Una catastrofe climatica annunciata in Germania. E l’Italia corre rischi ancora maggiori

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Una catastrofe climatica annunciata in Germania. E l’Italia corre rischi ancora maggiori

Wwf: nessuno è al sicuro dalla crisi climatica. Anbi: «In Italia approvare subito la legge contro il consumo di suolo»
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«Se il cambiamento climatico continua incontrollato, i rischi di caldo, siccità e piogge abbondanti in tutta la Germania aumenteranno notevolmente in futuro. Il danno avrà un effetto a catena sugli ecosistemi che sono già fortemente inquinati, come suoli, foreste e corpi idrici, e sugli esseri umani e sulla loro salute». E’quello che emergeva dalla Klimawirkungs- und Risikoanalyse 2021 (KWRA) für Deutschland, pubblicata solo un mese fa dal ministero federale dell’ambiente e dall’Agenzia federale per l’ambiente tedeschi.

Lo studio è stato commissionato dal governo federale tedesco e redatto da un consorzio di ricerca che coinvolge esperti di 25 autorità federali e istituzioni di 9 dipartimenti governativi della rete “Klimawandel und Anpassung”. I risultati dello studio sono una base essenziale per l’ulteriore sviluppo della Deutschen Strategie zur ⁠Anpassung an den Klimawandel⁠ (⁠DAS⁠). Il rapporto mostrava i rischi associati a diversi scenari climatici a metà e fine secolo e per la prima volta ha analizzato come i rischi nei singoli settori sono collegati e interagiscono tra loro. Sono state inoltre analizzate le opzioni di adattamento per i rischi climatici più elevati e valutate in termini di quanto possono ridurre il rischio climatico futuro.

La KWA ha esaminato oltre 100 impatti dei cambiamenti climatici e le loro interazioni, avertendo che circa 30 richiedono un’azione molto urgente. Tra queste ci sono lo stress mortale da caldo, soprattutto nelle città, la scarsità d’acqua nel suolo e bassi livelli di acqua sempre più frequenti, con gravi conseguenze per tutti gli ecosistemi, l’agricoltura, la silvicoltura e il settore del trasporto merci. Sono stati studiati anche i danni economici causati da forti piogge, inondazioni improvvise e alluvioni – come quelle verificatesi in queste ore – alle strutture, nonché il cambiamento delle specie causato dal graduale aumento della temperatura, compresa la diffusione di vettori di malattie e parassiti.

Lo studio, forse con un po’ troppo ottimismo a breve periodo ma profeticamente per quanto riguarda le aree più colpite, sottolineava che «Finora solo poche regioni della Germania sono state colpite in modo molto intenso da caldo, siccità o forti piogge. In caso di forte cambiamento climatico, molte più regioni dovrebbero affrontare questi effetti entro la metà del secolo. I maggiori cambiamenti climatici rispetto ad oggi si verificherebbero nell’ovest e nel sud della Germania. Gli estremi climatici si verificano più frequentemente nel sud-ovest e nell’est. I fiumi e le valli fluviali potrebbero essere interessati dalle conseguenze di rischi specifici per l’acqua, come magre e inondazioni. Sulla costa, i rischi derivanti dall’innalzamento del livello del mare aumenterebbero notevolmente nella seconda metà del secolo. Se il cambiamento climatico sarà forte, l’intera Germania diventerebbe un hotspot per i rischi di cambiamento climatico entro la fine del secolo».

Non sapendo che la Germania stava per essere investita da una serie di eventi climatici estremi culminati nel disastro che la sta ancora sconvolgendo in queste ore, la ministro dell’ambiente tedesca, Svenja Schulz, aveva annunciato: «Il cambiamento climatico sta minacciando le fonti di sostentamento delle generazioni future e limitando le loro libertà. La prevenzione più importante è un’azione risoluta per il clima. Ma abbiamo anche bisogno di misure precauzionali globali per le conseguenze del cambiamento climatico che sono già inevitabili: la Germania ha bisogno di più alberi nelle città, più verde sui tetti, più spazio per i fiumi e molto altro. E deve avvenire rapidamente, perché molte misure richiedono tempo per avere effetto. Ci vuole tempo perché un albero in città cresca e fornisca ombra nelle città surriscaldate. Tutti i livelli di governo devono poter partecipare. I comuni sono i primi ad essere colpiti dalle conseguenze del cambiamento climatico. Le città, i distretti e i comuni dovrebbero quindi ora ricevere il sostegno che corrisponde alle loro esigenze. Da luglio, il Ministero federale dell’ambiente sosterrà comuni nella ricerca di soluzioni individuali con un centro di consulenza dedicato. Promuoveremo anche l’assegnazione di manager che promuovono l’adattamento climatico sul campo. Nella fase successiva, il governo federale dovrà creare un quadro finanziario e giuridico affidabile per un adattamento climatico efficace, sulla base dell’impatto climatico e dell’analisi dei rischi».

Anche Tobias Fuchs, responsabile clima e ambiente del Deutscher Wetterdienst, si era detto molto preoccupato: «Il cambiamento climatico sta avanzando. Le emissioni di gas serra stanno aumentando senza controllo. Le conseguenze sono chiare: la temperatura media annuale in Germania è già aumentata di 1,6° C, più che ovunque nel mondo. Ne stiamo sentendo gli effetti qui in casa nostra: il numero di giorni caldi con temperature massime superiori a 30° C è quasi triplicato e le precipitazioni invernali sono aumentate del 27%. Come sarà il nostro futuro climatico? Nel peggiore degli scenari, entro la metà del secolo prevediamo che la temperatura media dell’aria in Germania aumenterà tra 2,3 e 3 gradi rispetto all’inizio dell’era industriale. Se le emissioni di gas serra aumenteranno continuamente e si stabilizzeranno a un livello molto alto, entro la fine del XXI secolo, le temperature qui potrebbe salire da 3,9 a 5,5 gradi».

Dirk Messner, presidente dell’Umweltbundesamtes, l’Agenzia tedesca per l’ambiente, aveva aggiunto che «Entro la fine del secolo, una serie di rischi in Germania potrebbe aumentare a tal punto che potranno essere ridotti solo adottando misure precauzionali di vasta portata. Dobbiamo agire ora. Questo comporta l’attuazione coerente di misure basate sulla natura, compresa la protezione dalle inondazioni e delle coste, ad esempio il ripristino delle zone alluvionali. Allo stesso tempo, dobbiamo ridurre drasticamente l’inquinamento e l’eccessivo sfruttamento dell’acqua, del suolo e dell’aria e investire in un massiccio inverdimento degli spazi aperti ed edifici. Abbiamo bisogno di trasformare territori e città in modo che possano assorbire e rilasciare acqua come una spugna senza danneggiare ecosistemi, case e infrastrutture. Abbiamo bisogno di ridurre le superfici in asfalto o sostituirle con materiali da costruzione permeabili all’acqua, creare spazi aperti e verdi  e ridurre l’uso del suolo il prima possibile. Molte di queste misure di adattamento non solo rafforzano gli ecosistemi, ma migliorano anche la qualità della vita e la salute delle persone».

E sul consumo di suolo, in un commento a quanto accaduto in Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia  torna anche  Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (ANBI), che, dopo aver espresso partecipata vicinanza  alle popolazioni colpite dalle drammatica alluvione, evidenzia un dato certificato dal recente rapporto Ispra: «Tra il 2019 ed il 2020 in Italia si sono cementificati  767 ettari all’interno di aree a pericolosità idraulica media e 285 in quelle a pericolosità da frana, incrementando notevolmente il pericolo idrogeologico in un Paese, dove già il 16,6% del territorio  è mappato nelle classi a maggiore rischio, coinvolgendo la vita di circa 3 milioni di nuclei familiari. Di fronte a questi dati ed alle conseguenze dei cambiamenti climatici, ribadiamo la necessità di approvare urgentemente la legge contro il consumo indiscriminato di suolo, che giace nei meandri parlamentari dal 2013, al  tempo del governo Monti e del ministro Mario Catania».

Massimo Gargano, direttore Generale di ANBI, ricorda che «Attraverso il nostro Osservatorio sulle Risorse Idriche stiamo documentando settimanalmente l’inaridimento di ampie zone del territorio italiano, vale a dire l’altra faccia di uno stesso fenomeno: l’estremizzazione degli eventi atmosferici, E’ pertanto indispensabile avviare un piano straordinario di manutenzione del territorio, adeguando la rete idraulica alla mutata fenomenologia meteorologica per evitare di vivere sei mesi con il rischio alluvioni ed altrettanti con il rischio siccità. Con questo obbiettivo ANBI ha proposto l’inserimento di 858 progetti cantierabili nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; l’investimento richiesto di circa 4 miliardi e 339 milioni, capaci di attivare oltre 21.000 posti di lavoro. L’impegno dei Consorzi di bonifica ed irrigazione è per affermare il diritto dei cittadini a vivere in sicurezza dalle acque e ad avere cibo di qualità, garantendo un reddito sicuro agli agricoltori».

Secondo il Wwf Italia  «Quello accaduto in Germania e in Belgio è un vero disastro climatico, dove in pochi giorni è caduta la pioggia che un tempo scendeva in due mesi e dove il bilancio provvisorio è arrivato già a oltre 80 morti e 1300 dispersi. Nemmeno la Germania, che da anni ha avviato politiche per ridare spazio ai fiumi, è al sicuro dalle conseguenze peggiori del cambiamento climatico. Non c’è più tempo e l’azione climatica va accelerata a ritmi esponenziali se vogliamo evitare le conseguenze più pericolose e ingestibili. L’azzeramento delle emissioni (mitigazione) va attuato nel più breve tempo possibile, ben prima del 2050, e nel contempo vanno messe in campo davvero le politiche di adattamento».

Anche il Wwf fa l’esempio dell’Italia dove «Il Piano di adattamento è ancora fermo e non è mai passato alla fase attuativa. Pensando a quanto successo in Germania, dobbiamo immediatamente rendere operativa una politica basata sul ripristino degli ecosistemi fluviali e sul recupero degli spazi che abbiamo rubato ai fiumi. Dal dopoguerra ad oggi, nel nostro Paese, abbiamo tolto ai fiumi circa 2000 kmq, un’enormità di spazio e le conseguenze di questo sono e saranno sempre più devastanti».

A proposito di adattamento, il Wwf ha chiesto di avviare Un grande piano di ripristino ambientale, come chiede anche la Strategia Europea per la Biodiversità che impegna gli Stati a rinaturalizzare e riconnettere almeno 25000 km di fiumi entro il 2030». Per questo Wwf Italia e ANEPLA, ha promosso un grande progetto per la rinaturazione del Po – ora nel PNRR italiano – proprio per recuperare spazio al grande fiume, ripristinarne i servizi ecosistemici e tutelarne la biodiversità».

Gli ambientalisti sono però consapevoli che «Questo è un primo grande passo per l’adattamento ai cambiamenti climatici nel nostro Paese, ma è ancora troppo poco e ancora troppi sono gli interventi che vengono realizzati nei nostri corsi d’acqua assolutamente inadeguati (canalizzazioni e tombinature di corsi d’acqua, ancora consumo di suolo lungo le fasce fluviali, traverse, dighe, taglio della vegetazione ripariale, escavazioni in alveo con la scusa della manutenzione idraulica…) e di cui subiremo le conseguenze presto. Abbiamo reso estremamente vulnerabile il nostro territorio e possiamo star certi che da questa tragica emergenza dell’alluvione passeremo alla siccità, come sta avvenendo con sempre più frequenza da diversi anni».

Il Wwf conclude: «Quella del clima, insieme alla perdita della biodiversità, sono ormai la vera crisi che tutti i governi devono affrontare: in questo senso attendiamo una forte risposta dal G20 a presidenza italiana per favorire una convergenza al rialzo nelle sedi multilaterali».

Per armonizzare le politiche nazionali sul clima, il Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport&Environment presenteranno la richiesta e una proposta di contenuti per una legge sul clima in Italia che verrà illustrata nel webinar su zoom “In Italia ci vuole una legge sul clima: proposta degli ambientalisti a governo e parlamentari” che si terrà martedì 20 luglio alle ore 15,30.

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