Il riscaldamento globale potrebbe riportare alla luce le scorie nucleari Usa della Guerra fredda

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Il riscaldamento globale potrebbe riportare alla luce le scorie nucleari Usa della Guerra fredda

L’eredità venefica della deterrenza nucleare in Spagna, Groenlandia e Isole Marshall
www.greenreport.it

Il 31 gennaio l’United States  Government Accountability office (Gao) ha pubblicato il rapporto “Nuclear Waste:Changing Conditions May Affect Future Management of Contamination Deposited Abroad During U.S. Cold War Activities” destinato al president del Committee on Environment and Public Works del senato statunitense e che riguarda la contaminazione radiottiva provocata in tre Paesi  Groenlandia (nazione del Regno di Danimarca), Spagna e Repubblica delle Isole Marshall (RMI). Durante la guerra fredda con l’Unione Sovietica, gli Usa sono intervenuti con attività “di deterrenza” nucleare, provocando spesso incidenti, tra i quali quelli più gravi in Groenlandia, Spagna e RMI. Durante gli anni ’60, gli Stati Uniti seppellirono del liquido radioattivo nel ghiaccio della Groenlandia mentre gestivano la base sperimentale di Camp Century per studiare la fattibilità dell’installazione di missili nucleari. Nel 1966, in Spagna, due aerei della difesa statunitense entrarono in collisione, disperdendo detriti radioattivi sulla città, sulla spiaggia e nel mare di Palomares. Dal 1946 al 1958, gli Stati Uniti hanno condotto 67 test sulle armi nucleari nelle Isole Marshall e il fallout radioattivo f ha contaminato diversi atolli.

Il Gao spiega che «Questo rapporto esamina:1) la quantità e il tipo di contaminazione radioattiva in Groenlandia, Spagna e RMI; 2) come sono cambiate le condizioni in questi siti e la misura in cui l’ambiente e gli abitanti sono stati influenzati da queste mutate condizioni. Il GAO ha esaminato la letteratura chiave sulla contaminazione e ha intervistato funzionari governativi statunitensi e stranieri».

In Spagna, a Palomares, Il governo di Madrid ha rivalutato la contaminazione radioattiva negli anni ’90, scoprendo che superava gli standard dell’Unione Europea. Nel 2015, le autorità statunitensi e spagnole hanno firmato una dichiarazione di intenti per risanare ulteriormente Palomares, ma non hanno raggiunto un accordo definitivo.

Dal rapporto emerge che in Groenlandia, a Camp Century, la Danimarca ha istituito un monitoraggio permanente della calotta glaciale per dare risposta alle preoccupazioni che i cambiamenti climatici possano rilasciare contaminanti. Secondo uno studio del 2021 ha riferito che la contaminazione probabilmente non ci sarà fino al 2100.

Il Gao dice che la Groenlandia e la Danimarca non hanno proposto alcun piano di bonifica, ma ha citato studi che dicono che gran parte delle scorie nucleari sono già decomposte e verranno diluite dallo scioglimento dei ghiacci. Ma i rifiuti più pericolosi di Camp Century potrebbero non essere quelli nucleari: a preoccupare sono soprattutto i rifiuti chimici come i policlorobifenili (PCB), sostanze chimiche cancerogene.

Per Hjalmar Dahl, presidente dell’Inuit Circumpolar Council Greenland, «Esiste la possibilità di influenzare l’ambiente, il che potrebbe influenzare ulteriormente la catena alimentare e influenzare anche le persone che vivono nella zona. Penso che sia importante che i governi della Groenlandia e degli Stati Uniti comunichino su questa preoccupante questione e preparino cosa fare al riguardo»

Nella Isole Marshall le persone temono che il cambiamento climatico possa innescare la contaminazione radiologica, mettendo a rischio l’acqua dolce e le fonti alimentari. Il Doe sta valutando l’esposizione umana alle radiazioni e monitora la contaminazione ambientale nell’RMI e ritiene «Basso il rischio per la salute umana», ma il governo della RMI dicono che il Doe sta minimizzando il rischio e il rapporto Gao sottolinea che «Questo e altri disaccordi alimentano la sfiducia nei confronti delle informazioni del Doe».

Nelle Marshall e nel Pacifico i test nucleari statunitensi, francesi e britannici sono ancora una ferita aperta. Nel 2017 Ariana Tibon era all’università delle Hawai’i quando vide online una foto in bianco e nero di un uomo che teneva in braccio un bambino. La didascalia diceva: «Nelson Anjain fa monitorare il suo bambino il 2 marzo 1954 da un membro del team RadSafe dell’AEC su Rongelap due giorni dopo Bravo”» e ora racconta a Anita Hofschneider, senior staff writer di Grist,  che non aveva mai visto quell’uomo prima, ma dal nome sotto la foto capì che era il suo bisnonno che viveva viveva a Rongelap, quando gli Usa  condussero Castle Bravo, il più grande dei 67 test di armi nucleari effettuati nelle Isole Marshall durante la Guerra Fredda. Test che costrinsero la popolazione indigena ad abbandonare le isole, provocarono misteriose malattie, avvelenarono i pesci, sconvolsero le pratiche alimentari tradizionali e causarono tumori e altre situazioni negative che continuano ad avere ripercussioni anche oggi.

Il rapporto Gao conferma che «L’innalzamento del livello del mare potrebbe diffondere la contaminazione nell’RMI, e valutazioni contrastanti del rischio inducono i residenti a diffidare delle informazioni radiologiche del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti».

Nathan Anderson, direttore del Gao, ha sottolineato che «Le responsabilità degli Stati Uniti nelle Isole Marshall sono definite da specifici statuti federali e accordi internazionali. Il governo delle Isole Marshall aveva precedentemente accettato di risolvere le richieste relative ai danni derivanti dai test nucleari statunitensi.  E’ una posizione di lunga data del governo degli Stati Uniti che, in base a tale accordo, la Repubblica delle Isole Marshall si assume la piena responsabilità dei suoi territori, compresi quelli utilizzati per il programma di test nucleari».

Recentemente l’amministrazione Usa di Joe Biden ha accettato di finanziare un nuovo museo per commemorare le persone colpite dai test nucleari e delle iniziative per mitigare il cambiamento climatico nelle Isole Marshall, ma non è riuscito a ottenere il sostegno del Congresso, anche se fanno parte del trattato con le Isole Marshall e di un più ampio sforzo di sicurezza nazionale per rafforzare i legami con i piccoli Stati del Pacifico per contrastare l’espansionismo economico e militare della Cina.

Per questo il rapporto Gao raccomanda che «Il Segretario all’Energia, come parte degli sforzi in corso dell’agenzia per affrontare l’eredità dei test nucleari statunitensi nella Repubblica delle Isole Marshall, dovrebbe sviluppare e documentare una strategia per le comunicazioni sulla contaminazione radioattiva che sia duratura, comprensibile e trasparente; coinvolge il governo RMI; e si basi sulle lezioni apprese».

Il DOE si è dichiarato d’accordo con la raccomandazione del Gao.

la Tibon, che ora presiede la National Nuclear Commission delle Isole Marshall, conclude: «Il fatto che l’unica raccomandazione del rapporto sia una nuova strategia di comunicazione è sconcertante. Non capisco come questo potrebbe aiutare il popolo marshallese. Quel di cui abbiamo bisogno ora è l’azione e l’attuazione del risanamento ambientale. Non abbiamo bisogno di una strategia di comunicazione. Se sanno che è contaminato, perché non sono state raccomandate le fasi successive di risanamento ambientale o cosa è possibile fare per riportare queste terre a condizioni sicure e abitabili per queste comunità?»

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