La Cina ha eliminato il pangolino dagli “ingredienti” della medicina tradizionale

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La Cina ha eliminato il pangolino dagli “ingredienti” della medicina tradizionale

La rivista governativa cinese Health Times ha annunciato che le autorità di Pechino hanno incrementato il livello di protezione dei pangolini, rimuovendo inoltre le loro parti dalla farmacopea della medicina tradizionale, dunque non potranno più essere uccisi. I pangolini, mammiferi minacciati di estinzione a causa del traffico illegale, si pensa possano essere coinvolti – senza alcuna colpa – nella pandemia di coronavirus SARS-CoV-2.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it

La Cina non solo ha deciso di aumentare il livello di protezione dei pangolini, mammiferi squamosi fortemente minacciati di estinzione, ma li ha anche rimossi dalla lista degli “ingredienti” della medicina tradizionale. In parole semplici, questi splendidi animali saranno ancor più tutelati dalla legge, e non potranno più essere uccisi per ottenere parti da sfruttare in trattamenti anacronistici, che non possiedono alcuna valenza scientifica. Di concerto all’introduzione delle nuove misure di protezione dei pangolini, la Cina ha deciso di togliere dal mercato anche una pillola basata sulle feci dei pipistrelli, anch’essa legata alla farmacopea della medicina tradizionale asiatica.

Ad annunciare la svolta, che giunge a poche settimane di distanza dal divieto di consumo di animali selvatici e di cani e gatti, è stata la rivista gestita dal governo Health Times. La ragione “ufficiale” dietro la rinnovata protezione dei pangolini sarebbe legata alla conservazione; questi animali, infatti, sono classificati come in pericolo di estinzione (codice EN – endangered) nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), soprattutto a causa del mercato nero. Non a caso, secondo i dati dell’International Wildlife Trade Research Organization (TRAFFIC), si tratta del mammifero più trafficato al mondo. Basti pensare che all’inizio di aprile la polizia malese ha sequestrato ben 6 tonnellate di squame di pangolino nel porto di Port Klang, nei pressi della capitale Kuala Lumpur. Erano nascoste in un container di anacardi. In precedenza erano stati sequestrati altri carichi importanti, ma si stima che siano molti quelli che riescono a superare i controlli e ad arricchire i trafficanti.


Alla luce di questi massacri e dei numeri sempre più esigui di pangolini in natura, che in Asia vengono uccisi anche per la carne “prelibata”, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) ha deciso di spostarli nell’Appendice I di rischio, la più alta, pertanto le autorità cinesi si sarebbero mosse sulla scorta di questa situazione. Ma in molti pensano che dietro ci sia il ruolo (senza alcuna colpa) di questi animali nella pandemia di coronavirus SARS-CoV-2. La proteina S o spike del patogeno, quella che usa per legarsi al recettore ACE2 delle cellule umane, disgregare la parete cellulare, riversarsi all’interno e avviare il processo di replicazione e dunque l’infezione (COVID-19), ha infatti un’elevata affinità con la proteina S rilevata nei coronavirus che circolano proprio nei pangolini. Gli scienziati ritengono che il virus in origine circolasse nei pipistrelli, e poi, dopo aver compiuto il salto di specie nei pangolini, sarebbe passata anche all’uomo attraverso lo spillover, dando vita alla catastrofica pandemia che stiamo vivendo. L’evento potrebbe essersi verificato in un mercato umido, dove i pangolini e altri animali selvatici (spesso in modo del tutto illegale) vengono macellati all’aperto, favorendo il passaggio di virus.

Rimuovere le parti dei pangolini e la pillola a base di feci di pipistrello sarebbe stata dunque una “mossa” per limitare il rischio di ulteriori pandemie, più che una decisione legata alla conservazione. Sull’origine del SARS-CoV-2 c’è tuttavia un aspro dibattito politico internazionale, e dunque certe decisioni potrebbero non essere pubblicizzate apertamente. Qualunque siano le reali motivazioni dietro la scelta del governo cinese, ora i pangolini hanno una chance per riprendersi dal baratro sul quale li abbiamo proiettati, a causa di continui e spietati massacri.

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