L’inquinamento da ozono è a livelli preoccupanti in Italia

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L’inquinamento da ozono è a livelli preoccupanti in Italia

Nel 2019 l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana era stato superato nel 91,7% delle stazioni di monitoraggio. Secondo il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente la situazione è migliore nel 2020, ma è presto per dirlo
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Nonostante i dati del 2020, fino a luglio, registrino un miglioramento dell’inquinamento da ozono rispetto al 2019, solo nello scorso anno l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana era stato superato nel 91,7% delle stazioni di monitoraggio del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa). Va ricordato che la presenza di elevati livelli di ozono, a causa del suo alto potere ossidante , danneggia la salute umana, ma anche quella degli animali e delle piante (ne influenza la fotosintesi e la crescita, entra nel processo di formazione delle piogge acide, con danni alla vegetazione ed ai raccolti), deteriora i materiali (danni al patrimonio storico-artistico) e riduce la visibilità.

L’ozono O3 è un gas formato da tre atomi di ossigeno, in natura si trova in concentrazioni rilevanti negli strati alti dell’atmosfera terrestre, dove protegge dalla radiazione ultravioletta. Negli strati bassi dell’atmosfera, invece, è presente in basse concentrazioni, tranne nelle aree in cui la presenza di alcuni inquinanti chimici, in concomitanza di fattori meteo-climatici favorevoli come le alte temperature estive, può indurne la formazione con conseguente aumento della concentrazione.

In generale occorre ricordare che gli effetti dell’ozono sono contraddistinti da grandi differenze individuali e gli eventuali disturbi sanitari non hanno carattere cumulabile, ma tendono a cessare con l’esaurirsi del fenomeno di concentrazione acuta di ozono. I soggetti più sensibili al fenomeno sono i bambini, gli anziani, le donne in gravidanza, chi svolge attività fisica o lavorativa all’aperto. I soggetti a rischio sono le persone asmatiche, con patologie polmonari o cardiache.

Nel 2019, a livello nazionale, l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (OLT) per l’ozono – 120 µg/m³ come media massima giornaliera calcolata su 8 ore – è stato superato in 297 stazioni di monitoraggio del SNPA su 324 pari al 91,7% delle stazioni con copertura temporale sufficiente; l’OLT è stato superato per più di 25 giorni in 182 stazioni (56,2%).

Un dato – spiega una nota dell’Snpa – che evidenzia come i livelli di ozono estivo sono elevati in gran parte del Paese, con alcune aree (in particolare la pianura Padana) dove si registrano situazioni più evidenti di criticità.

In particolare la soglia di allarme è stata superata solamente in stazioni di 4 regioni: Lombardia (20), Veneto (9), Piemonte (4), provincia autonoma di Trento (1).

Per quanto riguarda il 2020 – dato che un elemento determinante che incide sulle concentrazioni di ozono rilevate, è la presenza o meno di elevate temperatura – i dati di giugno e luglio non sono del tutto significativi, ma comunque in questi due mesi, solamente in Lombardia, è stata superata la soglia di allarme di 240 µg/m3 come massima media oraria (livello oltre il quale vi è un rischio per la salute umana in caso di esposizione anche di breve durata) oltre la quale scattano le misure previste dai piani d’azione comunali. Ed anche per la regione lombarda il superamento ha interessato solamente due stazioni. Per i dati definitivi c’è quindi da aspettare almeno ottobre, ma per intervenire sarebbe il caso di non aspettare così a lungo, visto che il 2019 ha già dato la sua sentenza.

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