Scoperti 6 nuovi coronavirus nei pipistrelli – VIDEO

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Scoperti 6 nuovi coronavirus nei pipistrelli – VIDEO

Gli scienziati Smithsonian: «Nessuna prova che i nuovi coronavirus rappresentino un rischio per la salute umana»
www.greenreport.it

Un team di ricercatori statunitensi e del Myanmar guidato dal Global Health Program (GHP) dello Smithsonian ha scoperto 6 nuovi coronavirus nei pipistrelli in Myanmar e sottolineano che «E’ la prima volta che questi virus sono stati rilevati in qualsiasi parte del mondo. Studi futuri valuteranno il potenziale di trasmissione tra le specie per comprendere meglio i rischi per la salute umana»

Nello studioDetection of novel coronaviruses in bats in Myanmar”, pubblicato su PlosOne, gli autori spiegano che «I coronavirus scoperti di recente non sono strettamente correlati alla sindrome respiratoria acuta grave dei coronavirus (SARS CoV-1), alla sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) o al Covid-19». Ma sono convinti che i risultati della ricerca «Aiuteranno a comprendere la diversità dei coronavirus nei pipistrelli e informeranno gli sforzi globali per rilevare, prevenire e rispondere alle malattie infettive che possono minacciare la salute pubblica, in particolare alla luce della pandemia in corso di Covid-19».

Il principale autore dello studio, l’ex veterinario della fauna selvatica Marc Valitutto che attualmente dirige il GHP dello Smithsonian, evidenzia che «Le pandemie virali ci ricordano quanto la salute umana sia strettamente connessa alla salute della fauna selvatica e dell’ambiente. n tutto il mondo, gli umani interagiscono con la fauna selvatica con frequenza crescente, quindi più comprendiamo questi virus negli animali – cosa consente loro di mutare e come si diffondono ad altre specie – meglio possiamo ridurre il loro potenziale pandemico».

I ricercatori hanno rilevato questi nuovi virus mentre, nell’ambito del progetto PREDICT, effettuavano la biosorveglianza su animali e persone per comprendere meglio le circostanze della diffusione delle malattie.

PREDICT, un’iniziativa finanziata dall’ U.S. Agency for International Development (Usaid), sostiene la scoperta e la sorveglianza globali degli agenti patogeni che possono potenzialmente diffondersi dagli animali all’uomo. Il team PREDICT in Myanmar è composto da scienziati dell’università della California – Davis (Capofila), Smithsonian e da tre ministeri dl Myanmar: agricoltura, bestiame e irrigazione; salute e sport; risorse naturali e ambiente di Myanmar. Oltre a Usaid, i partner principali sono: EcoHealth Alliance, Metabiota, Wildlife Conservation Society e Smithsonian Conservation Biology Institute. Dal 2009, gli scienziati hanno lavorato in oltre 30 paesi in America Latina, Africa e Asia per rafforzare le loro capacità, attuare l’One Health Programme e condurre la sorveglianza delle malattie zoonotiche e delle minacce virali emergenti, inclusi i coronavirus e i filovirus (come Ebola), paramyxovirus ( Nipah/Hendra), virus dell’influenza (H1N1, H5N1, H7N9) e flavivirus (Zika). All’interno di questo imponente lavoro scientifico, sono stati formati anche scienziati di laboratorio di tutto il mondo per eseguire test virali, una professionalità vitale nel caso in cui dovesse emergere un focolaio di una zoonosi come il Covid-19.

Ora, di fronte a tutto questo traffico di pipistrelli e virus in natura e in laboratorio, bisognerà vedere se, dopo l’interrogazione parlamentare sulla bufala del virus cinese realizzato in laboratorio che sarebbe il “padre” del Covid-19, il gruppo della Lega (ex Nord) farà un’interrogazione anche sui nuovi coronavirus statunitensi-birmani.

Ma, a differenza di certe iniziative della politica della paura, la scienza è una cosa seria e il team dello Smithsonian ha concentrato la sua ricerca in Myanmar sui siti nei quali gli esseri umani hanno maggiori probabilità di entrare in stretto contatto con la fauna selvatica locale a causa dei cambiamenti nell’utilizzo del suolo e nello sviluppo urbanistico del territorio. E’ in queste aree che, da maggio 2016 ad agosto 2018, hanno raccolto più di 750 campioni di saliva e feci da pipistrelli.

Gli esperti stimano che migliaia di coronavirus – molti dei quali non sono ancora stati scoperti – sono presenti nei pipistrelli, i ricercatori hanno testato e confrontato i campioni con coronavirus noti e hanno identificato per la prima volta 6 nuovi coronavirus. Il team ha anche rilevato un coronavirus che era stato trovato altrove nel sud-est asiatico, ma mai prima in Myanmar. Allo Smithsonian ricordano che «I Sono necessari studi futuri per valutare il loro potenziale di ricaduta su altre specie per comprendere meglio i rischi per la salute umana».

Gli autori dello studio dicono che «Questi risultati sottolineano l’importanza della sorveglianza per le malattie zoonotiche che si verificano nella fauna selvatica. I risultati indirizzeranno la sorveglianza futura delle popolazioni di pipistrelli per individuare meglio le potenziali minacce virali alla salute pubblica».

Suzan Murray, direttrice del GHP dello Smithsonian e coautrice dello studio, conclude: «Molti coronavirus potrebbero non rappresentare un rischio per le persone, ma quando identifichiamo queste malattie nelle prime fasi negli animali, alla fonte, abbiamo una preziosa opportunità per indagare sulla potenziale minaccia.  Una vigile sorveglianza, ricerca e istruzione sono gli strumenti migliori che abbiamo per prevenire le pandemie prima che si verifichino»

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