I coronavirus possono sopravvivere sulle superfici degli oggetti fino a nove giorni

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I coronavirus possono sopravvivere sulle superfici degli oggetti fino a nove giorni

Un team di ricerca tedesco guidato da scienziati dell’Università di Medicina di Greifswald ha stimato che i coronavirus possono sopravvivere sulle superfici di metallo, plastica e vetro fino a nove giorni a temperatura ambiente, con una media di sopravvivenza di quattro/cinque giorni. Nello studio sono stati coinvolti i coronavirus della MERS, della SARS e i coronavirus endemici umani, ma non il nuovo patogeno emerso in Cina, 2019-nCoV. Ciò nonostante, gli scienziati ritengono che anche quest’ultimo abbia una sopravvivenza analoga a quella degli altri. Ecco i risultati dello studio
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it

A temperatura ambiente i coronavirus possono sopravvivere a contatto con superfici di vetro, metallo e plastica fino a nove giorni. In media la sopravvivenza è di quattro o cinque giorni, che può essere prolungata dalle temperature più basse e dal livello di umidità. A determinarlo è stato un team di ricerca tedesco guidato da scienziati dell’Università di Medicina di Greifswald, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Virologia Medica e Molecolare presso l’Università della Ruhr di Bochum.

I ricercatori, coordinati dal professor Günter Kampf, docente dell’Istituto di Igiene e medicina ambientale presso l’ospedale universitario di Greifswald, sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato i dati di 22 differenti studi sui coronavirus e sulla loro inattivazione. Nello specifico, negli esperimenti sono stati coinvolti il coronavirus della SARS (Severe acute respiratory syndrome) o Sindrome respiratoria acuta grave; il coronavirus della MERS (Middle East Respiratory Syndrome) o Sindrome respiratoria mediorientale e i coronavirus endemici umani (HcoV). Non è stato incluso il nuovo coronavirus emerso in Cina (2019-nCoV), ma lo studio è stato condotto proprio per stimare la sopravvivenza di quest’ultimo, nell’ottica dell’emergenza sanitaria globale che sta scatenando. In particolar modo si è fatto riferimento agli oggetti potenzialmente contaminabili presenti nell’ambiente ospedaliero, dove è di vitale importanza ridurre i rischi di contagio: “Negli ospedali, ad esempio, possono essere le maniglie delle porte, ma anche i pulsanti di chiamata, i comodini, le reti e altri oggetti nelle immediate vicinanze dei pazienti, spesso in metallo o plastica”, ha dichiarato il professor Kampf.

Come dimostrato da scienziati dell’Università di Fudan (Shanghai), dell’Università di Sydney (Australia) e dell’Istituto di Virologia di Wuhan (Cina), il nuovo coronavirus condivide con la SARS l’80 percento del proprio profilo genetico. Sia SARS, che MERS, che 2019-nCoV fanno inoltre parte dello stesso gruppo chiamato betacoronavirus. Alla luce di ciò, gli scienziati ipotizzano che i risultati sulla sopravvivenza possano essere applicati anche al nuovo coronavirus emerso in Cina: “Sono stati analizzati diversi coronavirus e i risultati erano tutti simili”, ha affermato il coautore dello studio Eike Steinmann in un comunicato stampa dell’Università della Ruhr.

Il fatto che il coronavirus possa sopravvivere sulle superfici fino a nove giorni contrasta con le dichiarazioni del portavoce dell’OMS Christian Lindmeier, che aveva stimato una sopravvivenza del coronavirus di gran lunga inferiore: “Se io tossisco sulla mano e passo un telefono, per esempio, ci può essere contagio, ma il tempo di sopravvivenza del virus è molto, molto ridotto e forse dopo mezzora non può più contaminare le persone”, aveva dichiarato in una conferenza stampa tenutasi a Ginevra. Più cauti i CDC americani, che in una pagina di domande e risposte sul virus hanno indicato un potenziale “rischio basso” di contaminazione attraverso pacchi e imballaggi spediti dalla Cina.

Il professor Günter Kampf e colleghi sottolineano comunque che attraverso una buona igiene e pulizia delle superfici si può ridurre in modo significativo la presenza dei coronavirus sulle superfici. “Possono essere inattivati in modo efficiente mediante procedure di disinfezione delle superfici con etanolo al 62-71%, perossido di idrogeno allo 0,5% o ipoclorito di sodio allo 0,1% entro un minuto. Altri agenti biocidi come lo 0,05-0,2% di benzalconio cloruro o lo 0,02% di clorexidina digluconato sono meno efficaci”, hanno scritto gli scienziati nel proprio articolo, pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Journal of Hospital Infection.

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