi più a nord del Vecchio continente hanno assistito ad una delle ondate di caldo più intense nella recente storia climatica. Belgio, Olanda e Germania hanno registrato temperature al di sopra dei propri record nazionali, raggiungendo rispettivamente i 40.6 °C, 40.4 °C e 41.5 °C . La città di Parigi ha raggiunto i 42.6 °C, superando cosi la soglia dei 41 °C raggiunta l’ultima volta nel 1947. L’ondata di caldo di questo luglio è tutt’altro che anomala bensì si rischia che possa diventare una nuova normalità che, tuttavia, non conosciamo e che presenta diversi livelli di stabilità. Ma andiamo con calma.

Il motivo per cui la comunità scientifica ritiene che questa ondata di caldo non sia anomala può essere compreso leggendo il recente studio della celebre Università di Zurigo [1](ETH). Il gruppo di scienziati ha infatti dimostrato che le ondate di caldo dell’estate scorsa (2018) non avrebbero potuto estendersi su un’area tanto grande senza gli effetti del cambiamento climatico dovuto dall’azione dell’uomo. Inoltre, fenomeni di questo genere continueranno e si intensificheranno con l’aumento delle temperature. Qualche settimana fa, un articolo del New York Times[2] riportava i risultati di una ricerca su cambiamenti climatici e ondate di calore, sostenendo che la crisi climatica renderà gli eventi di calore estremo ancora più lunghi.

In altre parole, la comunità scientifica sta producendo dati a supporto della correlazione tra riscaldamento globale e ondate di caldo. Benché gli sforzi politici globali si stiano impegnando – quanto meno sulla carta,  con l’Accordo di Parigi del 2017 – a limitare l’innalzamento della temperatura media globale ben al di sotto dei +2 °C rispetto all’epoca pre-industriale, rimane il fatto che la temperatura globale è già cresciuta di quasi  1 °C (0.8 °C[3]) e le proiezioni ci dicono che siamo diretti verso un mondo con +3.0C[4] entro il 2100. Dunque dobbiamo arrenderci al fatto che le ondate di caldo come quella del 2018 e quella di questa estate (anche) nel Nord Europa saranno sempre più comuni negli anni a venire.  L’aggettivo “anomalo” non potrà – né dovrà – essere più utilizzato. Perché questo punto – che potrebbe sembrare prettamente linguistico e al più concettuale – è così importante?

Pensiamo alle ondate di caldo e ad altri eventi climatici estremi che sempre di più stanno diventando parte della nostra quotidianità, direttamente o indirettamente (e questa differenza ha importantissime ripercussioni per via di disuguaglianze sociali, culturali ed economiche). La siccità che sta devastando l’India in questi mesi[5], i fuochi che stanno divorando le foreste dell’Artico da qualche settimana[6], la tragica perdita del ghiacciaio Okjökull in Islanda[7] e potrei continuare così all’infinito. Chiamare questi eventi anomali significa cedere ad una narrativa che aliena gli eventi presenti dai trend passati e – purtroppo – futuri. Tutti questi eventi, e a buon diritto anche le ondate di caldo di questi ultimi anni, costituiscono i tasselli fondativi di un cambiamento – o meglio di uno sconvolgimento – climatico guidato dall’uomo. Mi riferisco evidentemente all’Antropocene, ovvero l’era in cui l’uomo ha un considerevole impatto e sugli ecosistemi terrestri, ai livelli di una forza geologica.

Benché la scienza ci aiuti a comprendere la sistematicità di questi cambiamenti, pare comunque difficile collegare eventi che sembrano distanti tra loro. Questa, dopotutto, è la difficoltà riscontrata da anni nelle negoziazioni internazionali e nazionali. La crisi climatica non è un semplice nemico da individuare e quindi mobilitare l’opinione pubblica è difficile e – come si é visto nel caso degli Stati Uniti – non porta necessariamente voti alle urne. D’altronde, per alcune persone – coloro che possono permettersi l’aria condizionata, risorse d’acqua pressoché illimitate – avere 40 °C sulle spiagge sabbiose dell’Olanda non è poi così male. Forse un po’ fastidioso, ma si attende senza grandi problemi qualche giorno – e qualche giorno in più lo si dovrà attendere in futuro – per poi ritornare alle medie stagionali. Tuttavia nel tempo geologico della Terra, questi mutamenti sono davvero sconvolgenti poiché stanno alterando gli equilibri del pianeta.

Equilibri e “tipping points”, se ne parla tanto. Il famoso articolo che per la prima volta ha descritto uno stato di “hothouse” del clima globale mostra che molti stati di equilibrio stanno saltando. Ad esempio la perdita dei ghiacciai, dell’ecosistema alpino, della foresta amazzonica e così via dicendo possono causare degli “effetti a cascata” che segnerebbero l’inizio di eventi irreversibili[8]. Ancor più recentemente un articolo della Bbc[9] ha riportato che i prossimi  18 mesi saranno fondamentale per evitare cambiamenti distruttivi nel clima globale. Insomma, un altro equilibrio – quello climatico – che potrebbe scivolarci dalle mani e di certo non per “anomalie” stagionali.

Cercare di capire cosa significa vivere nell’era chiamata dell’Antropocene significa diventare consapevoli dei cambiamenti strutturali che stanno avvenendo. Le recenti ondate di caldo dovrebbero essere capite, quindi, in questo contesto e dovremmo noi tutti cercare di evitare di credere che alle prime piogge e ai primi cali di temperature l’anomalia se ne andrà.  L’anomalia rimarrà e cambierà la nostra quotidianità, che lo vogliamo o no. Di fatto, quindi, l’anomalia cesserà d’essere e si aprirà un nuova condizione in cui dovremmo sopravvivere con nuove instabilità.

[1]https://ethz.ch/en/news-and-events/eth-news/news/2019/04/simultaneous-heatwaves-caused-by-anthropogenic-climate-change.html

[2]https://www.nytimes.com/2019/07/18/climate/heatwave-climate-change.html

[3]https://earthobservatory.nasa.gov/world-of-change/DecadalTemp

[4]https://www.bbc.com/news/science-environment-48964736

[5]https://www.theguardian.com/world/2019/jun/12/indian-villages-lie-empty-as-drought-forces-thousands-to-flee

[6]https://www.lifegate.it/persone/news/gravi-incendi-circolo-polare-artico

[7]https://www.sciencealert.com/iceland-has-unveiled-a-memorial-to-the-first-glacier-lost-to-climate-change

[8]https://www.pnas.org/content/115/33/8252

[9]https://www.bbc.com/news/science-environment-48964736

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