Scoperti due sosia della Terra nello stesso sistema planetario

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Scoperti due sosia della Terra nello stesso sistema planetario

A 100 anni luce, visti anche grazie a contributo di italiani
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Scoperto a 100 anni luce di distanza un secondo sosia della Terra intorno alla stella TOI 700, dove esiste un sistema planetario di almeno 4 pianeti di cui un altro con caratteristiche simili al nostro.

Il nuovo pianeta, denominato TOI 700e ha dimensioni simili alla Terra e si trova nella zona abitabile, ossia a una distanza tale dalla sua stella da poter avere acqua liquida in superficie. La scoperta, in pubblicazione su Astrophysical Journal Letters, è stata fatta grazie al telescopio spaziale Tess anche grazie al contributo di astronomi italiani dell’Osservatorio di Campo Catino, vicino Frosinone.

Schema delle orbite dei tre pianeti del sistema. Toi-700d, il più esterno dei tre, è il primo mondo di dimensioni terrestri scoperto da Tess nella zona abitabile di una stella. Crediti: Goddard Space Flight Center, Nasa


Grande circa il 95% della Terra il pianeta appena scoperto – grazie a un lungo programma di osservazioni fatto con il telescopio spaziale della Nasa e una rete di telescopi più piccoli distribuiti in varie regioni del pianeta come quello di 60 centimetri che si trova all’Osservatorio El Sauce in Cile e gestito da remoto dagli italiani dell’Osservatorio di Campo Catino – si aggiunge alla decina di pianeti simili alla Terra scoperti in questi anni. Ma la particolarità di TOI 700e è che è il secondo sosia della Terra scoperto attorno alla stessa stella, una nana bianca lontana appena 100 anni luce. Ciò rende il sistema planetario attorno alla stella TOI 700 particolarmente interessante per ulteriori osservazioni: si tratta di uno dei pochissimi sistemi con almeno due pianti simi alla Terra, potenzialmente adatti alla vita, e allo stesso tempo relativamente vicini a noi.

La scoperta è stata annunciata in occasione dell’incontro dell’American Astronomical Society a Seattle dalla responsabile dello studio, Emily Gilbert del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, ed è stata possibile anche grazie al lavoro degli italiani Giovanni Isopi, Franco Mallia e Aldo Zapparata che hanno in particolare verificato l’assenza di falsi positivi nei dati. Il nuovo pianeta sarà in futuro oggetto di più dettagliate osservazioni con il telescopio spaziale James Webb per determinarne la composizione e verificare l’eventuale presenza di atmosfera.

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