La storia astronomica delle Perseidi, le lacrime di San Lorenzo

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La storia astronomica delle Perseidi, le lacrime di San Lorenzo

In questi giorni la Terra è investita come ogni anno dallo sciame meteorico delle Perseidi, dovuto all’attraversamento della nube di detriti della cometa Swift-Tuttle. Le notti di picco dello sciame delle Perseidi sono in genere quella a cavallo fra l’11 e il 12 agosto e quella successiva, fra il 12 e il 13 agosto (quindi un po’ in ritardo rispetto alla festa di San Lorenzo).
di Emiliano Ricci
www.lescienze.it

Nel luglio 1862, il fisico pisano Antonio Pacinotti, destinato a diventare famoso come inventore della dinamo, si trovava a Firenze, nel ruolo di assistente di Giovanni Battista Donati, all’epoca docente di astronomia all’Istituto di studi superiori della città e direttore della Specola annessa al locale Museo di fisica e storia naturale. Le notti di cielo sereno le trascorreva al telescopio, a caccia di fenomeni e oggetti celesti. Fu così che, durante le osservazioni del 22 luglio, scorse una cometa di cui non si faceva menzione negli almanacchi, per cui ritenne giustamente di esserne lo scopritore.

Purtroppo per lui, pochi giorni prima, rispettivamente il 16 e il 19, altri due astronomi avevano visto lo stesso astro chiomato, che quindi prese il loro nome. I due, entrambi statunitensi, si chiamavano Lewis Swift e Horace Parnell Tuttle, e la cometa – inizialmente denominata 1862 III – divenne poi celebre come cometa Swift-Tuttle. Pacinotti venne comunque riconosciuto come scopritore indipendente, ma con troppi giorni di ritardo per poter vedere anche il proprio nome associato a quel corpo celeste. (Curiosamente Swift pensava di aver osservato una cometa già nota, scoperta da altri un paio di settimane prima, quindi non ne annunciò subito la scoperta; fu invece Tuttle, dall’Harvard Observatory, a notare che quella era una cometa nuova e diversa.)

I detriti della cometa
Al momento della sua scoperta, la cometa Swift-Tuttle era solo una delle tante comete scoperte in quel periodo, quando il numero di telescopi e di osservatori stava aumentando, e la scienza del cielo stava acquisendo sempre più importanza. Ma quattro anni dopo, nel 1866, un altro astronomo italiano venne nuovamente attratto dalla cometa Swift-Tuttle. Era Giovanni Virginio Schiaparelli – poi diventato famoso per i disegni dei “canali di Marte” – all’epoca in servizio presso l’Osservatorio astronomico di Brera (di cui poco dopo, lo stesso anno, sarebbe diventato direttore) che, riflettendo sull’orbita della cometa che era passata al perielio nel 1862 e su quella dello sciame di meteore note come Perseidi, osservò che erano sostanzialmente coincidenti. In pratica, Schiaparelli scoprì che il fenomeno di questo particolare sciame di “stelle cadenti” è dovuto al fatto che la Terra, percorrendo la propria orbita, attraversa ogni anno, nel periodo a cavallo fra la fine di luglio e la prima quindicina di agosto, la nube di detriti abbandonati dalla cometa – in particolare in prossimità dei suoi passaggi al perielio – durante il suo lungo percorso ellittico attorno al Sole, che si completa in circa 135 anni (l’ultimo passaggio al perielio è avvenuto nel 1992).

Lo sciame delle Perseidi – diventato famoso anche grazie ai versi di Giovanni Pascoli, che lo celebrò nella poesia 10 agosto, scritta per ricordare l’uccisione di suo padre, avvenuta proprio quel giorno, nel 1867 – prende anche il nome di “lacrime di San Lorenzo”, proprio per questa concomitanza con la festa dedicata al martirio di questo santo. Di sciami di meteore se ne osservano diversi, durante tutto l’arco dell’anno, ma quello delle Perseidi è conosciuto anche da chi non è appassionato di astronomia non solo perché cade in estate, quando le persone trascorrono di preferenza le ore serali all’aperto, ma anche perché è effettivamente uno dei più spettacolari, con una frequenza oraria di meteore sempre molto alta (fra 50 e 100 meteore all’ora, nei giorni di picco, a seconda dell’annata più o meno favorevole), e con un numero significativo di meteore brillanti rispetto ad altri sciami meteorici.


Per un mero effetto prospettico, dovuto al movimento della Terra nello spazio, sembra che le meteore provengano tutte da una certa direzione, puntata verso la costellazione boreale di Perseo. Per questo motivo questo sciame si chiama delle Perseidi. Ogni sciame prende infatti il nome della costellazione da cui sembra provenire. L’immaginario “punto di fuga” da cui le meteore sembrano allontanarsi viene tecnicamente chiamato “radiante”. Naturalmente, sempre a causa del moto orbitale della Terra, questo punto si sposta giorno dopo giorno, ma per le Perseidi resta sempre nella stessa costellazione. Ora, si dà il caso che, attorno al 10 agosto, la costellazione di Perseo sorga in tarda serata, e che quindi sia meglio visibile nella seconda parte della notte. Così, pur essendo visibili in tutto il cielo durante tutto l’arco della nottata, le meteore si osservano meglio – nel senso che sono più numerose e brillanti – quando il radiante è alto sopra l’orizzonte. La ragione è legata ancora una volta al moto orbitale della Terra: nelle ore prima dell’alba, infatti, ci troviamo sull’emisfero della Terra che si muove andando incontro alla nube di polveri cometarie che dà origine allo sciame.

Quelle che vengono popolarmente chiamate “stelle cadenti” sono quindi frammenti di ghiaccio e polveri, tipicamente delle dimensioni di un granello di sabbia o poco più, che si “illuminano” bruciando per attrito all’ingresso nell’atmosfera del nostro pianeta. La lunghezza, il colore, la durata, la luminosità della scia dipendono da vari fattori, quali le dimensioni dei grani, la loro composizione chimica, la loro velocità d’ingresso, l’inclinazione di entrata in atmosfera. I grani più grandi generano tipicamente scie più lunghe e luminose. Le meteore particolarmente brillanti e persistenti prendono il nome di bolidi, e sono quelle più spettacolari.

Il momento giusto per l’osservazione
Le notti di picco dello sciame delle Perseidi sono in genere quella a cavallo fra l’11 e il 12 agosto e quella successiva, fra il 12 e il 13 agosto (quindi un po’ in ritardo rispetto alla festa di San Lorenzo). A questo punto non resta che passare ai consigli per godere al meglio di questi “fuochi d’artificio” naturali. Ma qui vengono le note un po’ dolenti. Già, perché per osservare al meglio il fenomeno, occorre trovarsi sotto cieli bui e trasparenti. Purtroppo, però, quest’anno avremo la Luna che sarà piena proprio l’11 agosto, esattamente in una delle notti di picco dello sciame. Chiunque, anche non esperto di astronomia, sa che la Luna piena offre non solo la vista di meravigliosi paesaggi notturni illuminati dal chiarore lunare, ma è così brillante da illuminare il cielo e rendere molto difficile l’osservazione delle stelle. (Questa è la ragione per cui gli astronomi odiano le notti di plenilunio…)

La posizione della Luna, rispetto al radiante delle Perseidi, alla mezzanotte del 10 agosto 2022, visibile dalle latitudini medie italiane. Durante la notte si possono osservare anche i pianeti Marte, Giove e Saturno, e, se dotati di un piccolo telescopio, Urano e Nettuno. Prima dell’alba sarà visibile anche Venere. (Immagine realizzata con SkySafari 6 Pro per macOS, Simulation Curriculum Corp.)

Allora non abbiamo alcuna possibilità di vedere qualche Perseide? Certo che sì, sarà sufficiente avere l’accorgimento di provare a osservarle qualche giorno prima, nelle notte fra il 9 e il 10 agosto, per esempio, quando la Luna tramonterà alcune ore prima dell’alba, lasciando il cielo sgombro dalla sua luce. Ovviamente dovremo attendere l’arrivo della seconda parte della notte, dopo le 2 ora estiva, ma lo spettacolo del cielo è sempre unico e irripetibile. Quindi: cielo buio, lontano da sorgenti di luce anche artificiali, posizione comoda (una sdraio da spiaggia è ideale), orientamento verso il radiante o anche guardando sopra la nostra testa (in direzione dello zenit), coperta contro il freddo e l’umidità, termos di caffè caldo, tanta pazienza e… pronti con l’elenco dei desideri da esprimere a ogni meteora.

Ma poi, perché quando cade una “stella” esprimiamo un desiderio? La spiegazione è particolarmente suggestiva: la parola desiderio viene infatti dal termine latino “sidus”, che significa stella (“sidera”, al plurale), affiancata dal prefisso “de-“, che indica mancanza, privazione. In pratica, chi “de-sidera” sente la mancanza delle stelle, ovvero delle luci che illuminano la notte, quindi si sente privo di punti di riferimento e orientamento (se si pensa al significato astronomico delle costellazioni) o di segni augurali (se invece ci riferiamo al significato astrologico). Ecco quindi spiegata l’associazione fra “stelle cadenti” e desideri. Buone Perseidi, allora!

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