Il 2020 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa

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Il 2020 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa

Il 2020 in Europa è stato di 1,9° C al di sopra della media 1981 – 2010
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Il 31esimo  rapporto “State of the Climate 2020”, un supplemento speciale del Bulletin of the American Meteorological Society  realizzato da 530 scienziati di oltre 60 Paesi, dimostra che nel 2020  l’Europa ha vissuto il suo anno più caldo con ben 1,9° C al di sopra della media a lungo termine 1981 – 2010.
Alla reat lizzazione del rapporto hanno partecipato 10 scienziati del Met Office britannico che ora spiega: «Rispetto alla media del periodo 1981-2010, molti paesi hanno riportato le loro temperature medie annue più elevate, tra cui: Belgio (+1,9° C), Paesi Bassi (+1,6° C), Lussemburgo (+2,1° C), Francia ( +1,5° C), Spagna (+1,2° C), Svizzera (+1,5° C), Norvegia (+1,9° C), Polonia (+1,9° C), Estonia (+2,4° C), Lituania (+2,3° C), Finlandia (+2,4° C), Svezia (+2,0 °C), Bielorussia (+2,3 °C), Ucraina (+2,8 °C), Russia europea (+2,9 °C) e Kazakistan (+2,2° C)».

Tutti e 5 gli anni più caldi per la temperatura media annuale in Europa si sono verificati dal 2014.

Al Met Office sottolineano che «Sebbene parti dell’Europa nord-occidentale fossero relativamente più fresche, nel 2020 anche il Regno Unito ha raggiunto la sua terza temperatura media annuale più alta, dopo il 2014 e il 2006».

“State of the Climate 2020” ha anche mostrato che la temperatura superficiale media sulle aree terrestri nell’Artico è stata la più alta dall’inizio della serie nel 1900, 121 anni fa.  Il 2020 è stato il settimo anno consecutivo in cui l’Artico ha registrato una temperatura media annua di oltre 1,0° C superiore alla media 1981-2010.

A livello globale, il rapporto ha stabilito che «Il 2020, insieme al 2016 e al 2019, è stato uno dei tre anni più caldi dal 1850. La temperatura globale media dell’anno scorso è stata di circa 0,6° C al di sopra della media del periodo di 30 anni 1981-2010; questo nonostante la transizione nel Pacifico tropicale allo stato di La Niña ad agosto». La fase di La Niña dell’El Niño Southern Oscillation  (ENSO) porta a un raffreddamento temporanea sulle temperature globali. L’ultimo rapporto IPCC pubblicato il 9 agosto 2021 afferma che nel periodo 2011-2020 la temperatura superficiale globale è stata di 1,09°C (0,95 – 1,2) superiore al periodo preindustriale 1850-1900.

Robert Dunn del Met Office, caporedattore del capitolo sul clima globale del rapporto, ha evidenziato che «Questo rapporto si aggiunge a tutte le altre prove che il cambiamento climatico indotto dall’uomo sta interessando ogni parte del globo, ma non tutte le regioni stanno vivendo il cambiamento allo stesso ritmo. L’Artico continua a riscaldarsi a un ritmo più veloce rispetto alle latitudini più basse, ma anche la temperatura media annuale dell’Europa sta aumentando abbastanza rapidamente, con le 5 temperature annuali più alte che si sono verificate dal 2014».

Sebbene durante il 2020, a livello globale, le precipitazioni non siano state eccezionalmente elevate, la risposta del ciclo idrologico al riscaldamento climatico è chiara, con l’umidità superficiale che mostra valori elevati di vapore acqueo sugli oceani; valori vicini al record a terra e il vapore acqueo atmosferico totale che è ben al di sopra della media. Questa umidità extra aggrava gli effetti delle temperature più elevate sul corpo umano.

Per quanto riguarda la saturazione dell’aria, la cosiddetta umidità relativa, è emerso un quadro diverso: «La saturazione dell’aria sulla terra è stata record o quasi record, continuando un trend in atto dal 2000 circa». In Europa, nonostante circa 70 indicatori mostrassero un totale record di precipitazioni giornaliere, ci sono stati meno record estremi, specialmente nell’Europa meridionale. Questo è andato di pari passo con una minore nuvolosità e una siccità diffusa da grave a estrema nella regione.

Kate Willett del Met Office , è co-editrice del capitolo sul clima globale del rapporto e autrice della sezione sull’umidità superficiale, fa notare che «Anno dopo anno la ricchezza di prove di cambiamenti climatici sostenuti con tendenze a lungo termine e valori record o quasi record in tutto il nostro sistema climatico sta crescendo e sta diventando abbondantemente chiaro che questi valori storicamente insoliti del vapore acqueo, umidità relativa, evaporazione, umidità del suolo, siccità, precipitazioni estreme e temperature estreme, solo per citarne alcune, sono la nostra nuova normalità.  Questo rapporto segue da vicino l’ultimo rapporto IPCC che non potrebbe essere stato più chiaro nel suo messaggio: il nostro clima è cambiato ed è probabile che continui a cambiare a meno che il fattore chiave, i gas serra, non venga frenato e ciò che stiamo vedendo orasta già stressando la nostra società e il nostro ambiente».

Ecco i principali risiultati globali dello studio:

Nel 2020, le misure di mitigazione del Covid-19, come i lockdown e le restrizioni ai viaggi, hanno ridotto le emissioni di anidride carbonica solo di circa il 6-7%, Nel 2020, la concentrazione atmosferica dei tre principali gas serra – anidride carbonica, metano e protossido di azoto – ha nuovamente raggiunto valori record. La media globale della concentrazione atmosferica di anidride carbonica è stata di 412,5 parti per milione (ppm). L’aumento del 2020 della concentrazione atmosferica di metano (14,8 parti per miliardo) è stato il più alto aumento di questo tipo da quando sono iniziate le misurazioni sistematiche negli anni ’80.

Nell’agosto 2020, la Death Valley, nel sud-ovest Usa, ha registrato 54,4° C, la temperatura più alta registrata al mondo dal 1931, record eguagliato nel luglio 2021.  Il 6 febbraio la stazione Esperanza ha raggiunto i 18,3° C, la temperatura più alta registrata nel continente antartico, superando di 1,1° C il precedente record stabilito nel 2015. Il 20 giugno è stata osservata una temperatura di 38,0°  C a Verkhoyansk, in Russia, che è provvisoriamente la temperatura più alta registrata all’interno del Circolo Polare Artico.

Nel 2020, solo il 16% della superficie oceanica non ha subito un’ondata di caldo marino.

Il 2019/2020 è stato il 33esimo anno consecutivo in cui i ghiacciai di montagna hanno perso massa, ed è stato anche il 12esimo anno consecutivo in cui hanno avuto perdite superiori a 500 mm in profondità. Rispetto alla media del 1981-2010, i laghi dell’emisfero settentrionale hanno registrato una diminuzione del periodo di copertura del ghiaccio di circa 8,5 giorni. Si tratta del terzo dato più basso dall’inverno del 1979/80, quando è iniziata la serie.

L’estensione di superficie globale che nel 2020 ha subito un’estrema siccità (6,8%) è stata la terza più alta dal 1950.

C’è stata una produttività della vegetazione record nell’emisfero settentrionale. Le emissioni di carbonio provenienti dagli incendi nell’Artico sono state le più alte dall’inizio della serie nel 2003. La stagione degli uragani del Nord Atlantico ha visto 30 tempeste denominate, superando di 2 il totale del 2005, l’anno record precedente. Il vapore acqueo superficiale (umidità specifica) è stato record sull’oceano e quasi record sulla terraferma, con quantità ben al di sopra della media per il vapore acqueo atmosferico totale. Allo stesso tempo, anche l’aria sulla terra è stata record o quasi record in termini di saturazione (umidità relativa) o quantità di vapore acqueo che potrebbe “trattenere” data la sua temperatura.

Dunn ha concluso: «Nonostante tutte le restrizioni per il Covid-19 in tutto il mondo, nel 2020 il clima ha continuato a scaldarsi. Il rapporto sullo stato del clima mostra gli effetti che questo rischio ha su una serie di indicatori climatici, domini e regioni».

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