Covid-19: ecco come la densità industriale ha inciso sulla riduzione del rumore sismico in Italia

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Covid-19: ecco come la densità industriale ha inciso sulla riduzione del rumore sismico in Italia

a cura di Davide Piccinini (INGV-PI), Carlo Giunchi (INGV-PI), Marco Olivieri (INGV-BO), Federico Frattini (UNI Ferrara), Matteo Di Giovanni (INGV-PI), Giorgio Prodi (UNI Ferrara), Claudio Chiarabba (INGV-ONT)
ingvterremoti.com

Negli ultimi mesi sono stati condotti numerosi studi sismologici sulla riduzione del rumore ambientale (in inglese noise) registrato dalle stazioni sismiche durante la misura di lockdown che è stato introdotto in tempi e modalità diverse nei vari paesi del mondo, e anche per l’Italia diversi gruppi di ricercatori hanno mostrato la generale riduzione del rumore sismico. Ne ha già parlato questo blog, per esempio qui: Variazione del livello di rumore ambientale in seguito ai decreti per l’emergenza COVID-19

La nostra analisi (appena pubblicata su Scientific Report https://www.nature.com/articles/s41598-020-73102-3 ) tenta di fare un passo in più, e cioè cerca di individuare le cause delle anomalie presenti nella generale riduzione del rumore. Per fare ciò ci siamo concentrati sull’effetto che le misure di contenimento adottate dal Governo italiano hanno avuto sulla riduzione del rumore sismico così come è stato osservato dalle stazioni sismiche appartenenti alla Rete Sismica Nazionale (RSN) in Italia centro-settentrionale, ma a queste misure è stata aggiunta una analisi socio-economica che ha offerto una nuova e più completa chiave di lettura degli andamenti osservati.

Nei giorni immediatamente successivi all’introduzione del lockdown (10 marzo), in seguito ad un’analisi speditiva dei dati provenienti da alcuni siti della RSN, avevamo infatti osservato come la riduzione di rumore sismico subito dopo l’introduzione del lockdown fosse evidente in alcune stazioni e invece molto ridotto in altre. Questa osservazione ci ha spinto a svolgere una analisi sistematica e di dettaglio del dato sismologico su 78 siti della RSN per riconoscere gli andamenti peculiari e l’eventuale corrispondenza con un diverso accoglimento delle restrizione imposte nei diversi casi.

In Figura 1 mostriamo alcuni dei casi emblematici che, analizzati in dettaglio, mostrano andamenti molto diversi.

Figura 1: Esempio dell’andamento del rumore ambientale o noise osservato a tre stazioni sismiche durante le 2 settimane precedenti (REFws nel primo pannello in alto) e le 4 settimane successive (W1-4) alla misura di lockdown (riga nera continua). La linea nera tratteggiata si riferisce al DPCM del 22 marzo. La curva blu descrive l’ampiezza del noise osservato e mostra le oscillazioni giorno/notte, mentre le barre orizzontali rosse indicano la media del noise osservato durante la settimana lavorativa. Le bande verticali rosa indicano i periodi di weekend.  E’ da notare come nel caso della stazione ST.DOSS, posta in prossimità di una stazione sciistica, la riduzione del noise dopo il lockdown è repentina. Nel caso di IV.FIR posta nel centro storico della città di Firenze, la riduzione del rumore che si osserva è progressiva e si stabilizza già a partire dalla seconda settimana successiva al lockdown. Nel pannello in basso è rappresentato il noise alla stazione IV.RAVA posta in un’area rurale alle porte di Modena, costellata dalla presenza di poli industriali in cui la media del rumore osservato si mantiene praticamente costante durante tutto il periodo di osservazione.

Nel caso di stazioni sismiche installate sulle Alpi, per esempio in prossimità di stazioni sciistiche come la stazione ST.DOSS, il rumore sismico, a seguito delle prime misure di lockdown ha subìto una riduzione drastica, immediata e persistente.

Altrettanto emblematico è il caso della stazione sismica di Firenze (IV.FIR, già discussa qui https://ingvterremoti.com/2020/07/02/il-rumore-sismico-ambientale-in-italia-torna-quasi-ai-livelli-pre-lockdown-e-non-dappertutto/), posizionata in pieno centro storico di una delle città turistiche per eccellenza (più di 15 mln di visitatori nel 2019). In questo sito infatti si osserva un graduale ma costante calo del rumore diurno durante la prima settimana dopo il lockdown, che si attesta a circa -50% nelle settimane successive. Oltre alla riduzione diurna, secondo i risultati della nostra analisi, si osserva una riduzione del rumore anche durante le ore notturne, presumibilmente dovuto alla riduzione della vita notturna nel centro della città. L’andamento osservato si correla molto bene con l’andamento del numero di veicoli circolanti osservati dalle centraline di monitoraggio del Comune di Firenze, confermando il progressivo ma rapido adattamento della popolazione alle misure di contenimento della pandemia.

Un comportamento molto diverso si osserva invece in alcuni siti ubicati principalmente in Pianura Padana, circondati da poli industriali produttivi, dove il rumore sismico si riduce in modo molto lieve, o in qualche caso non si riduce affatto durante le 4 settimane successive all’introduzione delle misure di lockdown.

Figura 2: Mappe della variazione del rumore sismico osservato, espresso in termini di riduzione percentuale rispetto alle settimane precedenti il lockdown. I 4 pannelli si riferiscono alle 4 settimane successive al DPCM del 10 marzo. I triangoli rappresentano l’ubicazione dei 78 siti usati per effettuare questo studio. Si nota come in ampie zone dell’Italia settentrionale la riduzione del rumore durante le prime due settimane sia stata molto ridotta così come indicato dalle tonalità più tenue della scala di colore che ne codifica la variazione percentuale.

Partendo dalla distribuzione spaziale di queste anomalie (Figura 2), gli economisti dell’Università di Ferrara hanno condotto un’analisi di alcuni marker socio-economici indagando sulla correlazione tra la densità di attività industriali (suddivise in attività strategiche e non strategiche), la densità di popolazione e la distribuzione delle anomalie di rumore osservate, offrendo uno spunto innovativo per la loro interpretazione.

I risultati di questa analisi congiunta hanno evidenziato infatti come le aree in cui sono prevalenti le attività industriali considerate non strategiche sono quelle nelle quali si osserva una riduzione più marcata del rumore sismico, e quindi un rapido adattamento da parte della popolazione alle misure di restrizione decretate dal Governo.

Al contrario, le aree in cui è elevata la densità di industrie strategiche hanno mostrato una riduzione del rumore sismico molto lieve e comunque differita nel tempo.

In conclusione questo studio non solo fornisce un supporto per l’interpretazione ex post della diffusione della pandemia COVID-19 in particolare per le aree più popolate e industrializzate, ma mette a disposizione una nuova base di partenza per prevedere l’efficacia delle misure che possono essere adottate a contrasto di possibili future pandemie.

E’ da sottolineare che questo studio è stato concepito, realizzato e concluso durante il lockdown, in condizione di smartworking. Durante quelle settimane gli autori, localizzati in sei città diverse, hanno potuto trarre il massimo beneficio da questa condizione lavorando “agilmente” grazie anche alle infrastrutture informatiche e di accesso ai dati messe a disposizione da INGV e UniFE.

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