Entro il 2050 cinque miliardi di persone dovranno affrontare carenza d’acqua

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Entro il 2050 cinque miliardi di persone dovranno affrontare carenza d’acqua

L’Organizzazione meteorologica mondiale avverte che la scarsità di risorse idriche dovuta al cambiamento climatico potrebbe colpire due terzi della popolazione mondiale entro la metà del secolo e sarà avvertita in modo disomogeneo
di Daniel Cusick/E&E news

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Cinque miliardi di persone, ovvero circa due terzi della popolazione mondiale, dovranno affrontare almeno un mese di carenza d’acqua entro il 2050, secondo il primo di una serie di rapporti delle Nazioni Unite su come il cambiamento climatico sta influenzando le risorse idriche mondiali.

La valutazione dell’Organizzazione meteorologica mondiale, pubblicata martedì, include proiezioni sui flussi fluviali, le inondazioni e la siccità in tutti i continenti. I risultati sono contrastanti, ma avvertono che la sicurezza idrica diventerà sempre più disomogenea in tutto il mondo. Alcuni luoghi, come il bacino brasiliano del Rio São Francisco, si trovano ad affrontare un futuro difficile; altri, come la regione dei Grandi Laghi negli Stati Uniti, sono in condizioni migliori.

“L’impatto del cambiamento climatico si fa sentire spesso attraverso l’acqua – siccità più intense e frequenti, inondazioni più estreme, precipitazioni stagionali più irregolari e fusione accelerata dei ghiacciai – con effetti a cascata sulle economie, sugli ecosistemi e su tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana”, ha dichiarato in un comunicato il Segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale Petteri Taalas. “Eppure, la comprensione dei cambiamenti nella distribuzione, nella quantità e nella qualità delle risorse di acqua dolce è insufficiente.”

Il rapporto di 36 pagine “mira a colmare questa lacuna di conoscenza e a fornire una panoramica concisa della disponibilità di acqua in diverse parti del mondo”, ha aggiunto.

I risultati contribuiranno inoltre a guidare gli investimenti per l’adattamento e la mitigazione del clima e a fornire una base informativa alla campagna delle Nazioni Unite per garantire l’accesso universale ai sistemi di allerta precoce per i disastri climatici come le inondazioni e la siccità.

Come per altri fenomeni di cambiamento climatico, ci saranno vincitori e vinti, scrivono gli autori, anche se “nel complesso, le tendenze negative sono più forti di quelle positive”.

Negli Stati Uniti, per esempio, si prevede che la persistente siccità avrà un impatto ancora maggiore sulla sicurezza idrica dell’Ovest. Ma la regione dei Grandi Laghi vedrà una sicurezza idrica relativamente alta, grazie alla vicinanza della regione a cinque dei più grandi laghi d’acqua dolce del mondo.

Tra le altre regioni che si prevede avranno una capacità di stoccaggio dell’acqua superiore alla media nel 2050 ci sono il bacino del Niger in Africa occidentale, il Rift dell’Africa orientale e il bacino settentrionale dell’Amazzonia.

Al contrario, il rapporto ha identificato diversi hotspot globali con tendenze negative per quanto riguarda lo stoccaggio dell’acqua, tra cui il bacino brasiliano del Rio São Francisco, la Patagonia nella parte meridionale del Sud America, le sorgenti del fiume Gange, nella catena montuosa dell’Himalaya nel nord dell’India, e il fiume Indo che scorre dal Tibet al Mar Arabico.

I ricercatori hanno affermato che il rapido scioglimento delle nevi e dei ghiacci nelle regioni ad alta quota sta avendo “un impatto significativo” sulla sicurezza idrica globale, così come l’uso massiccio di acque sotterranee per l’irrigazione, un problema aggravato dalla siccità e dalla riduzione delle riserve di superficie.

Un altro dato fondamentale è che l’area globale con flussi inferiori alla media nel 2021 è stata circa il doppio di quella con flussi superiori alla media, sulla base delle medie idrologiche degli ultimi 30 anni. Gli scienziati hanno attribuito le condizioni del 2021 sia ai cambiamenti climatici sia a un evento La Niña, un modello di oscillazione atmosferica caratterizzato da ampie variazioni della temperatura dell’acqua nell’Oceano Pacifico.

Secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite, tra il 2001 e il 2018 il 74 per cento di tutti i disastri naturali è stato legato all’acqua, spingendo i partecipanti alla recente conferenza delle Nazioni Unite sul clima in Egitto a integrare ulteriormente l’acqua negli sforzi di adattamento. I funzionari hanno dichiarato che è la prima volta che l’acqua viene citata in un documento della Conferenza delle parti (COP) che ne riconosce l’importanza cruciale.

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