Qual è l’origine dei déjà vu?

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Qual è l’origine dei déjà vu?

La falsa sensazione di aver vissuto un’esperienza, sperimentata più spesso dai giovani che dagli anziani, potrebbe corrispondere all’autocorrezione del cervello dopo che alcune sue regioni deputate al riconoscimento di situazioni familiari si sono attivate per errore
di Stephanie Pappas/Scientific American
www.lescienze.it

È una sensazione inquietante: si entra in un luogo in cui si sa di non essere mai stati prima, ma si è sopraffatti da un senso di familiarità, un ricordo che non si riesce a raggiungere. È già successo tutto questo?

La maggior parte delle persone prova questa sensazione, nota come déjà vu, a un certo punto della propria vita. Tuttavia, è una sensazione difficile da studiare, perché tende a sorgere spontaneamente e a essere rimossa facilmente, spiegano gli scienziati. Ricrearla a comando in laboratorio è un’impresa difficile.

Ciononostante, gli scienziati ritengono che il déjà vu fornisca una panoramica su come funziona il sistema della memoria quando va un po’ fuori controllo. La sensazione può sorgere quando parti del cervello che riconoscono situazioni familiari si attivano in modo inappropriato, afferma Akira Robert O’Connor, psicologo cognitivista dell’Università di St. Andrews in Scozia, che ha condotto ricerche sul déjà vu. Quando ciò accade, un’altra regione del cervello verifica la sensazione di familiarità con i ricordi delle esperienze passate. Quando non si trova alcuna corrispondenza, il risultato è una sconcertante sensazione di aver già visto tutto, accompagnata dalla consapevolezza di non averlo fatto.

“Si ha questa sensazione: ‘Eh, strano, tutte queste esperienze che sto vivendo non corrispondono”. È in quella fase che ci si rende conto di aver commesso un errore”, spiega O’Connor, “ed è per questo che si ha la sensazione di qualcosa di sbagliato, anche se in realtà probabilmente si tratta dell’evitamento di un errore”.

In alcune persone affette da demenza, questa sensazione di familiarità si verifica senza il riconoscimento di un errore. In questi casi, le persone possono andare avanti come se avessero già visto tutto, lamentandosi che ogni programma in televisione è una replica o rifiutando di andare dal medico perché sono sicuri di averlo già fatto.

Déjà vu in francese significa “già visto”, un termine forse coniato dal filosofo francese Émile Boirac in una lettera all’editore della “Revue Philosophique de la France et de l’Étranger” nel 1876. Boirac ipotizzò che forse erano i residui di percezioni dimenticate da tempo a scatenare la sensazione. Oggi esistono prove di laboratorio che dimostrano che le vaghe somiglianze tra una scena e l’altra possono effettivamente portare al déjà vu.

La psicologa cognitiva Anne Cleary della Colorado State University ha sviluppato con i colleghi un modo per innescare il fenomeno in laboratorio, mostrando ai partecipanti scene virtuali che presentano alcune sottili somiglianze tra loro, come la collocazione dei mobili rispetto a un quadro alla parete. In uno studio del 2009, i ricercatori hanno scoperto che la visualizzazione di queste scene subdolamente simili aveva maggiori probabilità di provocare sensazioni di déjà vu rispetto alla visualizzazione di scene dissimili, suggerendo che forse esiste un qualche fattore d’innesco ambientale che spinge il cervello a dire: “Ehi, questo lo riconosco!”, anche se non ha mai visto la scena prima.

Anche se la ricerca di Cleary dimostra che una leggera familiarità può provocare un déjà vu, non è chiaro se sia necessaria una vera familiarità per dare il via alla sensazione. “Questo tipo di idee ha un senso”, spiega O’Connor, “ma in realtà siamo molto bravi a distinguere cose molto simili”.

Nei casi di déjà vu spontaneo, aggiunge, è possibile che la sensazione di familiarità sia casuale. A volte, la parte del cervello responsabile dell’individuazione della familiarità – il lobo temporale mediale, che si trova dietro la tempia e svolge un ruolo importante nella codifica e nel recupero dei ricordi – può attivarsi in modo eccessivo senza una ragione particolare, chiarisce O’Connor. A sostegno dell’ipotesi dell’errore casuale c’è il fatto che i giovani sperimentano più déjà vu degli anziani. I cervelli più giovani sono un po’ più eccitabili, inclini ad accendersi più rapidamente anziché trattenersi, sottolinea O’Connor.

Le persone più anziane potrebbero anche essere meno abili nel controllare i fatti quando si verificano false sensazioni di familiarità, afferma Chris Moulin, neuropsicologo cognitivo dell’Università Grenoble Alpes, in Francia, che studia il déjà vu. Il centro deputato al controllo dei fatti del cervello si trova nella corteccia frontale, dietro la fronte. Negli adulti più anziani, questa regione potrebbe essere meno propensa a inibire un falso senso di familiarità.

Gli adulti più anziani riconoscono comunque questa falsa sensazione. “Non è detto che gli adulti più anziani non generino una falsa familiarità”, afferma Moulin. “È solo che non hanno più la certezza che ciò che stanno vivendo sia falso.”

Questa è una parte normale dell’invecchiamento, non la confusione del déjà vu con la realtà che possono sperimentare le persone affette da demenza. Quindi godetevi la sensazione di aver già provato tutto finché dura, Generazione Z. “Invecchiando, provo un senso di delusione”, conclude Moulin, “perché prima avevo molti più déjà vu di ora”.

(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Scientific American” il 1° febbraio 2023. Traduzione ed editing a cura di “Le Scienze”. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

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