Il Forte terremoto che colpì Pompei, Ercolano e la Costa Vesuviana il 5 febbraio del 62 d.C..

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Il Forte terremoto che colpì Pompei, Ercolano e la Costa Vesuviana il 5 febbraio del 62 d.C.

tratto da storing.ingv.it

Il 5 febbraio del 62 d.C. un disastroso terremoto colpì le città di Pompei ed Ercolano e molti altri centri della costa vesuviana. Il sisma, avvertito anche a Roma, ebbe un’intensità stimata tra l’ottavo e il nono grado della scala Mercalli con epicentro localizzato nella zona perimetrale meridionale del Vesuvio e l’ipotesi di un suo collegamento alla successiva eruzione del 79 d.C., non è mai stata confermata.

Bassorilievo raffigurante gli effetti del terremoto del 62 d.C. sugli edifici del Foro. Larario dalla Casa di Cecilio Giocondo.
Calco in gesso, Museo della Civiltà Romana. Credits wikimedia commons

Il terremoto danneggiò in modo grave ed esteso la città di Pompei e in parte quella di Ercolano; danni a Napoli e Nocera Inferiore, e in molte ville e fattorie della zona non meglio precisate.
A Pompei si videro gli edifici aprirsi agli angoli; una statua di bronzo si aprì in due parti uguali dalla testa ai piedi; tremarono anche i muri a secco e si osservò il movimento delle tessere nei pavimenti a mosaico. Le distruzioni furono estese, ma fu possibile ricostruire gli edifici sulla base delle strutture precedenti. Un’epigrafe ricorda la ricostruzione del tempio di Iside. L’ampia analisi archeologica e architettonica degli edifici della fase post-terremoto condotta dalla recente letteratura scientifica ha consentito di valutare il tipo di danni su numerose abitazioni anche se lo stato dell’esplorazione archeologica non è completo

L’episodio e i disastrosi effetti del sisma vengono narrati da Seneca nel sesto libro delle Questioni Naturali (VI, 1, 1-2) dedicati all’amico Lucilio che era proprio nativo di Pompei e possedeva una villa fuori città.

O Lucilio, che sei il migliore fra gli uomini, abbiamo sentito dire che Pompei, frequentata città della Campania, dove si incontrano da una parte le coste di Sorrento e di Stabia e dall’altra quelle di Ercolano, e circondano con una ridente insenatura il mare che si ritrae dal largo, è sprofondata a causa di un terremoto che ha devastato tutte le regioni adiacenti, e che ciò è avvenuto proprio nei giorni invernali, che i nostri antenati garantivano essere al sicuro da un pericolo del genere. Questo terremoto si è verificato alle None di febbraio, durante il consolato di Regolo e di Virginio, e ha devastato con gravi distruzioni la Campania, regione che non era mai stata al sicuro da questa calamità e che ne era sempre uscita indenne, anche se tante volte morta di paura: infatti, anche una parte della città di Ercolano è crollata e anche ciò che è rimasto in piedi è pericolante, e la colonia di Nocera, pur non avendo subito gravi danni, ha comunque motivo di lamentarsi; anche Napoli ha subito perdite, molte fra le proprietà private, nessuna fra quelle pubbliche, essendo stata toccata leggermente dall’enorme disgrazia: in effetti, alcune ville sono crollate, altre qua e là hanno tremato senza essere danneggiate”.

Furono molti i monumenti gravemente danneggiati a Pompei, e molti lavori di ristrutturazione, come quelli che interessarono il tempio di Venere e il Capitolium, non vennero mai ultimati. Altri lavori interessarono tutta l’area del Foro, gravemente danneggiata, dove vennero ricostruiti il tempio dei Lari Pubblici e quello del Genio di Vespasiano. “Il terremoto segnò dal punto di vista sociale, il definitivo crescere di una nuova classe emergente formata da liberti e da una nuova classe imprenditoriale che basava la sua ricchezza sui capitali liquidi e non sui possedimenti terrieri, la quale aveva notevolmente trasformato Pompei nel suo tessuto abitativo” (da Pompei e il Vesuvio: scienza, conoscenza ed esperienza). Quando l’eruzione del 79 d.C. colpì e distrusse Pompei, li lavori di ristrutturazione di tutti gli edifici danneggiati dal terremoto, erano ancora in atto, e molti lavori non furono mai terminati cosa che ancora oggi è visibile nella stratigrafia degli scavi.

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