PREVISIONI SULL’ARRIVO DEL FREDDO INVERNALE: QUANDO LE PAROLE DIVENTANO FONDAMENTALI PER UNA CORRETTA INFORMAZIONE

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PREVISIONI SULL’ARRIVO DEL FREDDO INVERNALE: QUANDO LE PAROLE DIVENTANO FONDAMENTALI PER UNA CORRETTA INFORMAZIONE

tratto da Centrometeo

L’autunno meteorologico è quasi giunto alla fine del suo percorso. Con l’avvio dell’inverno meteorologico, al via il 1° dicembre, entriamo nel periodo dell’anno in cui potrebbero farci visita le irruzioni di aria fredda di matrice artica e polare. Sebbene il cambiamento della circolazione atmosferica alle nostre latitudini ci abbia ormai abituato a vivere sempre più spesso solo fugaci episodi invernali, vorrei proporvi un breve vademecum per aiutarvi a comprendere come, in questo spazio virtuale, parleremo eventualmente del freddo nel caso si presenti l’eventualità: credo che queste precisazioni possano essere utili dal momento che molto spesso si sente parlare solo ed esclusivamente di «aria gelida» o di «gelo in arrivo» tutte le volte in cui si delinea un’irruzione proveniente dalle alte latitudini.

In effetti, sentire parlare di gelo e registrare poi temperature massime di 8-10 °C non è proprio il massimo di un’informazione che racconta la realtà dei fatti. Propongo allora questi scenari di ensemble della temperatura a 850 hPa (circa 1500 metri) per invitarvi a osservare dove dovranno collocarsi tutte le soluzioni calcolate dalla modellistica numerica affinché in una previsione si possa eventualmente parlare di «aria fredda», di «aria molto fredda» e di «aria gelida» in arrivo. Partiamo da quest’ultima tipologia, perché è quella discriminante: affinché si possa affermare che arriverà aria gelida, è necessario che si presentino giornate di ghiaccio e che quindi la temperatura, al livello del mare, resti al di sotto dello zero per tutta la giornata o solo temporaneamente si porti a cavallo di 0 °C nel corso dell’irruzione.


Nelle linee generali, senza scendere nei dettagli che dipendono anche dai microclimi locali, questa condizione termica si può raggiungere solo quando il campo di temperatura a 850 hPa è composto da isoterme solitamente uguali o inferiori a -10 °C e quindi solo quando la massa d’aria in arrivo è artica continentale o polare continentale: in altre parole, per parlare in questi termini bisogna essere interessati da masse d’aria in arrivo dalle zone europee che rispetto all’Italia si trovano tra nord-nordest ed est-nordest.

Si passa poi al gradino successivo quanto le temperature alla medesima quota isobarica sono in genere comprese tra -5 e -9 °C: sempre in linea di massima, in questo caso parleremo di «aria molto fredda» perché in questo caso l’irruzione è certamente significativa, ma non così intensa da proporre un quadro termico eccessivamente rigido fino al livello del mare. Infine, parleremo di «aria fredda» quando la temperatura a circa 1500 metri si porterà tra 0 e -4 °C perché questo stato rappresenta il minimo campo di temperatura raggiungibile per poter almeno parlare di una modesta irruzione dalle caratteristiche invernali. Tre fasce termiche e tre modi per parlare di freddo per sommi capi, tenendo conto grosso modo delle conseguenze che l’intensità di queste irruzioni può avere sul comportamento della temperatura su tutta la colonna d’aria, fino al livello del mare.

Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!

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