Uno studio senza precedenti ha trovato un legame tra microplastiche e gravi problemi di salute

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Uno studio senza precedenti ha trovato un legame tra microplastiche e gravi problemi di salute

Lo studio, che ha coinvolto per tre anni centinaia di persone ed è stato guidato da un team italiano, ha evidenziato come coloro che avevano minuscole particelle di plastica nelle placche di vasi sanguigni importanti avessero maggiori probabilità di andare incontro a un attacco cardiaco, un ictus o la morte
di Max Kozlov/Nature
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Le materie plastiche sono praticamente ovunque: imballaggi per alimenti, pneumatici, vestiti, tubazioni dell’acqua. E rilasciano particelle microscopiche che finiscono nell’ambiente e possono essere ingerite o inalate dalle persone.

Ora i primi dati di questo tipo mostrano un legame tra queste microplastiche e la salute umana. Uno studio effettuato da Giuseppe Paolisso, medico internista all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Caserta, e colleghi, su oltre 200 persone sottoposte a intervento chirurgico ha rilevato che quasi il 60 per cento di loro aveva microplastiche o le più piccole nanoplastiche in un’arteria principale. Queste persone con microplastiche avevano una probabilità 4,5 volte maggiore di sperimentare un infarto, un ictus o di morire nei circa 34 mesi successivi all’intervento rispetto a quelle le cui arterie erano prive di plastica.

“Si tratta di uno studio epocale”, afferma Robert Brook, medico e ricercatore della Wayne State University di Detroit, in Michigan, che studia gli effetti ambientali sulla salute cardiovascolare e non ha partecipato allo studio. “Questo sarà il trampolino di lancio per ulteriori studi in tutto il mondo per confermare, estendere e approfondire il grado di rischio che le micro e le nanoplastiche comportano.”

Ma Brook, altri ricercatori e gli stessi autori avvertono che questo studio, pubblicato sul “New England Journal of Medicine” non dimostra che i minuscoli pezzi causino problemi di salute. Altri fattori che i ricercatori non hanno studiato, come lo status socio-economico, potrebbero essere alla base della cattiva salute invece che le plastiche stesse.

Un pianeta di plastica
Gli scienziati hanno trovato microplastiche praticamente ovunque: negli oceani, nei molluschi, nel latte materno, nell’acqua potabile, nell’aria e nella pioggia.


Questi contaminanti non sono solo onnipresenti ma anche di lunga durata, spesso richiedono secoli per essere degradati. Di conseguenza, le cellule responsabili dell’eliminazione dei prodotti di scarto non sono in grado di degradarli prontamente, per cui le microplastiche si accumulano negli organismi.

Negli esseri umani, sono state trovate nel sangue e in organi come i polmoni e la placenta. Tuttavia, il fatto che si accumulino non significa che causino danni. Gli scienziati si preoccupano degli effetti delle microplastiche sulla salute da circa 20 anni, ma è difficile valutare con rigore quali siano questi effetti, afferma Philip Landrigan, pediatra ed epidemiologo del Boston College di Chestnut Hill, Massachusetts.

Giuseppe Paolisso e i suoi colleghi sapevano che le microplastiche sono attratte dalle molecole di grasso, quindi erano curiosi di sapere se le particelle si sarebbero accumulate in depositi di grasso chiamati placche che possono formarsi sul rivestimento dei vasi sanguigni. Il gruppo ha seguito 257 persone sottoposte a una procedura chirurgica che riduce il rischio di ictus rimuovendo le placche da un’arteria del collo.

Le prove nel sangue
I ricercatori hanno osservato le placche asportate a un microscopio elettronico. Hanno scoperto ammassi frastagliati – prova di microplastiche – mescolati a cellule e altri prodotti di scarto nei campioni di 150 dei partecipanti. Le analisi chimiche hanno rivelato che la maggior parte delle particelle era composta da polietilene, che è la plastica più usata al mondo e si trova spesso negli imballaggi alimentari, nelle borse della spesa e nei tubi usati in medicina, o da cloruro di polivinile, noto più comunemente come PVC o vinile.

In media, i partecipanti che avevano più microplastiche nei campioni di placca avevano anche livelli più elevati di biomarcatori di infiammazione, secondo quanto emerso dalle analisi. Secondo Brook, questo suggerisce come le particelle possano contribuire allo stato di salute. Se contribuiscono a scatenare l’infiammazione, potrebbero aumentare il rischio che una placca si rompa, facendo uscire depositi di grasso che potrebbero ostruire i vasi sanguigni.

Rispetto ai partecipanti che non avevano microplastiche nelle placche, quelli che le avevano erano più giovani, più spesso maschi, più spesso fumatori e più spesso affetti da diabete o malattie cardiovascolari. Poiché lo studio ha incluso solo persone che hanno richiesto un intervento chirurgico per ridurre il rischio di ictus, non è noto se il legame sia vero anche in una popolazione più ampia.


Brook è curioso di sapere qualcosa di più del 40 per cento dei partecipanti che non ha mostrato tracce di microplastiche nelle placche, soprattutto se si considera che è quasi impossibile evitare del tutto la plastica. Il coautore dello studio Sanjay Rajagopalan, cardiologo presso la Case Western Reserve University di Cleveland, in Ohio, afferma che è possibile che questi partecipanti si comportino in modo diverso o che abbiano percorsi biologici diversi per processare le plastiche, ma sono necessarie ulteriori ricerche.

Pochi progressi
Lo studio arriva mentre i diplomatici cercano di elaborare un trattato globale per eliminare l’inquinamento da plastica. Nel 2022, 175 nazioni hanno votato per creare un accordo internazionale legalmente vincolante, con l’obiettivo di finalizzarlo entro la fine del 2024.

I ricercatori si sono battuti per ottenere un ruolo più importante nel processo, notando che i progressi sul trattato sono stati troppo lenti. Secondo Landrigan, che è stato coautore di un rapporto che raccomandava un tetto massimo alla produzione di plastica a livello mondiale, l’ultimo studio probabilmente stimolerà la discussione dei negoziatori quando si riuniranno a Ottawa in aprile.

Mentre Rajagopalan attende ulteriori dati sulle microplastiche, le sue scoperte hanno già avuto un impatto sulla sua vita quotidiana. “Ho guardato in modo molto più consapevole e intenzionale al mio rapporto con la plastica”, conclude. “Spero che questo studio porti a un’introspezione su come noi, come società, usiamo i prodotti derivati dal petrolio per rimodellare la biosfera.”

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