La paura di una nuova catastrofe climatica: ecco il significato della pietra runica vichinga di Rök

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La paura di una nuova catastrofe climatica: ecco il significato della pietra runica vichinga di Rök

Grazie al lavoro di un team multidisciplinare svedese è stato finalmente interpretato il significato della spettacolare pietra runica di Rök, una delle più grandi e importanti al mondo. Nelle sue oltre 700 rune, incise nel IX secolo dopo Cristo, sarebbero impressi i timori di una grave e imminente crisi climatica.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it

Una delle più grandi, famose e preziose pietre runiche al mondo, la spettacolare “pietra runica di Rök”, sarebbe stata eretta dai vichinghi (nell’800 d.C.) per il timore del ripetersi di una catastrofica crisi climatica avvenuta tre secoli prima. A suggerirlo un affascinante studio interdisciplinare condotto da quattro scienziati di diversi atenei svedesi; Per Holmberg dell’Università di Göteborg, Bo Gräslund e Henrik Williams dell’Università di Uppsala e Olof Sundqvist dell’Università di Stoccolma.


La pietra runica in granito, alta 2,5 metri e pesante circa 5 tonnellate, è considerata la prima forma di letteratura svedese scritta. È composta da oltre 700 rune allineate in 28 righe, delle quali soltanto una risulta completamente illeggibile. Gli scienziati sapevano bene che i messaggi-indovinelli fanno riferimento alla mitologia norrena e alle gesta del re ostrogoto Teodorico il Grande, tuttavia a causa delle parti mancanti e delle differenti forme di scrittura adottate il significato profondo degli stessi risultava criptico e sfuggente. Fino alla nuova indagine.

Grazie alla collaborazione di più studiosi provenienti da diverse branche della ricerca è emersa una nuova e interessantissima interpretazione della pietra runica di Rök. Nelle sue rune verrebbe infatti descritta la morte del giovane figlio di re Teodorico, e il suo decesso sarebbe legato in qualche molto al possibile arrivo di una nuova, devastante crisi climatica, come quella che aveva colpito la Scandinavia nel 500. È noto che a causa di alcune imponenti eruzioni vulcaniche all’epoca ci fu un crollo delle temperature, che a sua volta portò a prolungate carestie ed estinzioni di specie animali e vegetali. Le conseguenze sulle comunità nordiche furono talmente drammatiche che si ritiene perse la vita il 50 percento della popolazione.


Una vera e propria catastrofe, dunque, il cui spettro è aleggiato tra le varie generazioni, fino a giungere a quella di re Teodorico. La morte del figlio e un probabile evento naturale considerato nefasto, alla stregua di un’eclissi solare o una forte tempesta solare, come suggerito dagli autori dello studio, probabilmente furono letti come presagio dell’arrivo di un possibile “Grande inverno”, il “Fimbulwinter” della mitologia norrena che precederebbe il Ragnarok, la fine della civiltà umana (in parole molto semplici). E per questo motivo sarebbe stata eretta la spettacolare pietra runica, scoperta nelle mura di una chiesa nel 1800.

“La chiave per comprendere il significato dell’iscrizione era nell’approccio interdisciplinare. Senza queste collaborazioni tra analisi testuale, archeologia, storia delle religioni e runologia, sarebbe stato impossibile risolvere gli enigmi della pietra runica di Rok”, ha dichiarato con soddisfazione professor Per Holmberg, docente presso l’Università di Göteborg. I dettagli della scoperta sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Futhark: International Journal of Runic Studies.

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