Scoperta in Zambia la struttura in legno più antica del mondo: ha 476.000 anni

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Scoperta in Zambia la struttura in legno più antica del mondo: ha 476.000 anni

Una scoperta che mette in dubbio che gli esseri umani dell’età della pietra fossero nomadi
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Lo studio “Evidence for the earliest structural use of wood at least 476,000 years ago”, pubblicato su Nature da un team di ricercatori britannici, portoghesi, belgi e zambiani, ha rivelato che «Mezzo milione di anni fa, prima di quanto si pensasse possibile, gli esseri umani costruivano strutture in legno».
Infatti, la ricerca guidata dalle università di Liverpool e  di Aberystwyth, Illustra «Lo scavo di legno ben conservato nel sito archeologico di Kalambo Falls, in Zambia, risalente ad almeno 476.000 anni fa e precedente all’evoluzione della nostra specie, l’Homo sapiens».

I ricercatori fanno notare che l’analisi dei segni di taglio realizzato con strumenti in pietra sul legno dimostra che «Questi primi umani modellarono e unirono due grandi tronchi per creare una struttura, probabilmente la fondazione di una piattaforma o parte di un’abitazione. Questa è la prima prova da qualsiasi parte del mondo della creazione deliberata di tronchi per incastrarli. Fino ad ora, le prove dell’utilizzo umano del legno erano limitate al suo uso per fare fuoco, produrre bastoni e lance».

Il legno si trova raramente in siti così antichi poiché di solito marcisce e scompare, ma a Kalambo Falls i livelli dell’acqua costantemente alti hanno preservato il legno, rendendo possibile fare una scoperta che mette in dubbio l’opinione prevalente che gli esseri umani dell’età della pietra fossero nomadi. I ricercatori fanno notare che «A Kalambo Falls questi esseri umani non solo avevano una fonte perenne di acqua, ma la foresta intorno a loro forniva abbastanza cibo per consentire loro di stabilirsi e costruire strutture».

Il principale autore dello studio, Larry Barham, del Department of archaeology, classics & egyptology dell’università di Liverpool, che guida il progetto “Deep Roots of Humanity“  ha detto che «Questa scoperta ha cambiato il modo in cui penso ai nostri primi antenati. Dimenticate l’etichetta “età della pietra”, guardate cosa stavano facendo queste persone: hanno fatto qualcosa di nuovo, e grande, dal legno. Hanno usato la loro intelligenza, immaginazione e abilità per creare qualcosa che non avevano mai visto prima, qualcosa che non era mai esistito in precedenza. Hanno trasformato l’ambiente circostante per rendere la vita più facile, anche se è stato solo creando una piattaforma su cui sedersi vicino al fiume per svolgere le loro faccende quotidiane. Queste persone erano più simili a noi di quanto pensassimo».

La datazione specialistica dei reperti è stata realizzata da esperti della Aberystwyth University che hanno usato nuove tecniche di datazione a luminescenza che, per determinare l’età dei reperti, rivelano l’ultima volta che i minerali nella sabbia che circonda i reperti sono stati esposti alla luce solare.

Un altro autore dello studio, Geoff Duller dell’Università di Aberystwyth ha sottolineato che «A questa età così remota, mettere una data sui reperti è molto impegnativo e per farlo abbiamo usato la datazione della luminescenza. Questi nuovi metodi di datazione hanno implicazioni di vasta portata, permettendoci di datare molto più indietro nel tempo, per mettere insieme siti che ci danno uno sguardo sull’evoluzione umana. Il sito di Kalambo Falls era stato scavato nel 1960 quando furono recuperati pezzi di legno simili, ma non erano in grado di datarli, quindi, fino ad ora, il vero significato del sito non era chiaro».

Il sito di Kalambo Falls sul fiume Kalambo si trova sopra una cascata di 235 metri al confine dello Zambia con la regione di Rukwa in Tanzania ai margini del lago Tanganika, un’area che, proprio per il suo grande significato archeologico, è inclusa nella lista “provvisoria” dall’UNESCO per istituire siti del patrimonio mondiale. Duller aggiunge che «La nostra ricerca dimostra che questo sito è molto più antico di quanto si pensasse in precedenza, quindi il suo significato archeologico è ora ancora maggiore. Aggiunge più peso all’argomento secondo cui dovrebbe essere un sito del patrimonio mondiale delle Nazioni Unite».

La ricerca fa parte del pionieristico progetto “Deep Roots of Humanity”, un’indagine su come la tecnologia umana si è sviluppata nell’età della pietra. Il progetto è finanziato dall’Arts and Humanities Research Council del Regno Unito e ha coinvolto team della National Heritage Conservation Commission dello Zambia, del Livingstone Museum, del Moto Moto Museum e del National Museum di Lusaka.

Barham conclude; «Kalambo Falls è un sito straordinario e un importante patrimonio per lo Zambia. Il team di Deep Roots non vede l’ora di scoprire altri emozionanti reperti che emergono dalle sue sabbie impregnate d’acqua».

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