Gli oceani diventano sempre più verdi, e non è una buona notizia

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Gli oceani diventano sempre più verdi, e non è una buona notizia

Il fenomeno dipende probabilmente dai cambiamenti nella distribuzione e composizione del fitoplancton a sua volta influenzato dai cambiamenti di correnti negli oceani che si stanno riscaldando per via della crisi climatica
di Martina Saporiti
www.lescienze.it

E se il blu del mare diventasse un ricordo? In effetti, ad alcune latitudini gli oceani si sono fatti più verdi per l’aumento delle temperature. Lo hanno dimostrato scienziati coordinati da Stephanie Henson del National Oceanography Centre dell’Università di Southampton (UK) con uno studio su “Nature”. L’andamento è emerso dall’analisi dei dati raccolti in vent’anni (2002-2022) dal sensore MODIS (Moderate-resolution Imaging Spectroradiometer) del satellite NASA Aqua, in orbita attorno alla Terra per raccogliere le lunghezze d’onda della radiazione solare riflessa dagli oceani, da cui è possibile determinarne il colore. Il 56 per cento della superficie dei mari, è uscito fuori, nel tempo ha virato per lo più in verde, soprattutto nella fascia tropicale e sub-tropicale.

Non si tratta delle normali fluttuazioni nel colore degli oceani che si osservano di anno in anno, e che riflettono la composizione delle comunità animali e vegetali (soprattutto plancton) che vivono in superficie, ma di qualcosa di anomalo. Probabilmente dovuto a cambiamenti nella distribuzione e composizione del fitoplancton, l’insieme delle alghe unicellulari e dei cianobatteri fotosintetici che producono il pigmento verde clorofilla. Che la crisi climatica sia la causa del “verdeggiare” i ricercatori lo ipotizzano avendo confrontato i dati di Aqua con un modello sviluppato per simulare la risposta degli ecosistemi marini a crescenti livelli di gas serra in atmosfera: combaciavano. Resta da capire come, esattamente, l’aumento delle temperature determini il cambiamento di colore.

Non dovrebbe essere una conseguenza diretta del riscaldamento superficiale dell’acqua, visto che dove questa si è fatta verde le temperature non si sono alzate. Piuttosto, il surriscaldamento degli oceani, modificando le correnti e quindi il flusso dei nutrienti, potrebbe aver influito sulla distribuzione del fitoplancton. D’altra parte, l’aumento della temperatura delle acque superficiali potrebbe modificare la struttura delle comunità planctoniche perché, rendendo più difficile la risalita dei nutrienti (per una questione di difficile rimescolamento tra le acque fredde profonde, più dense, e quelle calde superficiali, meno dense), favorirebbe la sopravvivenza degli organismi più piccoli. Che non è una buona notizia: più gli organismi sono piccoli, meno assorbono carbonio (grazie al fitoplancton gli oceani assorbono circa il 30 per cento della CO2 atmosferica) e meno contribuiscono a contenere l’effetto serra. Per ora sono tutte ipotesi; forse il satellite NASA PACE (Plankton, Aerosol, Cloud, ocean Ecosystem) che verrà spedito in orbita il prossimo anno ci farà capire qualcosa di più grazie a una strumentazione ancora più sensibile che permetterà di studiare lo spettro dei colori oceanici con maggior dettaglio.

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